“State of Mind” il nuovo raffinato disco di Rio

Maurizio De Franchis, in arte Rio, torna col nuovo album “State of mind”, raffinato e classico.

Fra le canzoni si sente il forte tributo al soul e al blues, con una spruzzata di funk qua e là. 

Da dove nasce il nome d’arte Rio?

Rio è il nome d’arte che scelsi quando nel 1991 entrai a far parte della Band dei Sold Out.

Il motivo di questa scelta è stato semplicemente perché avevo bisogno di un nome facile da ricordare.

Ebbi l’ispirazione da un film di Marlon Brando nel quale interpretava un personaggio che si chiamava Rio. Rio è la parte di me con la quale convivo dall’età di 9 anni e che mi ha dato la possibilità di toccare i miei sogni musicali.

Rio: raffinatezza e classicità nel suo disco "State of Mind"

Ci racconti qualcosa del suo vissuto nei Sold Out, e del loro percorso.

I Sold Out sono nati dall’incontro con i tre produttori che hanno fondato il progetto: Gigi Canu, Sergio Della Monica e Alessandro Sommella attualmente anche i fondatori del gruppo Planet Funk.

Ci sarebbe molto da raccontare, come ad esempio la partecipazione a Sanremo International con il singolo Shinn On e poi al Festival della stessa edizione in coppia con Riccardo Fogli.  Un tour in tutta Europa e varie trasmissioni televisive tra cui BBC one.

 

L’album “State of mind” è raffinato, ed ha il gusto di un disco classico. A chi è rivolto?

Quest’album non ha la presunzione di rivolgersi ad un segmento specifico di ascoltatori ma ha la disinvoltura di offrirsi a tutti e a nessuno.

L’amore è il motivo principale dell’intero album sia per quanto riguarda storie vissute personalmente che quelle osservate come semplice spettatore ma con uno sguardo profondo.

 

La canzone “Invisible man” ha un breve cambio di tempo totalmente inaspettato, quasi progressive, ed è curioso perché nell’album accade solo una volta: come mai questa sorpresa compositiva?

Avevo in mente, in quel punto della canzone, di inserire uno special, che aveva caratteristiche diverse da quelle dell’originale.

Gino D’Ignazio, il mio produttore artistico, mi propose una sua versione suonata con il flauto traverso che mi piacque davvero molto e decidemmo così di mettere quella.

Rio: raffinatezza e classicità nel suo disco "State of Mind" 1

“Why has the sky blowin up” recita l’inizio del ritornello di “Don’t give her pain”. Anche questo brano rimane impresso, per delicatezza e immediatezza. Come e in quanto tempo sono concepite queste canzoni?

Dont’t give her pain è la storia di un alcolizzato che racconta gli effetti dei suoi deliri mentre intravede, a tratti, i sacrifici che la sua donna per amore fa per lui. Cosi, egli chiede a Dio di mettere sul suo cammino un altro uomo che non le dia dolore.

Questa canzone nasce dallo sguardo profondo su problematiche di questo genere.

 

Le sue collaborazioni sono prestigiose, da Tony Esposito a Gianni Bella e molti altri. C’è un aneddoto particolare che le va di raccontare?

Ricordo con particolare affetto quando aprivo i concerti di Gianni Bella e lui un giorno, dopo la mia esibizione mi disse: “perché invece di scendere dal palco non resti a cantare insieme a me?”

 

I live streaming sono emersi come necessità, durante la pandemia di Covid-19. Ora però c’è una tendenza, come dire, a istituzionalizzarli come una nuova forma di intrattenimento. Cosa ne pensa, così come della proposta dei concerti in modalità “drive-in”?

Noi siamo spesso in balia degli eventi ma abbiamo anche la capacità di adattarci a loro e incrementare nuove soluzioni.

Il drive-in e la musica in streaming sono il risultato efficace ma provvisorio di questo cambiamento. Perché sono convinto che tutto ritornerà alla normalità.

 

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