Alessandra Carnevali: “Sanremo? Un’inspiegabile meravigliosa follia”

Quattro chiacchiere con Alessandra Carnevali, alla scoperta della sua duplice passione per la musica e per la scrittura

Alessandra Carnevali
Alessandra Carnevali si racconta ai lettori di Musica361, dal Festival di Sanremo ai romanzi gialli

Ci sono esempi professionali che vale la pena seguire, conoscere e approfondire. Alessandra Carnevali ha ricoperto ruoli diversi, buttandosi sempre a capofitto in nuove avventure, mantenendo intatta la sua grande passione. Dalla laurea in lingue al CET di Mogol, passando per l’esperienza sul campo. Sanremo è casa sua, nel 2007 è stata la prima blogger accreditata al Festival, ma alla kermesse ha preso parte anche in veste di autrice e di ufficio stampa. Abbiamo il piacere di ripercorrere con lei le tappe fondamentali del suo percorso, ospitandola in questo quindicesimo appuntamento della rubrica “Protagonisti in secondo piano.

Partiamo dal principio, come ti sei avvicinata alla musica?

Da bambina, pensa che mia nonna mi faceva cantare nel salotto le canzoni di Sanremo. Il Festival era un appuntamento molto importante per lei, andava dal parrucchiere e si vestiva elegante per vederlo in tv (sorride, ndr), così sono cresciuta a pane e Festival per tutta la vita. Negli anni mi è sempre rimasto questo grande amore, soprattutto nei confronti della musica italiana, pur ascoltando anche cose straniere.

E la passione per la scrittura?

Ho cominciato a coltivarla un pochino più da grandicella, frequentando la scuola di Mogol, dove ho conosciuto suo figlio Alfredo, meglio noto come Cheope, grandissima persona e artista straordinario. E’ stata un’esperienza importante sia a livello professionale che umano, perchè mi ha dato degli strumenti importanti. Sempre in quell’occasione ho conosciuto Mario Lavezzi, altro talento che non ha bisogno certo di presentazioni. Lui mi ha fatto lavorare al primo disco di Leda Battisti, altra allieva del CET che stava riscuotendo un buon successo.

In qualche modo hai unito le tue due principali passioni: musica e scrittura…

Esatto. Successivamente ho cominciato a lavorare anche con il mio secondo marito, che è un musicista, producendo insieme Andrea Febo, un ragazzo che nel 2001 ha vinto l’accademia di Sanremo, venendo ammesso di diritto al Festival dell’anno seguente. Di conseguenza mi sono ritrovata in gara come autrice del testo di “All’infinito”, oltre che come co-produttrice. Era la prima volta che mettevo piede nella Città dei Fiori, puoi immaginare la gioia, considerata la passione che mi ero portata dietro sin dall’infanzia. Un’esperienza meravigliosa, una magia che non si è più ripetuta, almeno in quella formula.

Come sei passata dallo scrivere musica tua al raccontare la musica di altri?

Per pura casualità, nel 2005 mi sono ritrovata a guardare in televisione un’intervista di Marco Montemagno, fondatore di Blogosfere. Parlava di questa sua idea di creare un network di blog professionali, aprendo la possibilità a chiunque di potersi candidare. Senza pensarci due volte, ho mandato una mail spiegando il mio interesse per la musica italiana. Dopo qualche giorno mi rispondono chiedendomi di scegliere un argomento ancora più specializzato, così è nato il mio blog “Festival” ed è iniziata questa avventura.

Alessandra Carnevali 1Qualcosa in più di un semplice blog, mi piace definirla una finestra sul Festival di Sanremo e dintorni. Personalmente penso di essermi avvicinato alla scrittura leggendoti, perchè in ogni riga veniva fuori la tua passione viscerale, che credo sia sempre il motore di tutto. Come ha preso piede la cosa?

Non sai che piacere leggere queste tue parole, grazie. Guarda, ho cominciato con qualche biografia di qualche artista famoso, fino al giorno in cui mi sono ritrovata in mano la lista dei sessanta convocati di Sanremo Giovani del 2006, quando le audizioni all’epoca erano davvero blindate. Sfidando la sorte, decido di pubblicare la lista, cosa che non aveva mai fatto nessuno fino a quel momento. Non puoi capire cosa è successo dopo, le visite sono schizzate alle stelle.

Una volta saputi i promossi e i bocciati, mi sono inventata “Il girone dei cannati”, una rubrica che ospitava coloro i quali ritenevano di aver subito un’ingiustizia. Diciamo che il mio blog è diventato famoso proprio per questo motivo, da quel momento in poi la mia politica è stata quella di dare voce a chi non aveva spazio su testate più titolate. Ricordiamoci che all’epoca non c’erano ancora i social network, quindi chi veniva scartato non aveva diritto di replica o più semplicemente un piccolo spazio dove farsi conoscere.

