L’opera di Richard Wagner si dimostra più che mai contemporanea
La cavalcata delle Valchirie è per antonomasia la più simbolica musica eroica. Un caso emblematico di utilizzo della sinfonia classica nella cultura popolare. Cliccando qui ascolterete la versione orchestrale diretta da Daniel Barenboim.
Utilizzata anche quale colonna sonora di Apocalypse Now, ma persino in film comici come Superfantozzi, La cavalcata delle Valchirie è l’inno strumentale di ogni impresa guidata dal volere divino.
Da questa comincia il nostro percorso che ci condurrà settimanalmente a scoprire il ruolo dell’Eroe attraverso la Musica.
Composta da Richard Wagner a metà del 1800, La cavalcata delle Valchirie compare nell’atto centrale de La Valchiria. L’opera, che fa seguito a L’oro del Reno e anticipa Sigfrido, è dedicata proprio alla figura descritta dal titolo.
La valchiria è una dea che, nella mitologia norrena, ha il compito di servire Odino, il dio che decide i vincitori delle battaglie.
La valchiria protegge i guerrieri indicati da Odino e sceglie i morti più valorosi per condurli nel Valhalla. Ovvero una grande sala dorata dove le anime restano in attesa del Ragnarok, lo scontro finale tra ordine e caos. La valchiria, debole rispetto all’amore umano, potrebbe anche provare a cambiare le sorti della battaglia rispetto alla volontà di Odino. In quel caso verrebbe annientata in un lungo sonno e sarebbe bandita dal ruolo divino. È proprio quello che accade nell’opera di Wagner.
La cavalcata delle valchirie accompagna così l’arrivo di Brunilde al servizio di Odino.
Brunilde è infatti incaricata di difendere il figlio di Odino, Siegmund, nella battaglia contro Hunding. Quest’ultimo vuole vendicare il tradimento della moglie Sieglinde in un rapporto incestuoso proprio con il fratello Siegmund.
Improvvisamente Odino ordina però a Brunilde di proteggere Hunding. Sua moglie lo ha infatti convinto a cambiare il destino della battaglia, in quanto Siegmund e la sorella sono nati da un tradimento dello stesso Odino.
Siegmund, quindi, addestrato dal padre, non rappresenterebbe la figura di eroe libero in grado di vendicare il popolo contro la stirpe nemica di Hunding.
Brunilde, però, prova invano a difenderlo ugualmente e riesce soprattutto, insieme alle altre otto valchirie, a mettere in salvo la sorella.
La donna, infatti, implora la morte ma Brunilde le ricorda di essere incinta di Siegmund e la necessità di vivere per il nascituro.
Con dolore, Odino è costretto dalle regole a far addormentare Brunilde. Sarà proprio Sigfrido, figlio di Siegmund e Sieglinde, a risvegliarla nell’opera successiva.
Sarà lui l’eroe libero che farà rinascere il popolo.
Riconosciuto da Nietzsche quale prototipo di artista tragico, Richard Wagner verrà successivamente accusato dallo stesso filosofo tedesco di camuffare con la musica il pessimismo di una società decadente. In effetti l’eroe descritto musicalmente dal compositore, potrebbe apparire quello platoniano. Ovvero quello mosso dall’istinto divino della razionalità assoluta. Nietzsche, che in nome dell’istinto impulsivo e puramente dionisiaco ha sempre difeso l’arte contro la razionalità a ogni costo voluta da Socrate e Platone, matura quindi il distacco da Wagner.
La cavalcata delle valchirie sottolinea l’eroismo di una dea che rischia contro il volere del padre.
Tutto a favore di un amore dai caratteri decisamente umani e mortali. Se il presunto eroe non può essere tale in quanto non è libero, la valchiria si conferma invece assolutamente libera nelle sue scelte.
Una storia di eroismo, libertà e femminilità. Con una sensibilità in bilico tra ragione e arte. L’eroe guidato dallo spirito divino affascina per la sua sicurezza e la sua contemporaneità. Proprio come La cavalcata delle valchirie, simbolo di eroismo nel suo maestoso incedere di un’orchestrazione più che mai completa. Wagner terminò di scriverla in Italia nel 1856, ispirandosi ai poemi tedeschi del 1200. Vicissitudini sentimentali e legali fecero sì che l’opera debuttasse solo nel 1870. Adolf Hitler la celebrò nel suo trionfalismo quando invase la Polonia. Politica e musica, però, viaggiano su binari differenti. Dopo 150 anni, è ancora questa la miglior colonna sonora dell’eroismo.