Il tormentone estivo

Edoardo Vianello e gli anni Sessanta

Il tormentone estivo 1
Spartito di I Watussi – C.Rossi, E. Vianello

Potremmo discutere per anni la tesi terrapiattista; interrogarci senza fine sulla nascita dell’Universo. Da una verità non si scappa: il tormentone estivo, in Italia, lo ha creato Edoardo Vianello.

Le sue canzoni che spopolarono negli anni Sessanta, rappresentano di fatto anche l’infanzia della generazione degli anni ’80, cresciuta coi film e le trasmissioni revival come Sapore di mare e Una rotonda sul mare. Edoardo Vianello ci ha insegnato a ballare almeno tre generi musicali.

Il primo grande successo, Il capello, viene lanciato agli inizi degli anni Sessanta a Studio Uno, in una serata di novembre. Di funebre, però, quel brano non ha proprio nulla e dà immediatamente l’impressione di debuttare nel periodo dell’anno sbagliato, lontano dalle spiagge.

A distanza di tempo ancora non è ben chiaro se davvero quel finimondo per un capello biondo che stava sul gilet fosse nato per un tradimento o per una gelosia eccessiva della consorte del protagonista. Probabilmente la canzone offre ancora a molti uomini fedigrafi la scusa di dichiararsi innocenti per un crine di cavallo uscito dal paltò.

D’altra parte quella è la risposta del geniale certificato rilasciato dal chimico citato nel brano. Di sicuro quel motivo, arrangiato da Bacalov, da subito diverte e appassiona, nel destino di diventare storia della nostra musica.

E’ così molto più facile per Edoardo Vianello imporsi nell’estate successiva con due grandi brani: Pinne fucile ed occhiali e uno dei lati B più famosi di sempre, Guarda come dondolo.

L’Italia scopre il twist.

..mentre l’altro brano, con il supporto di Ennio Morricone, che crea i suoni dell’acqua, diventa uno dei cha cha cha più simbolici dell’estate.

L’anno dopo, non contento, Vianello si ripresenta alla grande platea con altri due ineguagliabili testi: Abbronzatissima e I Watussi. Un brano che oggi, senza alcun dubbio, farebbe storcere più di un naso per quell’altissimi negri cantato con la massima ironia di cui il cantautore romano si è sempre confermato maestro.

Ecco arrivare in Italia anche l’Hully Gully.

Nel ’64 con Oh mio Signore, scritta con Mogol, Edoardo si attesta primo in classifica per due mesi con una canzone più impegnata, sebbene troppo spesso dimenticata. Del resto in quella stessa estate lancia Hully Gully e Tremarella e l’anno dopo è la volta di Il peperone. E’ più forte di lui: con l’estate si esalta il suo genio creativo che fa danzare tutti.

Brani tutti diversi e perfettamente distinguibili, sebbene accomunati da un grande denominatore che li trasforma in un unico successo traducibile in EdoardoVianello.

Negli anni in cui il cantautorato (soprattutto quello genovese) si tormenta con storie d’amore finite, talvolta impossibili e mai realizzate, lui diventa il protagonista della canzone spensierata, quella che fa ballare. Quella che, direbbe Voltaire, con la lettura rappresenta il divertimento che non potrà mai fare male al mondo.

Il tormentone estivo 3

In effetti nella canzone di Vianello nessuno si duole più di tanto. Tra baci appassionati a labbra salate, surf e raggi del sole che ustionano pelli pallide, vince la serenità dello stare insieme. Vivere il presente sotto l’ombrellone, per potere immaginare un futuro straordinario.

Tra telefoni S62, vecchi televisori CGE e orologi da muro rigorosamente Ericsson, negli oggetti degli anni Sessanta si scova sempre una musicassetta di Edoardo Vianello. Uno dei punti di orgoglio della nostra cultura, che talvolta finge di sottovalutarlo per riproporlo ogni estate.

Il genio di Vianello, divenuto quindi anche produttore di una etichetta discografica arriva poi a scovare tanti importanti artisti: Ricchi e Poveri, Minghi e un grande cantautore che lo avrebbe ringraziato pubblicamente anni dopo in un concerto al Palasport.

Chi sarà mai?

Uno che, da artista ad artista, gli chiese di lasciarlo libero dalle imposizioni della RCA, troppo rigida nelle scelte. Il personaggio in questione era un giovanissimo Renato Zero.

Per scoprirlo ci voleva un grande intuito. Quello di chi si inventò il tormentone in Italia. Domani, nell’intervista che pubblicheremo in esclusiva su Musica 361, Edoardo Vianello ci racconterà tanti aneddoti e curiosità. La prima estate dopo il lockdown è iniziata: ricominciamo dagli anni Sessanta e dalla loro proverbiale allegria.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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