All Music Italia

Il faro della musica italiana: parola al Direttore

Incontro con il direttore del magazine All Music Italia
Massimiliano Longo – Direttore di All Music Italia

Nasce dalla passione di Massimiliano Longo che nel tempo ha saputo creare una squadra motivata che ha fatto della musica italiana il proprio obiettivo. Oggi è un punto di riferimento musicale: una vetrina autorevole che accende i riflettori sia su artisti noti sia su quelli che hanno meno visibilità mediatica. Il segreto? Una redazione competente, appassionata, altamente selezionata e obiettiva.

Come sei arrivato alla direzione della testata? Qual è il tuo percorso professionale?
Di All Music Italia, oltre che Direttore, sono il fondatore. Quando creai All Music Italia ero in un periodo della mia vita particolare; dopo tanti anni mi stavo chiedendo se la musica potesse essere ancora la strada della mia vita o se il mio percorso lavorativo dovesse prendere altre direzioni. Avevo vent’anni quando ho iniziato e da allora ho ricoperto diversi ruoli.

Ho iniziato gestendo fan club ufficiali: un’esperienza che porto sempre nel cuore perché mi permette ancora oggi di non perdere mai di vista l’orizzonte di chi la musica la compra e l’ascolta; sono diventato assistente personale di Gianluca Grignani (per ben 7 anni) e di Niccolò Agliardi. Ho collaborato spesso con Syria e ho avuto una breve parentesi da tour manager.

Negli ultimi anni prima di fondare All Music Italia ho seguito anche in prima persona un’artista emergente, prima in veste di manager, poi come produttore esecutivo. Un’esperienza difficile perché gli artisti molto spesso sono complicati, ma non mi posso lamentare dei risultati visto che sono arrivato addirittura a farla duettare con Laura Pausini.

Dopo quell’esperienza mi distaccai dalla musica tentando altre strade lavorative con ottimi risultati; sentivo il bisogno di “normalità”. Alla fine però succede che la musica torna a bussarti alla porta e così un giorno è avvenuta la cosa più semplice del mondo: è nato All Music Italia.

Com’è nata la testata?
Da una chiacchierata notturna con Cristian Scarpone, un amico con cui condivido la passione per la musica italiana. Ci siamo trovati a constatare l’assurdità del fatto che in Italia, nel 2014, non esistesse un sito dedicato esclusivamente alla musica italiana e che le notizie sugli artisti meno noti erano di difficile reperibilità. Nacque tutto per gioco; il nostro intento era solo quello di creare un blog per appassionati. Cinque giorni dopo eravamo online.

E il suo nome?
Confesso che il nome è stato un bel grattacapo: inizialmente volevo un nome in italiano vista la natura del sito, ma tutto suonava male. In quel momento ho capito cosa vogliono dire gli artisti quando affermano che l’inglese ha un suono più musicale. Nessun nome era abbastanza d’impatto, iconico. Il mio punto di riferimento era Tutto Musica, storica rivista della Mondadori con cui sono praticamente cresciuto. Alla fine mi sono arreso ed ho tagliato la testa al toro: ho deciso di tradurre in inglese quel nome aggiungendoci la parola “Italia” per sottolineare il fatto che trattavamo solo musica italiana. Verificato che il nome fosse libero siamo andati online.

Quanti anni ha?
Compirà cinque anni esatti il 22 febbraio 2019. A molti sembra che ci siamo da sempre, in realtà paragonati a colossi come Rockol Rockit siamo dei neonati.

Com’è cresciuta nel tempo?
E’ stato qualcosa che nessuno di noi si aspettava. Nel nostro primo mese i visitatori unici erano 500 e nel giro di un mese quelle 500 visite erano diventate giornaliere. Ci è parso da subito chiaro che qualcosa stava accadendo. Da allora siamo sempre cresciuti costantemente sui social, sul nostro canale YouTube ma, cosa che per me resta la più importante, soprattutto nella credibilità che pubblico e addetti ai lavori ci riconoscono.

