L’unica cosa che voglio è scrivere canzoni.
35 anni, di Crema. Per lavoro si divide tra Milano e Roma. In breve tempo è diventato uno degli autori più richiesti sulla scena musicale collaborando con artisti del calibro di Tiziano Ferro, Annalisa, Francesco Renga, Dolcenera, Giorgia, Marco Mengoni, Le Vibrazioni, Emma Marrone, Nek, Alessio Bernabei e molti altri. Essere un autore per lui vuol dire avere una lente d’ingrandimento sulle cose piccole di tutti i giorni, far caso ai dettagli della vita, alle cose non dette e mettere questi ingredienti in una canzone.
Quali sono stati i tuoi primi passi nella musica?
L’unico ricordo nitido che ho è quello di un vecchio pianoforte a muro nella casa dei miei genitori, l’odore del legno, i tasti bianchi e neri e io sulle punte che provavo ogni giorno a schiacciarli tutti.
Ho iniziato studiando solfeggio, pianoforte, percussioni, chitarra, canto. I primi passi sono stati sempre dettati dalla curiosità. Poi sono arrivate le prime band, il blues, il pop e tutto il resto…
Tra le tante esperienze che hai in curriculum vanti anche l’aver calcato il palco dell’Heineken Jammin’ Festival al fianco di gruppi come Placibo e Metallica.. cosa porti a casa dopo un momento del genere?
Quello dell’Heineken Jammin’ Festival è stato un sogno. Vedere 80.000 persone davanti a me, appena maggiorenne, non riesco proprio a descrivertelo. Prima di suonare sono uscito dal camerino per bermi un caffè; in corridoio c’erano Brian Molko e Keith Flint che stavano parlando.
Come si sta evolvendo la figura dell’autore rispetto al passato?
L’autore oggi non è semplicemente quello che scrive una canzone piano e voce; le canzoni devono essere già arrangiate e avere grande carattere. Molte volte oggi chi scrive inizia da un beat, da un’idea musicale. E’ cambiato molto, sia il linguaggio sia le metriche che grazie al rap sono diventate più fitte. Bisogna pretendere sempre molto quando si scrive una canzone: la musica non è un gioco, è un tempio.
In che modo ti avvicini al mondo di un interprete che canterà una tua canzone?
Se scrivo direttamente con l’artista si parte sempre da un brainstorming, dove i sentimenti, le cose più buie o le gioie più grandi devono essere messe in piazza; è assurdo e al tempo stesso bellissimo. A volte mi capita di scrivere senza pensare ad un artista in particolare; altre mi documento prima su tonalità, linguaggio e metriche usate. Ognuno deve avere il suo vestito, ma fondamentalmente ogni canzone che scrivo mi deve far venire la voglia matta di cantarla.
Nella lista dei brani in gara durante l’ultimo Festival di Sanremo ce ne sono stati due scritti da te (“Il mondo prima di te” di Annalisa e “Così sbagliato” della band Le Vibrazioni). Come hai vissuto quella settimana?
Ci sono cose così intime e profonde che a volte non vanno raccontate. Sono due pezzi a cui sono molto legato e che mi hanno salvato da un periodo molto difficile. Conosco un solo modo per fregare il dolore: le canzoni. E’ stata una settimana assurda; dormivo pochissimo e pensavo troppo. La prima sera dopo “Il mondo prima di te” sono uscito dal ristorante e ho fumato una sigaretta che non dimenticherò più!
Pensi mai di proporti come cantante al Festival?
Cantare mi manca da morire ma non sono fatto per stare sul palco. Non me ne frega nulla di apparire, di farmi vedere, di lottare per un posto, di sperare che succedano cose. L’unica cosa che voglio è solo scrivere canzoni.
Come vivi i panni del produttore?
Tendenzialmente produco solo ciò che scrivo e mi piace moltissimo. E’ importante sapere che la mia canzone non verrà stravolta in corso d’opera; voglio seguire il cantante fianco a fianco in studio; non ho mai voluto registrare delle voci con il cantante in un’altra stanza. L’interprete deve essere vicino a me, voglio sentirlo e sentire vuol dire anche provare a capirlo. Ho bisogno di parlare, a volte anche scontrarmi o piangere insieme all’artista. Non mi interessa nulla della cassa o del rullante cool; quelle cose vengono sole ma sono solo meccanica: le canzoni no.
Cosa ci puoi anticipare del tuo 2019?
Per ora nulla: ci saranno tante canzoni e qualche disco da fare.
Che percorso ha fatto Davide per diventare l’autore di oggi?
Mi sono dedicato alla musica, anima e corpo, da sempre. Ho speso la mia vita suonando e cercando tutti i modi possibili per farlo al meglio. Ogni cosa che faccio è proiettata verso questo obiettivo, in una continua ricerca, ascoltando di tutto, imparando sempre da tutti qualcosa. Tutti i miei colleghi sono così. Sulle canzoni bisogna “impazzirci”: ti devono tenere sveglio la notte. Poi tra 10 anni vorrei avere una casa al mare, un pianoforte a coda bianco e prendermi del tempo per non fare nulla. Mi piacerebbe un giorno stare in spiaggia e poter leggere senza sosta …ma ora non è ancora il momento giusto!