Si intitola “Naked thoughts” l’album, appena pubblicato, di Yuman
“Ho lasciato andare libera l’immaginazione”: è la prima cosa che dice Yuman a proposito del suo album “Naked thoughts”, cioè pensieri nudi.
“Non ho neanche seguito un sound predefinito, infatti è mutevole”. Di costante c’è l’idea di raccontarsi “In maniera indiretta. Sono stato ispirato da tante cose, anche una parete bianca può accendere un’idea. Quando partono quelle due o tre note la magia scatta. I miei brani alla fine nascono in maniera casuale, magari da un giro di chitarra. Il testo arriva sempre dopo che ho trovato la melodia”.
In un disco autobiografico e intenso come questo, Yuman confessa che “Il brano che mi rispecchia più di tutti è “The rain”. Mi piace l’acqua, amo la pioggia”.
Onnivoro di musica, dice di passare da “Battisti ascoltato da piccolo a Paolo Nutini ai Daft Punk. Però dare un volto preciso a chi mi ha ispirato per il mio disco è difficile: io credo ci siano dentro tutti i miei ascolti”.
Nel passato di Yuman c’è anche un periodo da busker, che – ammette – gli manca: “Di quella vita mi manca il calore della gente: suonando per strada il rapporto è più diretto di quando sei su un palco. Suonare in un pub significa avere le persone a meno di un metro da te: è la cosa più bella e il test forse più difficile per un musicista”.
Da qui il pensiero scivola verso i live: “Penso tutti i giorni ai miei concerti, un giorno metteremo in pratica le idee che mi frullano in testa. Vorrei fare cose spero spettacolari: all’inizio ovviamente non intendo dire pirotecniche ma personali. Quando canto sono concentrato, non vedo niente; mi piacerebbe nei miei concerti essere un po’ teatrale e, dopo aver suonato da solo, avere con me una band”.