Quali sono le figure che compongono la redazione? Quali requisiti hanno?
Siamo una decina sparsi per tutta Italia. Il nucleo fisso è formato da me, Oriana Meo, Simone Zani, Fabio Fiume, Alessandro Genovese e Fabio Gattone. Poi ci sono persone che collaborano più o meno in modo continuo come Gianmarco Regaldi, lo scrittore Federico Traversa, Davide Maistrello, Massimo Vogliotti e Simone Caprioli.

Tutte persone molto diverse tra loro. Alcuni sono giornalisti professionisti, altri sono appassionati in cui ho riconosciuto una marcia in più. Ti faccio l’esempio di Regaldi: lui ha un fiuto pazzesco per quel che riguarda gli emergenti ed ha una capacità unica per me di raccontarne le storie ricostruendo tutto quel che hanno fatto prima… riesce a dar vita ad un vero racconto. Un giorno ricevetti una chiamata dalla Sony Music in cui ci chiedevano di usare il materiale di un suo articolo per realizzare la biografia di Sergio Silvestre: conteneva informazioni che nemmeno loro avevamo e che non erano riusciti a reperire visto che Sergio era chiuso dentro la scuola di Amici.

Queste cose ti fanno capire che sì, ci devono essere dei requisiti, ma che la passione e il rispetto per la musica non possono mancare tra questi.

Gli obiettivi erano chiari sin dall’inizio o sono maturati nel tempo?
Ci siamo adattati e siamo cresciuti nel tempo. All’inizio c’erano solo uno slogan, “Rimettiamo al centro la musica italiana” e l’obiettivo di dare spazio alla nostra musica. Ovviamente come per tutti i siti alcuni artisti trovavano più spazio in quanto più attivi, altri invece semplicemente perché crediamo in loro. Da noi non è mai esistita una divisione per “classi” e i nostri lettori questo lo hanno capito sin da subito.

Oggi cosa ne pensi?
Oggi penso che non serva già più quel vecchio slogan sotto al nostro logo in home page perché in questi quattro anni e mezzo la musica italiana è realmente tornata al centro. Anche per questo nella nuova versione del sito (la lanceremo nei prossimi giorni, completamente bianco e ridisegnato graficamente sia su fisso che mobile) verrà sostituito con “Il Sito della musica italiana”. Qualcuno magari lo leggerà in modo un pò “presuntuoso”. Io penso che semplicemente col tempo maturi delle consapevolezze e che siano le persone a confermartele; a quel punto puoi prenderti il titolo che ti sei guadagnato.

Qual è la fascia forte dei lettori?
Se fossimo un programma televisivo direbbero che siamo forti nel target commerciale (ride .Ndr). Il 54% dei nostri lettori ha tra i 18 e 34 anni e se arriviamo fino alla soglia dei 44 anni, saliamo al 75%. Siamo inoltre leggermente più forti sul pubblico femminile: il 60% contro il 40% dei maschietti.

Qual è il fiore all’occhiello della testata?
Indicarne uno solo è difficile per me. Di sicuro non posso non citare Fabio Fiume, il nostro critico musicale che si occupa delle recensioni dei dischi e dei singoli in uscita. Per noi è un grande valore aggiunto. Inizialmente avevamo più persone ad occuparsi delle recensioni e col tempo ho volutamente deciso che fosse solo una persona ad occuparsi di questo lato più critico.

In una redazione non ci si troverà mai (o quasi) tutti d’accordo su un disco quindi tanto vale che sia qualcuno con competenze musicali, anche tecniche ad occuparsene. Fabio da noi gode di totale libertà. Oggi le recensioni sui siti di musica sono strane, 10 righe, 3 stellette e via. Un artista ci mette anche anni a realizzare un disco e Fabio per poterne parlare si ritrova ad ascoltarlo fino a notte tarda anche per una settimana: mi sembra giusto che il lettore capisca il lavoro che c’è dietro ad entrambe le cose. E poi quando capita di dover stroncare un disco devi necessariamente argomentare le tue motivazioni.

Un altro fiore all’occhiello per noi è Simone Zani ed il suo lavoro è sotto gli occhi di tutti: è un grande professionista del settore musicale e sono convinto che sia sempre stato sottovalutato per logiche che poco hanno a che vedere con la meritocrazia.

