Parte la rubrica dei tormentoni estivi
Capire tu non puoi… Tu chiamali, se vuoi…tormentoni. Se Lucio Battisti avesse cantato una strofa come questa, gli avrebbero riso in faccia. In effetti la parola tormentone non nasce certamente come sinonimo di emozione.
Dal latino tormentum, derivato di torquere, si riferisce alla tortura e al martirio. Tutto sommato, in una società spesso masochista come la nostra, non sarebbe nemmeno così sorprendente la passione per qualcosa in grado di farci del male. Quel termine ha però oggi un significato completamente diverso. In fondo se, come diceva Montaigne, scrivere non provoca tormento, ma nasce dal tormento, il maggior disagio dovrebbe casomai essere vissuto da chi compone più che da chi consuma musica.
Ripetitivo. Ballabile. Orecchiabile.
Stiamo parlando del tormentone estivo. Non si sa bene se prima divertente o nauseante. Il tormentone musicale è per antonomasia quello estivo. Nel 1996 fummo bombardati da La Macarena, e da quel momento divenne inarrestabile il susseguirsi di balli importati dalla Spagna o dal Brasile.
Non sappiamo nemmeno noi cosa cantiamo talvolta, in quei testi dove si incastrano sempre a pennello parole come corazon, cabesa, bailar. Eppure sono diventati la tradizione irrinunciabile dei mesi caldi, proprio come le cover di successi natalizi a dicembre. Il tormentone testa la nostra pazienza, che in estate si adegua alla diffusa spensieratezza e non conosce limiti. Fino a diventare persino emozionante, rendendoci orgogliosi della nostra epoca.
E’ così che dalla fine degli anni ’90 abbiamo iniziato a chiederci quali saranno i brani che ci rimbomberanno nelle orecchie sulla spiaggia. Domandandoci anche quali ci avessero accompagnato precedentemente. Per scoprire, guarda un po’, che il tormentone estivo esiste dagli anni ’60.
Ricordiamo quando Edoardo Vianello faceva ballare con La tremarella e Piero Focaccia intonava Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare. E’ successo ben prima che i fratelli Vanzina e Jerry Calà trasformassero questo brano nel modo ironico che conosciamo.
Il tormentone ha quindi una storia antica, ma fino agli anni ’90 è stato chiamato semplicemente successo. Poi, da La Macarena in avanti, il termine ha scoperto la sua accezione positiva, e da quel momento è diventata una gara a chi lancia il tormentone dell’anno. Ora, fare il pezzo dell’estate, fosse anche l’unico successo di tutta la carriera, è diventato un onore. D’altronde, non c’è Sanremo che tenga, anche senza i rimpianti Festivalbar, Cantagiro, Disco per l’estate. I brani che segnano maggiormente il mercato musicale sono quelli cantati sotto l’ombrellone.
Associati a momenti allegri e dinamici, i successi estivi suonano la carica diventando colonna sonora della nostra vita, da godere, per un gioco del destino, senza tormentarsi. a volte si esprimono con messaggi subliminali che catturano attenzione e curiosità, altre volte con testi scritti senza la pretesa di insegnare qualcosa.
I tormentoni estivi non hanno regole: rappresentano la massima libertà musicale racchiudendo nostalgia, ricordi e speranze con melodie in grado di rimanere nel tempo.
Raccontarli tutti sarebbe impossibile, e francamente ingeneroso nei confronti di quelli che andremmo a dimenticare. Ne ricorderemo quindi uno per ogni decennio, a partire da quei favolosi anni ’60. Abbiamo scelto quelli che hanno cambiato il modo di fare musica e altresì di interpretare il mondo.
Quel mondo che ha mutato molto la forma ma non la sostanza. Ogni settimana, il giovedì e venerdì, con la rubrica “Tormentoni estivi” vi regaleremo anche un’intervista al protagonista raccontato. Il tormentone rappresenta quanto di più geniale e complesso si possa realizzare con le sette note. Forse qualcuno lo considererà ancora un genere da biasimare, ma la musica va vissuta a 360 gradi, anzi… 361. Capire tu non puoi. Tu chiamali se vuoi…tormentoni.
Appuntamento a giovedì 25 giugno su Musica361!