Kaligola: “Sono cresciuto e pronto a portare avanti la mia musica”

Intervista con il giovane rapper romano, al suo ritorno discografico con il singolo “Girasoli”, un nuovo inizio che anticipa il suo prossimo progetto in studio

Kaligola
Spazio Emergenti: Kaligola si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Piacevole chiacchierata con Gabriele Rosciglione, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Kaligola, rapper romano che avevamo apprezzato nel 2015 sul palco del Teatro Ariston tra i giovani del Festival di Sanremo, in gara con il brano “Oltre il giardino”. A distanza di tre anni, l’artista si riaffaccia sul mercato discografico con il singolo Girasoli, un brano che esprime tutta la sua maturazione artistica.

Di cosa parla il tuo nuovo singolo “Girasoli”?
E’ una canzone che parla della fine di una storia d’amore, ma con un messaggio di speranza, perché il girasole è una pianta che sopravvive all’inverno e, di conseguenza, alle difficoltà. Si tratta di un pezzo per me importante, in cui mi metto in gioco cantando, con una nuova consapevolezza a livello di scrittura.

Lo vivi più come un ritorno o come un nuovo inizio?
Decisamente come un nuovo inizio, infatti ero indeciso se cambiare o meno nome d’arte, ma poi ho preferito lasciare Kaligola perché, in realtà, non mi sento di aver tagliato nettamente con il mio passato, sono semplicemente cresciuto.

Con quale spirito ti riaffacci al settore discografico?
Il mercato di oggi è molto saturo, in qualsiasi genere musicale c’è un grande afflusso di nuovi artisti. E’ più difficile emergere adesso rispetto al passato, personalmente mi affaccio in maniera positiva, proprio perché ci sono tanti autori e musicisti bravi, la sana competizione ti sprona a dare tutto te stesso per dimostrare di meritare la giusta attenzione.

Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?
Da bambino ascoltavo musica classica, poi ho scoperto il rap a sei anni grazie ad Eminem, Pharrell Williams e 50 Cent. Mi sono talmente appassionato all’hip hop, da cominciare ad approfondirne la conoscenza ascoltando tutto l’underground americano anni ’80 e ’90, anche se ho sempre cercato di allargare la mia cultura musicale con artisti provenienti da altri generi, tra tutti Michael Jackson.

Rispetto alla tua partecipazione al Festival di Sanremo del 2015, in cosa credi di essere cambiato e in cosa senti di essere rimasto uguale?
Mi sento cresciuto dal punto di vista musicale, sento di aver acquisito maggiori competenze, ma anche a livello personale, perché sono cresciuto e tre anni sono tanti.

Ho iniziato a sperimentare più che in passato, oggi ho più consapevolezza di me stesso e maggiore voglia di fare musica, perché quando ricominci da capo tutto ha un sapore diverso e assume più valore. La naturalezza con la quale mi affaccio alla musica è la stessa, questo aspetto è rimasto completamente intatto.

C’è stato un momento in cui hai sentito il peso delle aspettative?
Beh, forse a Sanremo sì, anche se come esperienza l’ho vissuta con assoluta spensieratezza, le aspettative c’erano perché in gioco c’era il futuro della mia piccola carriera musicale. Nonostante questo, non l’ho vissuta come un peso, nemmeno le persone intorno a me, fortunatamente, mi hanno trasmesso alcun tipo di ansia da prestazione.

Qual è la lezione più importante che pensi di aver appreso dalla musica?
Che nessuno ti regala niente e che per guadagnarsi il proprio è necessario mettersi sempre in discussione, in primis con se stessi, solo in questo modo si può realizzare un prodotto di qualità che abbia una propria identità e una reale credibilità.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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