A tu per tu con l’artista genovese, talento della scuderia Dogozilla reduce dal successo dei fortunati singoli “Italieno”, “Quando mi sveglio” e “Ci siamo”
Classe ’98 e una valigia piena di beat e di parole rappate, questo e molto altro ancora è Cromo, un ragazzo che vanta già parecchi milioni di streams e la fiducia di numerosi addetti ai lavori. In occasione della pubblicazione dell’album d’esordio “Oro cromato“, disponibile sia in formato fisico che in digitale a partire dall’11 maggio, abbiamo incontrato per voi il talentuoso rapper genovese, freestyler di mestiere e artista per vocazione.
Ciao Matteo, benvenuto su Musica361. Quale obiettivo ti sei posto durante la lavorazione di “Oro cromato”?
Lo scopo era quello di creare un disco poliedrico, ovvero differente da canzone a canzone. Penso di esserci riuscito, perché credo che le tracce siamo diverse tra loro, il risultato è un album omogeneo ma, al tempo stesso, molto variegato. Per questo motivo abbiamo scelto di affidarci a produttori diversi, cercando di rendere unico ogni pezzo presente in scaletta.
Hai voluto in qualche modo mostrare i tuoi molteplici lati artistici?
Si, l’idea era quella di fare una panoramica generale di quelle che sono le mie differenti qualità, un primo approccio reale a quello che è il mio mondo, dato che si tratta del mio album d’esordio. Sono contento di come abbiamo lavorato e del risultato che ne è venuto fuori, che ci ripaga appieno delle soddisfazioni già ricevute con i singoli precedenti, in particolare “Italieno” che aveva raggiunto la certificazione del disco d’oro.
Come hai selezionato gli ospiti presenti in questo progetto?
Ho cercato di interfacciarmi con artisti che avessero un po’ la mia stessa cifra stilistica, un linguaggio simile al mio. Oltre Vegas Jones, sono presenti Young Slash, G Pillola e Vaz Tè, tre personaggi emergenti della scena genovese, a cui ho voluto dare una mano perché sono bravi e se lo meritano. Ci tengo a valorizzare i talenti della mio territorio che, ultimamente, sta vivendo un nuovo splendore artistico.
La tua è una città con grandi punti di riferimento, soprattutto se pensiamo al cantautorato della scuola genovese. Come guardi alla musica del passato?
Con rispetto, sono cresciuto con Fabrizio De Andrè, mia madre mi ha sempre introdotto in questo mondo. Noi genovesi siamo molto attaccati alle radici, la nostra è una città piena di arte e di colori, dove puoi assimilare e prendere in prestito l’ispirazione per scrivere canzoni. La vena poetica e sociale dei grandi cantautori rivive oggi nei rappers, attraverso tematiche di denuncia simili, affrontate con un linguaggio diverso.
Quindi, sai benissimo da dove vieni e anche in quale direzione vuoi andare?
Sono nato nel quartiere periferico di Molassana, conosco la mia storia, le difficoltà che ho superato per arrivare fin qui e, di conseguenza, quelli che sono diventati oggi i miei punti di forza. Dove voglio andare? Lo deciderà la strada, io mi sono messo in cammino.