Quattro chiacchiere con il giovane artista toscano, fuori con il suo secondo album intitolato “Smarties”
Riparte da “Smarties“ Lorenzo Ciolini, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Zic. Un lavoro maturo e qualitativamente interessante, che arriva a due anni di distanza dal disco d’esordio “Faceva caldo“ e dalla partecipazione alla 17esima edizione di “Amici” di Maria De Filippi. Anticipato dal singolo “Top level“, l’album è arricchito dalla presenza di quattordici tracce, prodotte dallo stesso artista toscano e da Pio Stafanini.
“Smarties”: un titolo impegnativo, soprattutto di questi tempi. Credi ci sia un estremo bisogno di dolcezza?
Credo semplicemente nei sentimenti espressi da questo disco, stiamo attraversando un momento particolare, sia a livello umano che lavorativo. Alla fine, penso di aver trattato concetti che esulano dalla musica di oggi. Bene o male, tendo a far tesoro di diverse esperienze che riverso nel mio lavoro. Credo che la mia musica abbia un valore ma non saprei dirti di preciso quale, non penso sia nemmeno il mio compito.
Cantautore e produttore, come convivono in te queste due anime?
Benissimo, perché alla fine hanno bisogno l’una dell’altra. Prima avevo solo la chitarra, la voce e il mio modo di scrivere per esprimermi, adesso ho un mondo immenso di suoni dal quale posso attingere. Dedicarmi al 100% a quello che sarà il risultato finale, mi permette di abbattere dei grossi limiti e dei muri che, se avessi ricoperto uno solo di questi due ruoli, molto probabilmente non sarei stato in grado di oltrepassare.
Un cantante con cui ti piacerebbe collaborare e un artista che vorresti produrre?
Il primo nome è sicuramente Cosmo, nei suoi lavori trovo sempre una grande poesia musicale. Poi ce ne sono tantissimi altri, apprezzo molto Francesca Michielin, ma la lista sarebbe veramente infinita. Alla fine credo che la risposta valga per entrambi i ruoli. Gli stessi artisti che stimo per un duetto mi piacerebbe poterli anche produrre, penso che sia una cosa abbastanza reciproca.
Un mix tra passato e presente, credi che la tua musica possa rappresentare una sorta di anello di congiunzione tra la precedente e l’attuale generazione?
La mia vita è segnata sia dalla musica del passato che da quella del presente, entrambe coesistono e hanno grande valore per me. Oggi è tutto diventato più veloce, ogni giorno esce qualcosa di nuovo che, quasi sempre, mi stupisce perché riesco a trovare sempre delle piacevoli scoperte. L’avvento della tecnologia ti permette di attingere da qualsiasi tipo di genere proveniente da ogni posto del mondo, per cui è più facile essere portati a creare nuove fusioni. D’altra parte, sono affascinato dal modo in cui si faceva musica negli anni ’70 e ’80, l’idea di partenza era il suono. Dal punto di vista produttivo e lavorativo mi sento molto vicino a quel mood.
In “Smarties” racconti la tua vita come in un diario, ci sono delle pagine che hai voluto lasciare fuori, custodire gelosamente, o pensi di esserti aperto al 100%?
In tutta franchezza, penso di aver dato le pagine più profonde e più belle di questo diario, ciò che ho scartato è semplicemente quello che mi entusiasmava meno. Ho cercato di essere il più sincero possibile, nel modo più semplice, perché penso che i dettagli e le piccole cose siano in assoluto le più importanti.
La musica è sicuramente una compagna di vita, ti ha dato tanto ma, al tempo stesso, ti ha mai tolto qualcosa?
La musica può essere abbastanza violenta a volte, le dedichi tempo e passione ma non sei mai sicuro che questo impegno ti possa portare a dei risultati concreti. Ho ventitré anni, sono un ragazzo giovane, come altri sto attraversando una fase della vita in cui comincio ad avere delle necessità. La voglia di potermi staccare da un determinato tipo di ambiente, aver bisogno di una certa libertà e di una certa indipendenza. Nascono anche sensi di colpa nei confronti della propria famiglia, perché comunque parliamo di scelte importanti. Personalmente la vivo come una sorta di bellissimo salto nel buio.
Un gioco per cui vale la candela, immagino..
Beh sì, se sei uno che come me non può farne a meno, sicuramente vale la candela. So perfettamente che se decidessi malauguratamente di abbandonarla la mia esistenza non sarebbe di certo la stessa. Sai, è come attraversare una tempesta ed accorgersi di essere arrivati al punto di non ritorno, il momento in cui realizzi di avere come unica alternativa quella di andare avanti a vele spiegate in mare aperto, perché ormai non ti è più possibile tornare indietro al tuo porto sicuro.