Chi erano questi Joy Division? E perché sono diventati una band di culto? Una valida occasione per scoprirlo può essere la recente “Autobiografia” sulla band di Ian Curtis scritta da Jon Savage.
Ricorrenze importanti per i fan dei Joy Division di questi tempi: oltre al 2 maggio 1980, data del loro ultimo concerto, a giorni cadrà il quarantennale di Unknown Pleasure (1979), album di debutto.
Un disco che non scalò le classifiche ma contribuì ad accrescere il culto di quella storica band di Manchester che dall’era punk svoltava verso sonorità avanguardistiche più cupe e liriche esistenziali.
«Troppo normale, facciamola più estrema!» esortava Ian Curtis a proposito della genesi di quelle canzoni.
In un’intervista pochi mesi prima del suicidio dichiarò: «Vogliamo suonare quel che ci piace suonare. E quando smetterà di piacerci, sarà la fine». Poi, prima ancora di poter perdere il gusto di fare musica, entrarono nella leggenda. Così come ci ricorda ogni volta quell’iconica copertina di Peter Saville, non a caso utilizzata anche per la recente Autobiografia della band edita da Mondadori.
Più che altro una oral-history firmata dal giornalista Jon Savage, fondata su oltre 30 testimonianze: dai membri dei Joy Division ai gruppi con i quali condivisero il palco, dal produttore Tony Wilson al fotografo Anton Corbijn che monterà il film Control, a giornalisti e tecnici del suono. Il concerto dei Sex Pistols quando Hook e Sumner ebbero la folgorazione e l’incontro con l’introverso Curtis, amante del punk ma raffinato autore di testi letterari. E poi l’humus dal quale sono nati brani oscuri, Camus e l’esistenzialismo, il nome Warsaw in omaggio a Bowie cambiato poi in Joy Division e contestato per il riferimento ambiguo ai tuguri dove le prigioniere intrattenevano sessualmente i nazisti.
Una storia fatta di chiaroscuri, proprio come quel periodo a confine tra le ombre dei ‘70 e l’alba dei luccicanti ’80.
In quel contesto il libro vi accompagnerà attraverso tutte le tappe della carriera dei Joy Division fino al tragico successo di Love Will Tear Us Apart. Sembra quasi di sentirne le vibrazioni mentre si sfogliano le pagine della commovente cronaca di una (annunciata) morte rock, datata 18 maggio 1980. Arrivati alla fine scoprirete tutto quello che c’è da sapere sui Joy Division ma il pregio di questo libro resta forse instillare la voglia di saperne ancora di più.