LiBertè
(Warner Bros., 2019)
Loredana Bertè è un’artista nel DNA, un’artista per cui “la guerra non è mai finita” e mai finirà.
Una carriera superlativa, fatta di grandi successi ma anche momenti bui, voli altissimi e cadute raso terra, scomparse e rinascite, drammi ed eccessi. Fiera come una leonessa ma allo stesso tempo fragile come una farfalla, non è mai stata un personaggio costruito, ma sempre incarnazione autentica della sua essenza.
Libera di scegliere, di sbagliare, di ricominciare. Nel bene e nel male. Dopo un anno di grazia, il 2018, di cui è stata la regina indiscussa grazie all’indovinatissima hit Non ti dico no condivisa insieme ai salentini Boomdabash, la coronazione suprema sarebbe stata la vittoria all’ultimo Festival di Sanremo dove ha presentato Cosa ti aspetti da me.
Troppo bello per essere vero. Così non è stato, ma – diciamocelo pure senza mezza ombra di dubbio – la “vincitrice” è unicamente lei. Ogni sua esibizione sanremese è stata suggellata da standing ovation (sincere e meritate le sue, riguardo alle altre meglio stendere una coltre di silenzio), senza parlare della reazione del pubblico dell’Ariston – ma sicuramente anche di quello a casa – quando nella classifica finale è comparsa solo quarta.
In occasione della partecipazione festivaliera, come era prevedibile, è stata ristampata la Sanremo Edition di quel gran disco che è LiBertè, tra i più belli della sua ultraquarantennale storia discografica iniziata nel 1974 con Streaking e passata attraverso capolavori come BandaBertè (1979), Traslocando (1982), Jazz (1983), Carioca (1985) e Un pettirosso da combattimento (1997).
Dieci canzoni fortissime, di rabbia ed emozione, cantate di pancia con quel graffio unico, da ascoltare e riascoltare tutte d’un fiato, a cominciare dall’iniziale title track, seguendo con Maledetto luna-park, Babilonia, Messaggio dalla luna, Anima carbone, Davvero, Gira ancora, alcune composte dalla stessa Loredana insieme ad autori di “nuova generazione” come Fabio Ilaqua, Luca Chiaravalli, Davide Simonetta, Andrea Bonomo, altre scritte da firme autorevoli come Ivano Fossati e Maurizio Piccoli o giovani promettenti come Paolo Simoni. Oltre al brano sanremese (del trio Curreri, Pulli e Romitelli), presenti due medley/chicche dal vivo provenienti dal tour teatrale 2018/2019: Petala/Esquinas/Jazz e Stare fuori/Madre metropoli/Indocina.
Loredana c’è, con tutta se stessa, anima e mente, pronta a rompere qualsivoglia camicia di forza, a schierarsi dalla parte dei “diversi=unici” (lodevole il suo messaggio contro il bullismo), titolare appieno di quel posto d’onore che le spetta nel panorama musicale italiano… e stavolta non ha proprio intenzione di abdicare.