Una fortuna ma anche un bell’azzardo, perchè non l’hai fatto sapendo che questo ti avrebbe portato un vantaggio, anzi…

Macché, ero convinta di andare in galera (ride, ndr), anche se era più forte la voglia di prestare un servizio. Adesso non sarebbe più possibile, perchè la lista dei giovani che arrivano alle fasi finali viene resa pubblica. Però quello che dici è vero, quella che inizialmente pensavo potesse essere la mia rovina, invece si è rivelata una fortuna. Nel 2007 sono stata la prima blogger accreditata al Festival nella sala stampa Radio e TV, ma negli anni il modo di fare questo tipo di informazione è molto cambiato. Adesso prevale il gossip, la fake news o la notizia gonfiata. Anche le canzoni non vengono valutate esclusivamente per quello che valgono musicalmente, ma per chi le interpreta, per cosa fa nella vita, per come si comporta, per come si veste, per quanto è presente sui social e per quanta polemica suscita.

Il ruolo stesso del blogger, forse, è passato di moda. Trovo che ci sia sempre meno passione e che le cose vengano fatte in maniera più accademica, per non parlare del notevole incremento di un certo tipo di protagonismo, che io reputo poco professionale. Quando sono partita per il mio primo Festival avevo con me un Nokia n70 e un Mac, non ero nessuno, non avevo conoscenze, gli uffici stampa non mi si filavano, quindi mi appostavo per strada o negli hotel e assaltavo i cantanti, portando a casa un lavoro infinito. Tornavo la notte in albergo e non sapevo più nemmeno come mi chiamavo dalla stanchezza, ma l’obiettivo era sempre quello di raccontare, di fare cronaca, non quello di mettermi in mostra. Quando gli addetti ai lavori lo hanno capito, sin dall’anno successivo, se non chiamavo io… cominciavano a chiamarmi loro.

Per non farti mancare niente, nel 2014 hai partecipato al Festival ancora una volta in un’altra veste, dall’altra parte della barricata, ovvero come ufficio stampa web di Antonella Ruggiero. Che esperienza è stata?

Bellissima, siamo stati tutta la settimana dalle monache alla Villa del Sole, un po’ fuorimano ma si mangiava benissimo. Ci siamo divertiti tanto, sia con Antonella che con suo marito Roberto Colombo, di una simpatia estrema. Per un’appassionata come me, avere accesso alla green room è stato uno spasso.

Poi ad un certo punto hai deciso di prendere un’altra strada, in che modo ti sei reinventata?

Avrei continuato se ci fossero stati i presupposti, anche perchè a me piace lavorare in un certo modo, in più i numeri erano dalla mia parte. Nella vita ho due passioni, una è la musica e l’altra è la scrittura, quando le ho potute unire ho lavorato ai testi delle canzoni, quando le ho dovute dividere ho fatto la blogger, per poi scoprirmi scrittrice. Anche in questo caso si è trattata di una pura casualità, perchè avevo scritto un paio di romanzi, così a tempo perso, senza avere una precisa idea in testa.

Alessandra Carnevali 2In perfetta buona fede e senza alcuna ambizione, ho deciso di inviare un giallo intitolato “Uno strano caso per il commissario Calligaris” al sito ilmiolibro.it, una piattaforma che ti da la possibilità di pubblicare online la tua opera, senza nessun obbligo, con la possibilità di partecipare ad un concorso con alcune grosse case editrici, dove chi vince viene pubblicato. Contro ogni mia aspettativa il mio romanzo si aggiudica il primo premio, inizio a collaborare con la Newton Compton. Le vendite del libro vanno molto bene, così comincio a scriverne un secondo, un terzo, un quarto e un quinto, ora ho appena finito il sesto. Sono molto contenta perchè il personaggio piace, la speranza successiva è quella di poter realizzare una fiction, chissà, è molto difficile, ma staremo a vedere.

Se dovessi spiegare ad una civiltà aliena cos’è il Festival, quali parole utilizzeresti?

Sanremo è un’inspiegabile meravigliosa follia, una sorta di liturgia che ogni anno sembra apparentemente uguale, ma si dimostra straordinariamente diversa. Pippo Baudo per me ne rappresenta il miglior sacerdote, anche se ci sono stati altri suoi eredi che hanno saputo mandare avanti degnamente questa sorta di messa cantata, ma lui potremmo definirlo il vero pastore della chiesa.

E questa ultima edizione come l’hai trovata?

Guarda, la tristezza si percepiva, anche se hanno cercato in tutti i modi di evitarlo, ma quella platea vuota ce la ricorderemo per un bel po’ di tempo. Amadeus e Fiorello hanno fatto quello che hanno potuto, la durata eterna non è dipesa certo da loro, però qualche canzone di meno… magari, sarebbe stata apprezzata. Secondo me, i Festival con le eliminazioni sono stati quelli più divertenti.

A proposito di attualità, un ultimo pensiero su quello che stiamo vivendo e sullo stop dei live?

Beh, la situazione è drammatica, mi auguro che si possa tornare presto dal vivo, in maniera contingentata e con i dovuto controlli. C’è un sacco di gente che ha bisogno di lavorare, tecnici e musicisti che non si possono permettere di aspettare la scomparsa definitiva del virus, sempre ammesso che questo accada. Finché non vedo non credo.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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