E’ una macchina da guerra: l’ho visto arrivare a realizzare fino a 20 video interviste in un pomeriggio risultando sempre preparato anche quando un incontro con un artista non era previsto. Ha una preparazione e una capacità di improvvisazione che sono tipiche dei grandi della radio. Con le sue video interviste il nostro canale YouTube nel solo 2018 ha raddoppiato gli iscritti, ad oggi oltre 4.100, e le views delle nostre interviste sono passate da 800.000 ad oltre 1.600.000. Son pochi i siti che riescono ad attirare così tanta attenzione su interviste musicali.

Avete molta concorrenza?
Oggi sì. Nel 2014 quando siamo nati non esistevano siti di sola musica italiana che godessero dell’attenzione degli addetti ai lavori oltre che del pubblico. Oggi qualcuno, compreso il vostro, c’è. Penso ci vada dato atto di aver riaperto una strada che ai tempi sembrava “fallimentare”. Io al concetto di concorrenza non credo. Con Franco Zanetti, direttore editoriale di Rockol, che  chiamo “maestro” e che considero il mio punto di riferimento, ci sentiamo e confrontiamo spesso, citandoci anche sui nostri rispettivi siti.

Penso che non esista concorrenza se ognuno fa bene il suo lavoro con un proprio stile e una propria linea editoriale. Certo, contemporaneamente sono nati dei siti che riprendono notizie senza citare la fonte e che copiano intere rubriche, ma del resto vieni copiato solo quando diventi un punto di riferimento, quindi…

Qual è la formula del vostro successo?
Questo dovresti dirmelo tu da esterno. Io posso dirti solo che cerchiamo di valorizzare il bello della musica italiana, dagli autori agli artisti già noti che però godono di meno esposizione.

E’ una testata social?
Se non sei social limiti la portata del tuo lavoro, quindi saremmo stupidi non esserlo. All Music Italia, al momento tra Instagram, Twitter e Facebook conta oltre 80.000 follower. Al momento usiamo i social più che altro come cassa di risonanza per comunicare le news che escono sul sito giornalmente ma sicuramente contiamo di espanderne l’utilizzo in futuro.

Io sono un direttore social. Mi piace confrontarmi con i lettori, con i fan degli artisti, far capire che puoi essere credibile e professionale pure facendo vedere il tuo lato più leggero. Alla fine parliamo di canzonette come diceva Bennato, no? Certo, poi vedo alcuni blogger che ci credono al punto da aprire un profilo Instagram che al giorno conta già 10.000 follower e mi accorgo che alcuni ci credono realmente.

Progetti futuri?
Ora siamo concentrati sulla nuova e imminente rivoluzione grafica del sito. Quando siamo nati per distinguerci abbiamo scelto di essere neri. Poi col tempo la mole di articoli (quasi 12.000) è diventata tale che lo “switch” grafico ha richiesto più tempo del previsto. Ora per fortuna ci siamo quasi.

C’è un artista che vorresti intervistare che non è ancora passato dalla vostra redazione?
In realtà no. Tanto per dire, ho intervistato Fiorella Mannoia, Simone Zani Laura Pausini…  ecco al massimo ci piacerebbe un giorno intervistare con più calma proprio Laura perché su di lei ci sarebbe tanto da raccontare. Al di là di questo posso dirti che personalmente io mi diverto a realizzare interviste con quegli artisti che  chiamo “interrotti”, ovvero quelli che il successo se lo sono sudati dopo una caduta, uno stop o semplicemente col tempo… per esempio AmaraRomina FalconiIrama o Virginio. Più che altro mi piacerebbe che tutte le interviste video potessero durare almeno 12 minuti di media. Lo troverei un segno di rispetto più che nei nostri confronti in quelli dell’artista stesso. Del resto, loro ci mettono anche due anni a realizzare un disco: come possiamo riuscire a farlo comprendere ai lettori e valorizzarlo in soli 3/4 minuti?

 

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Mauro Caldera
Mauro Caldera
Giornalista, creativo, scrittore, autore e conduttore televisivo. Nasce come pedagogista e insegnante. Oggi scrive di televisione, musica e spettacolo, svolge attività di ufficio stampa, progetta format per emittenti radio-televisive e contenuti autorali per case editrici.
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