A tu per tu con il cantautore campano che ci racconta i dettagli del suo ultimo progetto discografico, disponibile a partire da venerdì 13 aprile
Ciao Tony, benvenuto su Musica361, partiamo naturalmente da “Spettacolo”, un album partorito dopo un lungo travaglio, che mette in luce varie sfaccettature della tua vocalità e della tua scrittura. Credi sia un disco che rappresenti in toto la tua identità artistica o, più semplicemente, ne sei ancora alla ricerca?
Penso di esserne sempre alla ricerca, soprattutto di me stesso. E’ un album che rispecchia appieno questi otto anni e, al tempo stesso, quello che sono diventato oggi. Domani, magari, in un altro disco racconterò un periodo diverso della mia vita, ma questo progetto rappresenta al 100% la mia crescita, perché ci sono pezzi che avevo nel cassetto da tempo e altri che ho composto pochi mesi fa, ad esempio, come la canzone che dà il titolo all’album e che è diventata il manifesto di questo mio ritorno discografico.
A tal proposito, “Spettacolo” è una parola molto affascinante a cui possiamo attribuire molteplici significati, anche opposti tra loro: l’intrattenimento, il varietà, la finzione mediatica, ma anche la verità di uno spettacolo della natura come un tramonto o un paesaggio mozzafiato. Cosa rappresentano per te queste dieci lettere?
La parola “spettacolo” raffigura per me la vita di ognuno di noi, sia nei momenti più duri che in quelli più felici. Vivere è improvvisazione, non c’è un copione da seguire, le cose vanno prese come vengono e sono le nostre scelte a determinare il prossimo atto di questa meravigliosa rappresentazione. Bisogna diventare protagonisti e, a volte, anche registi e sceneggiatori del proprio futuro, scriversi una parte e cercare quantomeno di seguirla, consapevoli del fatto che l’istinto può portarci a percorrere strade diverse da quelle che avevamo impostato sul nostro navigatore. Questo è il bello della vita, lo spettacolo della quotidianità.
L’ascolto di un disco rappresenta sempre un viaggio, mi incuriosisce chiederti come sei arrivato alla scelta della scaletta, come hai selezionato l’ordine delle tracce?
Sono andato molto ad istinto in realtà, sono scelte sempre molto personali, ogni artista numera le tracce a seconda del proprio gusto, non c’è un criterio per ottenere una scaletta perfetta, sono sensazioni troppo soggettive evocate dalle emozioni che ti trasmettono le canzoni. Non ho optato per un ordine cronologico, ma ho immaginato un percorso e l’ho seguito in modo molto naturale e spontaneo.
Un progetto frutto di un grande lavoro di squadra. Un team composto da artisti di tutto rispetto, com’è stato lavorare con loro?
Onestamente? Fantastico! Da Marco Rettani a Davide Simonetta, passando per Lorenzo Vizzini che è un ragazzo giovanissimo che stimo molto, il producer Kikko Palmosi, Sabatino Salvati, fino ai duetti con Raige e Giulia Penna. E’ stato bello e, soprattutto, ci siamo divertiti davvero tanto. Tutto è nato per gioco, per questo motivo potrei definirlo un disco vero e autentico, un lavoro certosino nella scrittura e nella ricerca dei suoni ma, nel suo confezionamento finale, emergono il cuore e tantissimo istinto.
1. In alto
2. Davvero
3. Spettacolo
4. Amy Lee
5. L’amore che conosco
6. Ti difenderò
7. In un battito
8. Possibile
9. Il mio funky
10. Terremoto
11. Giungla (con Raige)
12. Non mi fermerò (con Giulia Penna)
Per quanto riguarda i pezzi da affidare ad altri colleghi e quelli da tenere per te, hai un tuo criterio di selezione oppure possiamo considerarlo un riflesso incondizionato?
No, non c’è un criterio, valutiamo per ogni brano quello che può essere il risultato migliore. Fortunatamente, molti dei pezzi che ho mandato in giro sono diventati dei singoli, da “Guardami amore” di Francesco Renga all’ultimo “Come neve” di Giorgia e Marco Mengoni. Sicuramente, non ho mai scritto su commissione, non mi sento un sarto che cuce un qualcosa di mio addosso a qualcun altro, questo tipo di catena di montaggio non mi è mai piaciuta, perché credo porti ad una inevitabile perdita di verità. In generale scrivo di me e per me, quando il risultato non mi soddisfa completamente, insieme al mio editore, ci affidiamo a qualcuno che possa aggiungere quel qualcosa in più al pezzo.
A proposito di brani donati ad altri artisti, non posso non chiederti de “Il coraggio di andare”, non è la prima volta che affidi le tue parole alla voce internazionale di Laura Pausini. Che sapore ha per te questa ennesima e bella gratificazione?
Il sapore di una bellissima conferma che mi ha fatto piacere ricevere. Laura è una persona sensibile e molto attenta a quello che fa, scruta ogni minimo particolare e cerca sempre di dare un senso a ciò che canta, non sceglie a caso i pezzi che compongono il suo repertorio, anzi, quando interpreta canzoni scritte da altri cerca sempre di intervenire affinché neanche una parola sia per lei fuori posto. La sua impronta deve esserci, infatti, il testo è firmato da entrambi. In fondo lei è stata la fautrice della mia rinascita da autore, la prima a darmi fiducia scegliendo per il suo precedente disco “200 note”.
Infatti, “Fatti sentire” è attualmente primo in classifica e sta ottenendo grande successo in tutto il mondo. Il tuo brano, oltre a contenere al suo interno il titolo dell’album, ha il compito di concludere apparentemente l’ascolto, perché in realtà…
Ci sarà una seconda parte e speriamo di esserci anche lì, questa volta magari con il pezzo di apertura! – ride (ndr) – Scherzi a parte, Laura ha voluto lasciare “Il coraggio di andare” come ultima traccia della tracklist proprio per il senso della canzone stessa, che parla del continuo andare avanti, del fatto che nulla finisce e che non bisogna mai abbattersi davanti alle difficoltà di ogni giorno.
Per concludere, anche se è un po’ prematuro parlarne, un pensiero su Sanremo 2019?
E’ un mio obiettivo, non posso nasconderlo, per il semplice fatto che ho voglia di riprendere un discorso lasciato a metà, le cose in sospeso non mi piacciono. Avverto il bisogno di provare a tornarci perché al Festival sento di non aver concluso qualcosa, pur avendo vinto tra le Nuove Proposte nel 2010. Chissà… Avere degli obiettivi, rischiare, correre dei pericoli ci fa sentire liberi, anche quando il futuro sembra in bilico, proprio come canto nel mio ultimo singolo: “se è vero che la vita è un palcoscenico, io voglio vivere per lo spettacolo”.