Nilla 100 è un documento preziosissimo dell’Arte di una voce senza tempo, un’antologia dei suoi grandi successi
Di “Signore della Canzone Italiana” ce n’è più di una, ma di “Regina” ce n’è solo una ed è unicamente lei: Nilla Pizzi.
Per i quindicenni di oggi il suo nome è roba da antiquariato, appartenente all’era dei trisavoli, ma per chi nutre un autentico amore e un profondo rispetto per la storia della Canzone Italiana è necessario tenere viva la memoria di Artisti che hanno segnato indelebilmente l’evoluzione di questa forma d’arte popolare che non smette di appassionare ed emozionare.
In occasione del compleanno di Nilla Pizzi – scomparsa nel marzo 2011, il 16 aprile scorso avrebbe compiuto 100 anni – è stato pubblicato un doppio album contenente ben quaranta brani dal titolo emblematico Nilla 100 – La Regina della Canzone (Ermitage), curato con amore e dedizione dall’esperto Marco Sacco.
Incisioni preziose, di alto valore artistico e incredibile interesse storico, recuperate dalle matrici originali e lasciate intatte – anche con qualche imperfezione tecnica – proprio per salvaguardare l’immenso patrimonio musicale in esse contenuto.
La carriera della Regina è grandiosa, un vero e proprio monumento, avviata nel 1938 in piccoli spettacoli della provincia bolognese e approdata nel 1942 all’EIAR (la futura “Mamma” RAI) vincendo un concorso radiofonico per voci nuove dove sbaragliò diecimila candidati.
Nel 1944 inizia a cantare con l’orchestra del M° Cinico Angelini e di lì a breve incide il suo primo disco per la Parlophon duettando con Bruna Rattani in Valzer di primavera e ancora accompagnando Elsa Peyrone in Ronda solitaria.
Erano ancora gli anni della dittatura fascista e la sua voce fu falciata dalla censura perché troppo sensuale ed esotica, associata a una bellezza imponente e charmant.
Meno male la storia è poi andata come è andata e l’avvento di nuove sonorità, latino americane in particolare, portarono la Pizzi al successo attraverso motivi – a volte ironici, pungenti e ammiccanti al quale la sua voce ben si adattava – come Cocoricò (firmata da Renato Carosone e Giovanni D’Anzi con lo pseudonimo di Notorius), Maria de Bahja (con Alfredo Clerici e Clara Jaione), Bongo-bongo (con Luciano Benevene e il Duo Fasano), Acercate mas e Quizas quizas quizas del compositore cubano Osvaldo Farrés.
Nilla Pizzi: tutti i successi presentati al Festival di Sanremo
Nel primo disco scorrono tutti i successi presentati al Festival di Sanremo, di cui Nilla Pizzi è – e lo sarà per sempre – l’indiscusso emblema femminile, anche per alcuni record imbattuti: Grazie dei fior, primo posto nella neonata edizione del 1951, vendette 36 mila copie a 78 giri, una cifra da capogiro per l’epoca, e la seconda classificata La luna si veste d’argento; Vola colomba, Papaveri e papere, Una donna prega, ovvero l’intero podio dell’anno successivo; Campanaro del 1953, mentre L’edera e Amare un altro del 1958, anno in cui esplose Domenico Modugno con la sua Nel blu dipinto di blu; Colpevole del 1960, ultima partecipazione da solista (ci ritornerà addirittura da presentatrice nel 1981 accanto a Claudio Cecchetto e in gruppo con la Squadra Italia nel 1994 con Una vecchia canzone italiana).
Nilla Pizzi: le sue perle
Nel secondo disco, invece, si trovano perle come Anema e core (classico napoletano firmato da D’Esposito/Manlio), Eternamente (di Charlie Chaplin dal film Luci della ribalta), Chérie (di Gorni Kramer dalla rivista Gran Baraonda di Garinei & Giovannini), Souvenir d’Italie (tra gli autori l’indimenticabile Lelio Luttazzi) e Amico tango, tra gli episodi cantati insieme a Gino Latilla con cui ebbe una focosa e tormentata relazione sentimentale.
Progetto discografico che rappresenta un documento preziosissimo di un pezzo (ce n’è molto e molto ancora) dell’Arte di Nilla Pizzi, da custodire nella propria discoteca personale come “dono” speciale da parte di chi non morirà mai e continuerà a incantare con la sua voce senza tempo.