Quattro chiacchiere con Francesca Simplicio, tour manager, esperta organizzatrice di concerti ed eventi
L’esperienza arriva col tempo, la passione o ce l’hai dalla nascita o non l’acquisisci da nessun’altra parte. Questa la riflessione ispirata dalla piacevole chiacchierata realizzata con Francesca Simplicio, giovane ma già navigata conoscitrice del mondo dei live. Abbiamo il piacere di approfondire la sua storia professionale, ospitandola in questo nono appuntamento della rubrica “Protagonisti in secondo piano“.
Come ti sei avvicinata a questo mondo?
All’età di circa tredici anni ero una fan di Ambra Angiolini, nutrivo ammirazione per lei e, forse, anche una sorta di innamoramento molto adolescenziale. Abitavo a Bari, lei a Roma, tra viaggi e imboscate sotto casa, sono riuscita a conoscerla. Lei mi ha un po’ scelto tra i numerosi ragazzi che la seguivano in quel momento, poi il rapporto è andato avanti nel tempo. E’ stata Ambra ad avvicinarmi a questo settore, intercettando la mia passione per il mondo dello spettacolo, più precisamente per tutto ciò che concerne la parte backstage. Da lì sono diventata l’assistente della sua manager dell’epoca, per poi aprirmi ad altre collaborazioni. Tra i primi artisti con cui ho lavorato ricordo Alex Britti, Francesco Renga e Neffa. Comunque sia, devo dare merito di tutto ad Ambra e sono molto fiera di dirlo (sorride, ndr).
Come si è evoluto il tuo mestiere nel tempo?
Ero talmente tanto appassionata e affamata di questo lavoro che, nel giro di breve tempo, ho cominciato a scalare la vetta. Poco dopo sono passata in Friends & Partners, dove ho cominciato ad occuparmi anche di produzione, quello che negli anni è diventato poi il mio campo principale. Sono rimasta lì per dieci anni, ho imparato tantissimo, Ferdinando Salzano è tutt’oggi un punto di riferimento per me, una persona che stimo moltissimo. Ad un certo punto, però, ho avvertito l’urgenza di andare un pochino oltre, sentivo di aver appreso tutto da quella situazione, così ho deciso di mettermi in proprio per seguire a 360° un progetto da sola, dall’inizio alla fine.
Ho continuato a seguire alcuni loro artisti da esterna, aprendomi ad altre collaborazioni, tra cui anche con Vivo Concerti, fino a quando ho deciso di investire maggiormente nella mia propensione per la parte logistica, mettendo in piedi una società insieme ad una mia vecchia conoscenza. Poche settimane dopo mi ha contattato Laura Pausini, che avevo già avevo incrociato come interna F&P, anche se non ci conoscevamo benissimo, o meglio io avevo la vaga idea di chi fosse (ride, ndr). E’ stata una bella botta di fortuna, ma anche di lavoro, perchè stare al suo fianco è davvero una palestra.
Cosa ti ha lasciato l’esperienza lavorativa con Laura Pausini?
Posso affermare con assoluta certezza che, in tre anni con lei, ho imparato più che in tutte le altre esperienze messe insieme. Parliamo proprio di un altro livello, perchè mi ha insegnato a considerare tante sfumature che avevo sempre ignorato, dettagli che fino a quel momento avevo trascurato. Laura mi ha completato del tutto, grazie a lei mi sento di poter affrontare lavorativamente qualsiasi cosa.
Mi togli una curiosità? In cosa consiste esattamente il ruolo del tour manager?
Sai che non ti so rispondere? Me lo chiedo anche io e me lo chiedono tutte le persone alle quali cerco di spiegare questo ruolo. E’ uno dei tanti lavori improvvisati che fanno parte di questo settore. Il tour manager è quello che gestisce tutta la parte logistica dell’artista e del suo staff, eventualmente anche dei musicisti e dei tecnici. L’addetto che prenota aerei, hotel e ristoranti, in parole povere la persona che ti fa viaggiare, dormire e mangiare. Sostanzialmente è un plus, una figura che ti puoi permettere solo quando hai una certa disponibilità economica. Si aggiunge all’assistente che l’artista ha già a sua disposizione, ma si occupa solo della parte relativa agli spostamenti.
A complicare ulteriormente le cose è arrivata la pandemia, anche se il mondo della musica, forse, non se la passava benissimo anche prima…
Questa è una nota dolente. Sarò impopolare, ma credo che non ci stiamo supportando l’un l’atro nel modo giusto e non intendo solo con sovvenzioni o slogan. Un passo che avremmo potuto e dovuto fare già da tempo perchè, come hai giustamente sottolineato, la musica non se la passa bene già da un po’. La paura è che si stia perdendo totalmente di vista la qualità della musica e di questo mestiere. Il nostro compito è quello di far divertire, non salviamo certo delle vite, però quanto ci manca un concerto? Ce ne stiamo rendendo conto proprio in questo momento. Quindi, anche il nostro è un mestiere che merita rispetto.
Quale potrebbero essere, secondo te, le soluzioni?
Credo che tutti insieme dovremmo tornare agli antipodi, pensare più alla parte artistica dell’intrattenimento, parlo anche da fruitrice. Bellissimi i concerti di Madonna, Beyoncè e Rihanna, ma sembrano degli spettacoli di Las Vegas, c’è troppa roba, rischi di perderti delle parti importanti. Prendiamo in esame Franco Battiato, che a me piace tantissimi, ma che purtroppo mai avuto la fortuna di incrociare lavorativamente. L’ho visto l’ultima volta a Caracalla qualche anno fa, sul palco aveva soltanto cinque sedie per l’orchestra. Il concerto è iniziato alle otto e mezza, dopo due minuti già piangevo. Quando è finito… piangevo ancora. Tornare all’essenzialità aiuterebbe anche dal punto di vista economico. Al contempo, siamo tutti schierati sui social a scrivere “torneremo, torneremo”. Ma quando e come torneremo, se nel frattempo molti professionisti saranno costretti a cambiare mestiere per poter arrivare alla fine del mese?
Tu, personalmente, come ti stai reinventando?
In questo momento sono fortunata nel poter seguire altri eventi, non per forza inerenti alla musica. Per il resto, avendo a disposizione tanto tempo libero, passo le giornate a casa a cucinare per gli amici!
In conclusione, cosa ti manca di più dei live?
L’inizio, quando si accendono le luci, il boato del pubblico e l’adrenalina che condividi con tutte le persone intorno a te. Mi manca quel momento lì, chiaramente a seguire tutto quello che c’è anche prima, durante e dopo, un grande lavoro di squadra. Ma se proprio devo trovare un momento, ti direi questo perchè è l’istante in cui mi sento parte di qualcosa di grande e mi sento ripagata davvero di tutto. E mentre te lo dico giuro che mi è venuta la pelle d’oca!