Rumore è una rivista musicale cartacea mensile che ha anche un sito quotidiano, Rumoremag.com: Non una digital replica ma lo sviluppo integrato di contenuti.
Intervista al direttore editoriale Rossano Lo Mele (il direttore responsabile è Marco De Crescenzo) che si occupa di gestire e coordinare i contenuti con la redazione.
A chi si rivolge Rumore?
A tutti gli appassionati di musica che arrivano dal rock, con ogni deriva che sia Jazz, musica sperimentale, dance, elettronica, hip pop: tutti i generi imparentati in qualche modo col rock.
Musica di tutti i tipi, quindi?
Rock in tutti i suoi sottogeneri: elettronica, black music… Chiaramente non ci occupiamo di elettronica di consumo da apericena, del metal sinfonico o della musica pop da classifica: non stanno nel nostro perimetro.
Quali sono le caratteristiche che rendono Rumore unica nel suo genere?
La forza di Rumore è stata quella di nascere con un’idea che ha anticipato i tempi: nasce all’inizio degli anni novanta con l’idea di abbattimento dei generi musicali, abbracciando un po’ tutti i generi, partendo dal rock e andando a cercare quanto ci fosse di interessante a prescindere dalle separazioni di genere e ideologie. Una rivista specializzata e di settore che si rivolgeva ad un pubblico più ampio al di sopra di catalogazioni nette e “steccati”.
Il percorso di crescita di Rumore: quali le tappe principali?
Nasce nel 1992. Nei tardi anni novanta si consolida fortissimamente nel tessuto dei lettori e sociale: una reazione ed inclusione nella crisi generazionale dell’editoria degli anni zero. Un successivo e netto rilancio l’ha avuto negli anni dieci con la nuova direzione e proprietà che ha deciso contestualmente all’uscita del mensile di reagire al mercato con l’inclusione del sito internet e dei social media che hanno dato e danno un nuovo impulso al cartaceo.
Come descriveresti la scelta grafica di Rumore?
Cerchiamo di fare un giornale bello da vedere e con contenuti interessanti. Ci confrontiamo molto con le riviste estere, non solo musicali. Il giornale deve avere una piacevolezza quasi femminile. Sono per noi fondamentali i contenuti ma anche belle foto ed una bella impaginazione. La mia speranza è che tante donne si possano avvicinare ad una rivista che per lo più è letta da un pubblico maschile, affascinate dal poter tenere tra le mani una rivista gradevole sotto ogni punto di vista.
Quanto contano i social nella divulgazione dei vostri progetti?
Tantissimo. Per la gestione dei social media abbiamo persone che hanno l’età giusta per starci dentro. C’è da dire che la nostra redazione si compone di persone di ogni età, con un perfetto dialogo intergenerazionale. La musica è la passione comune: è il progetto di continuità che ci lega.
Quali sono i social media di riferimento per voi?
Facebook in primis, poi Instagram e Twitter. Facebook, perché il pubblico a cui ci rivolgiamo va dai 25 ai 60 anni mentre Instagram è molto più teen.
Qual è la vostra linea editoriale?
Il contesto musicale nazionale privilegia la musica italiana. Noi cerchiamo di fare un mix di novità interessanti da un punto di vita strettamente musicale. Dedichiamo tanti spazi redazionali agli italiani ma per le copertine dobbiamo cercare sempre di selezionare molto. Siamo attenti anche alle cose del passato che hanno una loro attualità e che vengono ripubblicate, vedi Lou Reed o i Clash, copertine sempre di successo.
Che rapporti avete con gli uffici stampa?
Con alcuni di molestia; altri non ci considerano, ma in generale buono. Avere a che fare con gli uffici stampa è diventato un lavoro full time anche perché sono tantissimi e altrettante le produzioni. Molto dipende dalle persone, quelle che sanno fare bene il loro lavoro e che sanno fare la differenza.
Esiste ancora concorrenza tra testate, e se si come superarla?
Secondo me è superata, anche perché ogni rivista ha la sua identità; una non esclude l’altra. Anzi, in un mercato così piccolo dovremmo tenere vicino i nostri lettori, cercando di unirci per catturare la loro attenzione. Al di là di quello che i prodotti on line possono dare gratis non riusciranno mai a superare il fascino e la suggestione della rivista.
Ci puoi individuare due testate che per te sono un riferimento importante?
Mi piace tantissimo Q che per me è il giornale musicale più bello al mondo per intelligenza, qualità delle firme, contenuti e accessibilità. Mi piaceva moltissimo Select, anche questa inglese, che purtroppo non c’è più.