Locali361: Alcatraz, la roccaforte musicale della zona isola

Dallo Zio Live ad un locale milanese simbolo della zona isola che quest’anno compie 20 anni: Lorenzo Citterio racconta il suo Alcatraz

Locali361: Alcatraz, la roccaforte musicale della zona isola
Lorenzo Citterio dentro il suo Alcatraz © Rita Cigolini 2018

Nel settembre 1998 in via Valtellina venne costruito, sull’area di una ex casa di spedizioni nata nel 1947, l’Alcatraz: «Quelli che oggi sono i palchi erano le ribalte dei camion sopra le quali venivano scaricate le merci, oppure trasportate qui via treno dal vicino scalo Farini: sul pavimento c’erano i binari». Per un periodo fu anche officina meccanica, poi dagli anni ’80 la società proprietaria lasciò lo spazio in uno stato di semi-abbandono «finché a fine anni ’90 mio padre, dopo una lunga esperienza nel settore della discografia in EMI, decise di compare la struttura per realizzare questa sua idea, anzi questa “follia”, come l’ha sempre chiamata lui (sorride)».

A raccontare questa storia è Lorenzo Citterio, classe 1980, oggi alla direzione dell’Alcatraz ma che ricorda ancora i lavori in corso quando era studente liceale: «Dopo la laurea in giurisprudenza in Bocconi ho frequentato studi legali internazionali, sarei dovuto diventare avvocato. Mio padre però aveva intrapreso questa avventura da solo e a me non piaceva l’idea che l’Alcatraz potesse prima o poi finire in mani d’altri, così mi sono “sacrificato” e gli sono subentrato nel 2004. Mi sono a poco a poco calato, con pazienza e umiltà, in un mondo che a 24 anni mi era ancora estraneo, però ci ho messo passione perché comunque l’Alcatraz è casa mia: oggi lo gestisco insieme ai miei fratelli e al mio team affiatato, letteralmente una famiglia».

Il nome del locale, originariamente “Alcatraz Music Island”, intendeva propriamente riferirsi ad uno spazio nuovo che prima di allora non esisteva in città: «Volevamo che la nostra fosse una location che dettasse nuove regole, nella quale poter organizzare eventi prima impensabili e un nome del genere in un quartiere che si chiamava isola faceva sicuramente gioco in questo. L’Alcatraz, con una capienza di 3500 persone, due palchi, la possibilità di avere diversi sipari per musica dal vivo o dj-set e tre piste per altrettanti generi musicali, fu concepito appositamente per soddisfare le esigenze di promoter e clienti ed è diventato di fatto un nuovo riferimento milanese, al punto che negli anni il nostro “stile” è stato adottato anche da altre realtà: vuol dire che le nostre idee sono state applicate perché vincenti».

Il primo evento fu una sfilata nel maggio 1998 quando «Armani passò qui davanti per caso e decise di prenotarlo prima ancora che fosse ultimato, poi lo affittarono i Rolling Stones per una settimana durante il tour di Bridges to Babylon e da allora in poi sono passati molti altri nomi importanti». In 20 anni l’Alcatraz ha certamente avuto anche il merito di avviare una riqualificazione della zona circostante, pur mantenendo un’estetica post-industriale, con tralicci a vista e il colore nero dominante in sala dovuto anche al pavimento in cemento elicotterato con finiture in resina, i palchi in parquet e le mura con blocchetti grigi a vista. La peculiarità di questo spazio è comunque la sua ampiezza priva di colonnati, «con un’altezza di 13 metri e la possibilità di scaricare direttamente sul palco fari e amplificatori dai tir di produzione». In una location che si occupa di eventi ogni dettaglio è fondamentale per essere appetibili: «Ogni nostra attrezzatura disponibile è un costo in meno per chi noleggia lo spazio, siamo attenti a mettere a disposizione forniture audio, video e impianti luci sempre tecnologicamente avanzati. Così come la possibilità di predisporre diversi allestimenti e capienze in base all’evento: quando l’abbiamo costruito, sebbene la nostra aspirazione fosse quella di essere il locale più grande di Milano, abbiamo da subito capito l’importanza di modulare la sala per live da 5000 presenze a serate più intime da clubbing».

