Il Moro, l’inquietudine e la ricerca continua di un momento migliore

Quattro chiacchiere con Martino Iacchetti, leader della band milanese Il Moro

Il Moro
La band Il Moro si racconta ai lettori di Musica361, in occasione dell’uscita di “Filo di luce”

Tempo di nuova musica per Il Moro, gruppo musicale milanese oggi composto da Martino Iacchetti (voce), Tommaso Angelini (chitarra) e Stefano Caniati (batteria e percussioni). Filo di luce è il titolo del nuovo singolo rilasciato lo scorso 26 marzo, un brano che racconta la lotta quotidiana contro i disturbi dell’ansia, molto diffusi nella società odierna ma allo stesso tempo, in un certo senso, nascosti.

Quale significato attribuisci alla parola “ansia”? 

E’ sicuramente un termine che per me ha un’accezione negativa, che assume un significato solo se sta al fianco di parole come pericolo, preoccupazione, agitazione, paura, panico…ha anche un suono negativo. Insomma, non mi piace proprio. D’altra parte, però, quando ci convivi, è anche un qualcosa che piano piano impari a vedere e che ti accompagna nelle diverse situazioni della vita…sai che c’è. Dopo un po’ diventa una parola che conosci e che comprendi. Certo, questa non è la soluzione, ma è un grosso passo in avanti. 

In un momento storico delicato come questo, quale può essere la cura? 

Non sono né medico, né psicologo, né una persona esperta sui fatti e non ho nemmeno la presunzione di sapere cosa si deve fare per stare meglio in questo periodo così buio, perché ogni storia è diversa. L’unica cosa che mi sento di dire è che bisogna parlarne, farsi aiutare, analizzare il problema e le sue origini. Credo molto nella psicoterapia e la consiglio vivamente se si hanno le possibilità. Sto seguendo un percorso da diversi anni e senza quello non saprei come fare. Bisogna porre l’attenzione su questo aspetto, sempre di più, soprattutto adesso. C’è tanta gente che soffre e che non sa come uscirne, non si può far finta di niente e pensare che questi problemi siano meno importanti di altri. Bisogna offrire aiuti seri e fruibili da tutti. 

Pensi che una canzone come “Filo di luce” possa essere d’aiuto? Credi nel potere terapeutico della musica? 

Spero che “Filo di luce” possa arrivare al cuore di qualcuno e fare una carezza, come a non farlo sentire solo in quei momenti di oscurità. Spero che possa fare riflettere ed infondere il coraggio necessario per combattere queste situazioni e prima ancora per non nasconderle. Ho sempre creduto nella musica, la musica può fare ogni cosa. Il Dott. Gabriele Catania, fondatore della OdV “Amici della Mente”, che ci ha sostenuto in questo progetto, ha curato i suoi pazienti anche attraverso le canzoni di Fabrizio De Andrè e ne ha scritto libri molto interessanti. Ovviamente non basta la musica da sola, ma può essere una grande mano. 

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella composizione di una canzone?

Il momento in cui prendi la chitarra, spegni ogni altro apparecchio presente in casa, apri le finestre e fai entrare aria nuova da fuori…ti siedi e cominci a suonare. Sei solo con te stesso, in piena libertà. In quel momento puoi dire quello che vuoi, senza preoccuparti di cosa penseranno gli altri. Una canzone nasce nella più totale intimità, almeno per me è così. E’ un momento unico. 

A livello di ascolti, ti reputi abbastanza onnivoro oppure tendi a cibarti di un genere in particolare? 

Direi di non essere un onnivoro, sono stato molto selettivo per parecchi anni, soprattutto nell’adolescenza ed immediatamente dopo. Lì mi abbuffavo di punk-rock e di tutti i suoi derivati e, contemporaneamente, di cantautorato italiano. Adesso, pur rimanendo orgoglioso ed ancora molto attaccato alle mie radici, ascolto anche altro, però senza mai spingermi troppo lontano dai miei riferimenti.

Se dovessimo definire “Filo di luce” con un’emozione o uno stato d’animo, quale sceglieresti? 

L’inquietudine, che non è uno stato d’animo fine a sé stesso, ma porta dentro di sé, nella parola stessa, la ricerca continua di un momento migliore.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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