“Tra poco passa il Giro” fu la sigla del Processo alla Tappa
Gian Pieretti è un cantautore toscano dotato di grande ironia e profonda conoscenza dei vizi e dei costumi italici a cui non risparmia un sarcasmo talvolta pungente. E’ da lui che ripartiamo per una nuova puntata di Musica ed Eroi.
Nel 1998 Gian Pieretti viene chiamato dalla Rai per comporre la sigla del Processo alla tappa, che torna dopo tanti anni con la conduzione di Claudio Ferretti. Il gioco è fatto: tanta ironia, un velo di malinconia e molta verità. Così si compone Tra poco passa il Giro, che con quei tre ingredienti fa vivere in due minuti di canzone tutto il romanticismo e la passione del ciclismo.
E’ l’anno di Marco Pantani in rosa prima di conquistare la maglia gialla del Tour, e quindi gli italiani sono particolarmente coinvolti dalla fatica delle due ruote.
Il poeta compone una delle canzoni più straordinarie stilisticamente: in una atmosfera retrò che riporta al ciclismo degli anni ’60, vissuto come una festa, l’eroe questa volta non è un corridore in particolare. Bensì il ciclismo in sé. Ovvero, il pubblico stesso.
Canta Gian Pieretti: E una festa, una gran festa, certamente ci sarà. Ci sarà tanta gente che per strada griderà. Mancherà soltanto Coppi perchè Bartali è già là.
Infatti il Ginettaccio, che morirà due anni dopo, all’epoca della canzone è ancora la migliore memoria storica del più avvincente duello di sempre.
La festa di cui racconta il ritornello, però, riscatta una storia triste del protagonista della canzone. Gian Pieretti racconta infatti della fine di una relazione in cui aveva sperato tanto e, in un parallelismo con il ciclismo, fa come i corridori che, stanchi, si ritirano.
La nostalgia della sua amata è grande, ma il protagonista scopre il riscatto proprio nel Giro: “Però sinceramente, non me ne frega niente, tra poco passa il Giro e in casa solo io non ci resterò”.
Gian Pieretti descrive quindi il protagonista come un eroe che supera un difficile momento personale con la passione per lo sport.
E in quel personaggio del brano si ritrova tutto il pubblico del Giro d’Italia. La folla e la voglia di partecipazione (realtà che ai tempi del Covid-19 sembrano appartenere ormai al Paleozoico) sono gli elementi fondamentali per trasformare un’emozione di tristezza in una grande gioia. Il ciclismo come unico vero amore che non tradisce mai.
Tuttavia la nostalgia di lei è ancora troppo forte, e solo il paragone con lo sport più amato sembra consolare la solitudine di chi canta.
E qua si inneggia al coraggio dell’eroe che sa cercare anche in ciò che ama il miglior alleato per riprendere ciò che gli spetta nel mondo, con determinazione.
“Io sono disperato e come un corridore per disgrazia ho anche forato. Senza la tua presenza, sto chiuso in questa stanza. Malgrado passi il Giro devo dire che mi manchi da morire”.
Introdotto da un “Iattattira Tattattà” tipico del cantautore pistoiese, Tra poco passa il Giro si nutre di tanta ironia anche per il modo scanzonato di interpretarla a cui non rinuncia Gian Pieretti, maestro del genere.
Fisarmonica e chitarra bastano al suo genio creativo per produrre una delle canzoni più poetiche di sempre dedicate al ciclismo, con sfumature originali a metà tra la canzone d’autore e il divertissment del menestrello. Nel brano infatti ritroviamo la passione della gara, ma anche la sciura Maria che, abituata a fare la spesa in bicicletta, si affaccia alla finestra con il cartello “Viva il Giro”.
E’ con questo brano, tutto da ascoltare, che chiudiamo il secondo capitolo di Musica ed Eroi, anticipando già ciò che analizzeremo da venerdì prossimo: gli Eroi raccontati dalla musica….comica!