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Alcatraz, interno © Rita Cigolini

L’aggettivo che sceglie Lorenzo per definire il suo locale è “magico”: «La magia sta proprio nelle sue dimensioni “umane” grazie alle quali, pur con folle rilevanti, si riesce a godere musica e ogni artista da vicino: dai gruppi heavy metal ai cantanti rap di Cinisello Balsamo che oggi hanno milioni di followers ma anche storiche band come gli Europe, oramai di casa. Siamo un contenitore che sa far funzionare situazioni che diventano magiche». Considerazione analoga per la discoteca dotata di privée e sala fumatori: «Non siamo selettivi perché non è nella nostra filosofia chiuderci ad alcun tipo di contenuto, per questo non abbiamo pr ma lavoriamo sulla qualità del servizio e sul passaparola. Ogni serata è pensata per una diversa clientela: il pubblico del venerdì è prevalentemente universitario, dai 18 ai 26 anni, il sabato l’età si alza fino ai 35 anni. E poi vengono molti turisti stranieri, non solo perché il prezzo d’ingresso è moderato ma anche per merito della nostra versatilità nel fiutare tendenze, da serate orientate al reggaeton oppure hip hop, tributi o cover band ma anche a tema come “Single party” o “Full moon party”». Ad accompagnare le serate la principale fonte di beverage resta la birra insieme al classico fast food e cocktails, «in alcuni casi a tema, magari creati su ispirazione dei tormentoni delle pagine facebook come il “Black Russian 60 %”. Siamo comunque molto attenti con l’alcool in discoteca: vogliamo mantenere un’atmosfera gradevole per tutti e soprattutto una buona fama».

E la fama del locale continua ad essere legata  anche alla programmazione settimanale dei concerti dal vivo organizzata dai promoter, chiaramente evolutasi dal 1998 ad oggi: «Fino ai primi anni 2000 la musica dal vivo è andata per la maggiore, sono passati Nile Rodgers, Counting Crows, Stereophonics, Iggy Pop, Amy Winehouse, Paul Weller e Bob Dylan. Oggi a parte i grandi nomi rimane qualche fermento indie rappresentato da band come i Canova o dal funk dei Calibro 35 ma c’è più interesse per dj set e musica di rapper come Carl Brave x Franco 126». Altra parte del core business settimanale sono gli affitti sala per convention o cene aziendali che negli anni «hanno visto personaggi come Schwarznegger e Bush senior, il Milan di Berlusconi ma anche Beppe Sala durante la campagna elettorale, abbiamo sempre soddisfatto tutti». Unica caratteristica che purtroppo fa onore ad un nome “da reclusione” è la mancanza di un’area esterna: «La location lavora da settembre a fine giugno, chiudiamo solo per la stagione estiva per ovvie ragioni». Entusiasta però Lorenzo conclude: «Quello che ha sempre fatto la differenza in questi anni è stata la cura per i dettagli. Così come accadrà anche a settembre per i festeggiamenti dei nostri primi quattro lustri: siete tutti invitati».

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Luca Cecchelli
Luca Cecchelli
Giornalista, laureato in linguistica italiana e da sempre curioso indagatore dei diversi aspetti del mondo dello spettacolo. Conduttore radiofonico e collaboratore per diverse testate e rubriche di teatro e musica, svolge parallelamente l’attività di ufficio stampa e comunicazione. Spettatore critico e melomane, è assiduo frequentatore di platee e sale da concerto oltreché batterista per passione e scrittore. Quello che ama di più però è scovare nei libri o in originali incontri e testimonianze retroscena culturali della storia della musica e incredibili aneddoti rock, di cui in particolare è appassionato conoscitore.
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