L’incontro con la band milanese a poche ore dal concerto nel noto locale della loro città
La voce e la penna di Matteo Mobrici, le chitarre e il carisma di Fabio Brando, il basso e l’energia di Federico Laidlaw, la batteria e il ritmo di Gabriele Prina sono i principali punti di forza dei Canova, gruppo musicale che ha da poco rilasciato il disco “Vivi per sempre“.
Caparezza canta che il secondo album è sempre il più difficile, siete d’accordo con lui?
Per quanto riguarda la nostra personale esperienza no, è stato un processo molto naturale, siamo fieri del risultato. Chissà magari per il terzo sarà più tosta e ci toccherà dargli ragione (sorridono, ndr).
Nel 2015 avete partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani, adesso che i tempi sono più maturi vi piacerebbe ritentare il Festival?
Onestamente non lo sappiamo, non amiamo molte la competizioni e il concetto di mettere le canzoni sulla bilancia, ma siamo consapevoli del famoso detto della bicicletta e che, una volta inseriti in un certo tipo di mercato, ci tocca pedalare. Chissà, tutto dipenderà se avremo o meno il pezzo giusto.
Cosa vi è piaciuto dell’ultima edizione?
Sicuramente è stato un Festival multiforme, c’era un po’ di tutto. Ci siamo sentiti ben rappresentati da Motta, Ex-Otago e Zen Circus, al punto da tifare spudoratamente per loro.
Da milanesi doc, cosa ne pensate dell’evoluzione della città negli ultimi anni?
A parte il discorso dell’Area B, che riteniamo una scelta coraggiosa e importante, anche se per alcuni di noi sarà motivo di disagio, dobbiamo ammettere che Milano negli ultimi anni è migliorata, le persone che l’hanno amministrata sono state attente e scrupolose, andando oltre la propria fede politica.
Il prossimo 20 marzo suonerete all’Alcatraz, siete carichi?
Carichissimi, i live ci stimolano parecchio perché rappresentano il momento in cui le canzoni e il pubblico si conoscono di persona, faremo il possibile affinché questo incontro possa essere indimenticabile.