Perchè La fabbrica di plastica di Gianluca Grignani è tra i più riusciti esperimenti di rock alternativo italiano.
“E vivo un metro più in là da quel che tu chiami realtà”, cantava nel 1996 Gianluca Grignani nel brano “La fabbrica di plastica”, decretato da un sondaggio della rivista Rolling Stones miglior brano rock italiano si sempre. E in effetti il disco che contiene il brano, intitolato appunto “La fabbrica di plastica” è uno dei più bei dischi del rock italiano.
Gianluca Grignani è difatti l’artefice di uno dei più importanti tradimenti del rock nostrano. Partito con una trilogia di dischi perfetti, seppur diversi tra loro (Destinazione Paradiso, La fabbrica di plastica, Campi di popcorn) si è poi affidato a un pop-rock più facile e commerciale. Non che ci sia nulla di sbagliato in questo, ma il cantante amante di Nick Drake e Radiohead è scomparso per lasciare posto a lavori più mainstream.
La fabbrica di plastica è un disco cult per i suoi estimatori, che all’uscita venne accolto con critiche contrastanti e fu flop di vendite, disorientando il mercato e il suo pubblico proprio per il carattere sperimentale e rock dell’opera che sembrava momentaneamente allontanarlo dallo stereotipo di tipico cantante pop degli esordi.
Innovativo in tutto, a cominciare dalla copertina dell’edizione limitata, che venne realizzata con sfumature di colore differenti fra una copia e l’altra – rendendo ogni album un esemplare unico sul piano grafico – è oggi un gioiello incompreso della musica italiana.
Il singolo “L’allucinazione“, purtroppo non molto conosciuto al grande pubblico, è una malata confessione d’amore, dove una splendida chitarra acustica 12 corde fa da tappeto sonoro agli incubi di solitudine di Gianluca; stesso discorso per “Galassia di melassa“, in cui i suoni si fanno più saturi ed eterei mentre la speranza si comincia a far più presente. Il brano che dà il titolo all’album è una splendida ballata post-grunge che non è entrata nella storia del rock italiano solo a causa del nome dell’autore che, ricordiamo, arrivava dall’esperienza commerciale da due milioni di copie vendute con l’LP “Destinazione Paradiso“.
Grignani etichettato da subito come il nuovo Vasco per ragazzine fu stroncato dalla critica e, soprattutto, dal pubblico. Sia il disco La Fabbrica di Plastica che il relativo tour, furono un vero flop commerciale. Solo negli ultimi anni il disco è stato rivaluto ed è attualmente considerato una vera perla del rock italiano segno di come, il pregiudizio, l’atteggiamento con il quale ci avvicina a qualcosa, possa renderci meno lucidi nel giudizio. In fondo Kant insegna che pensare è giudicare, e se pensare equivale a giudicare, allora non si sarà mai realmente obiettivi.
La “Fabbrica” di Grignani è il disco delle distorte cavalcate rock come “+ famoso di Gesù”, “Testa sulla luna” e l’ambigua “La vetrina del negozio di giocattoli“. Solo “Cielo” è forse il miglior episodio di questo disco e di sicuro tra le migliori canzoni italiane scritte negli anni ’90. Si tratta di quattro minuti di pura psichedelia grazie a basso, batteria e un’acidissima chitarra protagonista di un bell’assolo. Brano davvero irripetibile per scrittura e oscuri arrangiamenti (non per niente il pezzo ricorda i primi Bauhaus).
Questo disco, di cui se ne consiglia vivamente l’acquisto, ha avuto la sfortuna di uscire in un momento in cui l’italia non era forse pronta ad accoglierlo. L’artista a riguardo dice: “In quegli anni trovavo molte difficoltà a fare un certo tipo di musica in Italia. Determinati risultati si potevano ottenere solo a Los Angeles, ad Abbey Road Studios a Londra. La Fabbrica di Plastica era molto attuale, ma per l’estero.”
Arrangiato dallo stesso Grignani insieme a Greg Walsh e registrato e mixato tra l’Angelo Studio di Garlasco e l’Abbey Road Studios, nell’album hanno suonato Mario Riso alla batteria, Franco Cristaldi al basso; Gianluca Grignani chitarre acustiche e 12 corde, lo stesso Grignani e Massimo Varini alle chitarre elettriche e Naco alle percussioni.
Il successo stratosferico avuto da Grignani con l’album precedente è sicuramente stato una lama a doppio taglio per l’artista milanese, colpevole forse di essere stato lanciato troppo in fretta nel dorato mondo della musica. Proprio nel brano “Rockstar” Gianluca riflette sulla sua condizione di artista: “ehy tu che parli bene lo sai tu li dal tuo successo – sai quale è il successo essere figlio di se stesso“.
La fabbrica di plastica rimane oggi tra i più riusciti esperimenti di rock alternativo italiano e lo fa con immensa spontaneità artistica. In fondo Grignani alla domanda di un giornalista sulla genesi disco, nel 1996 rispose:” “Ma … non lo so, non so bene cosa volessi fare, io volevo solamente rifare The Bends dei Radiohead…“. Secondo noi ha persino fatto meglio.
Curiosità: al fondo del disco, dopo uno spazio di qualche minuto, si può trovare la ghost track “Qualcosa nell’atmosfera”.
Tracce di La Fabbrica di plastica:
01. La fabbrica di plastica – 4:06
02. + famoso di Gesù – 3:17
03. Solo cielo – 4:12
04. Testa sulla luna – 3:59
05. Fanny – 3:11
06. L’allucinazione – 4:33
07. La vetrina del negozio di giocattoli – 4:17
08. Galassia di melassa – 5:10
09. Rock Star – 3:24
10. Il mio peggior nemico – 16:05
11. Qualcosa nell’atmosfera (Ghost track).