La “Cenerentola” che dà il titolo all’album è lui, Enrico Nigiotti. La foto di copertina lo ritrae sporco e sgualcito, ma un anno d’oro lo ha trasformato.
Dopo un’avventura ad Amici (dove si era ritirato, nda), dopo una bella partecipazione a X Factor, con un album anticipato da “Complici”, in duetto con Gianna Nannini, eccoci con “Cenerentola” nelle playlist, disco che Enrico Nigiotti presenta come “Una rinascita, un inno alla vita, un diario di momenti miei diversi”.
C’entra quella “Cenerentola” che pensiamo, visto che parli di rinascita?
Io sono come lei. Nell’immagine della copertina appaio sudicio perché Cenerentola prima di essere principessa è così. Lo sporco che ho addosso è stato lasciato dalla vita, dai lividi dalla gavetta, dagli sbagli, poi ascolti il cd e “Cenerentola” diventa principessa.
Tu, dopo X Factor, sei diventato principe.
Sicuramente in 12 mesi per me è cambiato tutto, sono accadute cose che mi hanno reso molto felice come cantante e come autore. Ad esempio, ho scritto “Le due finestre” per Laura Pausini. Non ci credeva nemmeno la mi’ mamma (racconta con il suo spiccato accento toscano, nda) che la prima canzone che ho scritto per un altro interprete fosse per lei. È stato un anno pieno luce, quelli precedenti sono stati di buio pesto, in cui ero senza nemmeno un accendino che mi aiutasse a vedere qualcosa. Devo ringraziare X Factor ma più di tutto ringrazio “L’amore è”, se non l’avessi scritta non sarei qui.
Cos’ha sbagliato Enrico Nigiotti ad Amici?
Avevo 20 anni, ero un ragazzo di Livorno con poca testa e molto istinto. I miei demoni parlavano da soli, mi sono autoeliminato dal talent. Adesso evito le buche invece di caderci dentro.
Tu hai un grande amore per la chitarra.
Un giorno – andavo alle medie – vidi il protagonista di un programma tv con la chitarra, mi piaceva come gli stava addosso. Quando andavo alle elementari suonavo il pianoforte ma ero troppo agitato, la signora che mi dava lezione ha chiesto di non portarmi più (ride, nda). La chitarra oggi viene con me anche in vacanza, magari sta lì nella custodia ma so che se la cerco c’è. Vorrei riprendere il pianoforte, perché comunque mi affascina.
Diciamo anche che la tua primissima passione musicale è stata la musica americana.
Sì, la ascoltava il mio babbo in auto. Aveva anche le cassette di Eric Clapton (chitarrista britannico tra i più famosi del mondo, nda). I bei testi li ho scoperti con Luigi Tenco, il primo che mi ha fatto amare la musica italiana. Partì “Angela, Angela, angelo mio” (“Angela”, nda), e lì mi innamorai. Poi ci sono Ivano Fossati, Venditti, Dalla, De Gregori, la Nannini, Vasco. Sono enormi punti di riferimento per me, ma non li considero idoli. Non ne ho mai avuti, forse perché non ho mai fatto sport.
A dicembre hai tre concerti (il 3 a Milano, il 5 a Livorno, il 10 a Roma), anteprima del tour 2019. Che date saranno?
Ho scelto di suonare nei teatri. Gli spazi grandi sono una scommessa, ma sono giusti per questo disco: sarà un tour da ascoltare più che da guardare. Ci sarà una band con me ma mi sfogherò con la chitarra, anche con un momento acustico.