Lo storico “tempio delle chitarre” vicino alle colonne di San Lorenzo a Milano chiuderà definitivamente a fine giugno. La testimonianza della titolare Paola Prina: “Si perde un pezzo di storia della musica milanese”.
Negli ultimi 60 anni, quando ancora l’era digitale era quasi fantascienza, chiunque volesse acquistare uno strumento musicale sapeva che a Milano in Corso di Porta Ticinese 3 esisteva un negozio che era una garanzia: “Prina, suoni e musica”. Recentemente, nel pieno dell’era 2.0, la titolare Paola Prina ha tristemente dichiarato su facebook: “Dopo tanti, tanti, tanti anni abbiamo deciso di chiudere l’attività e di salutarvi. Speriamo di avervi lasciato la nostra passione per la musica e tanti bei ricordi.” Pare purtroppo certa la notizia che quel “tempio delle chitarre”, così come veniva chiamato, frequentato e raccomandato da intere generazioni di musicisti fin dai primi anni sessanta verrà chiuso e affittato ad un grande marchio completamente estraneo al mondo musicale.
L’attività è stata tramandata di madre in figlia dal 1934 quando la nonna di Paola, Giulietta, aprì per prima al Carrobbio un negozio di vari strumenti elettrici, dall’altra parte della strada rispetto all’attuale sede nella quale poi “mia madre Piera, maestra di pianoforte, alla fine degli anni ’50 diede all’attività una vocazione musicale. All’epoca non esistevano tanti negozi di strumenti musicali a Milano e quello di mia madre divenne un punto di riferimento per musicisti come Lucio Dalla, Adriano Celentano o i New Dada e molti giovani. Avevo più o meno 8 anni quando il rock in Italia cominciava a prendere piede, ho visto tanti ragazzi comprare qui la loro prima chitarra: fino agli anni ’60 andavano molto le Eko ma ricordo anche marchi come Hofner, Meazzi, Framus. In particolare mia madre fu una delle prime a importare in Lombardia la Gibson, marchio che purtroppo oggi sta attraversando un momento di crisi”.
Questi i primi ricordi della giovane Paola che studia pianoforte e poi si iscrive in Università al corso di filosofia: “Mai avrei pensato di lavorare in negozio finché mia madre, intorno al ’68, ebbe un infarto e fu naturale sostituirla in negozio”. Per anni la musica fu appannaggio dei giovani, suonavano tutti e molti erano autodidatti: “C’era voglia di esprimersi e la musica era un mezzo straordinario. Lo strumento più accessibile era la chitarra ma dato che i soldi erano pochi spesso ci si affidava ai consigli di qualche amico più talentuoso per imparare. Non esistevano ancora vere scuole di musica mirate a formare professionisti come il CPM di Mussida o la Civica. Con la nascita delle scuole, curando anche il settore didattico, abbiamo ampliato il mercato ma il nostro fiore all’occhiello sono sempre state le chitarre, compresi i modelli vintage con quel sound molto ricercato”. Non a caso Prina ha visto passare chitarristi importanti e persino internazionali come Larry Carlton e John Abercrombie, “anche se oggi, rispetto ad allora, vedo più possibilità ma meno passione anche in conseguenza, credo, alla mancanza di luoghi per suonare: per 10 anni sono stata lo sponsor ufficiale per complessi emergenti al Rolling Stone, locale che come le Scimmie o La Salumeria della Musica, ho visto chiudere”.
Grazie al sostegno del fratello e di dipendenti molto competenti, gli ordini di Prina sono sempre più aumentati distinguendosi per servizio e qualità grazie anche all’intesa con gli importatori: “C’era un rapporto molto diretto e confidenziale, mi recavo nel loro magazzino, provavo e sceglievo gli strumenti e mi capitava persino di ordinare per telefono: bastava una parola, atteggiamento quasi impensabile per questi tempi”. I tempi cambiano per tutti e proprio per questo, dopo la terza generazione Paola Prina, alla soglia dei 70 anni, spiega cosa l’ha portata alla scelta di chiudere: “Innegabilmente sento la stanchezza di stare in negozio da mattina a sera e mia figlia Elisa, pur avendo studiato musica, ha preso un’altra strada professionale, è una designer. È molto dispiaciuta di interrompere questa tradizione. Mi ha aiutato molto nella comunicazione e avrebbe voluto migliorare molti altri aspetti a cominciare dal logo ma non l’ho mai obbligata a prendere in mano il negozio. A parte mia figlia nessun’altro è interessato a prendere il testimone: per quanto il negozio si trovi in un bellissimo quartiere di Milano il centro è innegabilmente diventato più scomodo da raggiungere in auto e la vocazione della zona circostante, tra happy hour e ristoranti, è oramai orientata al food”.
Ora che se ne va Prina a Milano rimangono pochi altri luoghi storici legati alla musica come Lucky Music o Bosoni in corso Monforte – “il primo ad importare l’organo Hammond in Italia” – a vantaggio di store tematici con scuole di musica come il Percussion Village e Bass Line “scelta innovativa e interessante: negli anni ’90, dove prima sorgeva il negozio della nonna, si era pensato con un nome noto del mondo musicale, di creare un centro polifunzionale con vendita, sala prove e scuola”. Il vero “concorrente” invece è stato l’avvento di internet “che ha avuto come vantaggio prezzi più favorevoli ma lo svantaggio di privare del contatto fisico: Mauro Pagani ha sempre detto che una chitarra va abbracciata per poter essere scelta. A parte i prezzi comunque, non c’è più la cultura e la voglia di “perdere tempo” in negozio. Allo stesso modo da lettrice, amando sfogliare e leggiucchiare un testo in libreria prima di acquistarlo, sensazione impagabile, mi chiedo: come potrei mai farmi spedire un libro senza averlo prima preso in mano? Evidentemente sono di un’altra generazione”.
In effetti più che rinnovarsi negli ultimi tempi Prina ha mantenuto, finché è stato possibile, una tradizione persino di endoorsment o concerti, come ancora nelle scorse settimane: Pino Devita, ex pianista dei Giganti e Gigi Cifarelli hanno intrattenuto ex clienti e musicisti dispiaciuti che non solo continuano a passare per salutare in negozio Paola e il suo staff ma a cogliere le ultime occasioni per acquistare a prezzi scontati strumenti e attrezzatura: “Probabilmente entro il 30 giugno organizzerò per la chiusura un piccolo concerto con un ragazzo che è stato mio fedele dimostratore negli ultimi anni: sarebbe un bel modo per salutare anche tanti giovani affezionati che continuano a commuovermi per la loro vicinanza anche in rete. Mi mancherà il contatto col pubblico e quei clienti che in questi anni hanno “comprato una soddisfazione”: chissà in quanti bei momenti i miei strumenti sono stati protagonisti e quanti, tra le mani di professionisti, hanno fatto in qualche modo la storia della musica italiana. Mi consolerò con i ricordi e le chiacchierate con amici come Eugenio Finardi, Franco Battiato, Ricky Gianco, Edoardo Bennato, Caterina Caselli, Giorgia, Biagio Antonacci, Le Vibrazioni, Elio e le Storie Tese, Mango, Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Vasco Rossi, i Dik Dik, Bruno Lauzi, Alberto Radius, Franco D’Andrea, Alex Britti…”