Omaggio a Renzo Arbore: la storia di un artista che cambiato il modo di fare radio e televisione in Italia
S’intitola “Renzo Arbore e la rivoluzione gentile” ed è la biografia scientifica del poliedrico artista di origini foggiane. L’ha scritto Vassily Sortino, giornalista che si occupa di spettacolo per il quotidiano “la Repubblica” e che vive e lavora a Palermo.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e ci siamo fatti raccontare i perchè di questo suo lavoro.
Lei è relativamente giovane, quando ha iniziato a seguire, televisivamente o musicalmente parlando, Renzo Arbore?
«Fin da bambino. Io sono nato nel 1980 e appartengo a una delle ultime generazioni che dai genitori era gentilmente invitata ad andare a letto presto la sera.
Però, non so spiegarmi il perché, mia madre e mio padre, tutte le sere che, anche a ora tarda, questo signore che si chiamava Renzo Arbore, che nella mia testa da “piccolo” ho associato da sempre alla trasgressione.
Certo, gli altri bambini ridevano per Nino Frassica. Ma io già mi sentivo “avanti” e superiore. Guardavo il migliore e lo sentivo mitico: Renzo Arbore».
Quando è invece maturata la scelta di raccontarlo attraverso una biografia scientifica?
Il libro “Renzo Arbore e la rivoluzione gentile”, disponibile nelle librerie, nei portali online e su Amazon, è il figlio naturale ed evoluto della mia tesi di laurea del 2004 – io sono un laureato in Scienze della Comunicazione – dove dimostravo scientificamente come quest’uomo ha cambiato il modo di fare radio e fare televisione in Italia e di approcciarsi alla musica degli italiani.
Un lavoro che l’Università degli studi di Palermo ha giudicato negativamente, dopo che mi hanno fatto laureare in giornalismo, classificandolo come “eccessivamente giornalistico”.
Una tipica stranezza del mondo chiuso del “baronato”. In compenso, a distanza di parecchi anni dalla laurea, sono l’unico del mio corso che giornalista ci è rimasto. Ed è rimasto anche Renzo Arbore. Avevo ragione io.»
Quando vi siete invece conosciuti personalmente e soprattutto, quando gli ha detto che stava scrivendo la sua biografia?
Personalmente ci siamo conosciuti nel 2002, durante la mia fase di “ricerca” intorno alla figura di Renzo Arbore. Quando ha saputo che trattavo di lui mi ha detto “Ma io sono ancora vivo”, poi mi ha nominato suo “agiografo”, perché spesso, sostiene “Tu ricordi cose che io ho vissuto e che ho dimenticato”.
Una medaglia sul campo. Il rapporto è continuato nei 20 anni successivi. E’ nata una buona amicizia tra un uomo che non ha mai avuto nipoti diretti e uno giornalista che non ha mai avuto un nonno maschio con cui potersi confidare».
Nei lunghi anni di ricerca, ha mai pensato di buttare la spugna? Mi spiego meglio. Nello scrivere la biografia di un personaggio vivente e in continua attività, come nel caso del suo lavoro su Arbore, alla fine si deve tener conto del presente che è in continua evoluzione. Ha mai pensato che il suo fosse un lavoro senza fine?
«Proprio per non incorrere in questo rischio, la biografia si limita a incentrarsi su alcuni programmi radiofonici e televisivi e anche alcune tappe dell’Arbore musicista.
Le più importanti. La summa completa si trova in una specifica area che riassume le azioni più recenti dell’Arbore pensiero. Certo, se mi fossi occupato di Pippo Baudo o di Carlo Conti, sarebbe stato tutto più complicato, ma meno credibile».
E poi è arrivato il momento di far leggere la bozza del suo libro a Renzo Arbore. Ansia?
No. Ha approvato tutto e io ero certo di ciò che avevo scritto. A lui bruciano un po’ certe critiche di Red Ronnie o di Alberto Abruzzese, che classifica come “frutto di gelosia”, ma non mi ha fatto cancellare nulla.
Proprio sul libro si è sviluppato uno “scazzo” tra Dario Salvatori e Red Ronnie, narrato anche su Dagospia. Mi sono limitato a osservare la cosa da lettore».
Perché “rivoluzione gentile” nel titolo del suo libro?
Perché i grandi cambiamenti che ha portato Renzo nel panorama mediatico italiano sono il risultato di una operazione fatta non gridando e mai volgare.
Nello specifico mi sono ispirato alle parola di un pontefice, Papa Giovanni XIII, che sosteneva che “Le grandi rivoluzioni non si fanno con la violenza, il terrore e l’odio, ma col sorriso, l’allegria e la gentilezza”. E nessuno meglio di Renzo Arbore ha saputo fare suo questo messaggio»
Qual è la cosa che riguarda Arbore che ha scoperto e che l’ha più meravigliata durante la sua fase di ricerca?
Il suo essere un sincero “bambino” che ha sempre mantenuto uno sguardo di meraviglia nei confronti di tutto quello che lo circonda, dalle cose alle persone»
Ha deciso di tacere qualche aspetto del personaggio che ha raccontato o ha deciso che il racconto doveva essere terzo e imparziale?
Il racconto è totale e sfido chiunque a confutarlo. Non mancano anche interventi di critici o esponenti del mondo musicale che condannano l’opera arboriana. Dell’uomo e artista Arbore ne ho raccontato ogni aspetto»
Arbore conduttore e autore radiofonico, conduttore e autore televisivo, musicista, intellettuale e innovatore. Qual è l’aspetto che ama di più di Renzo Arbore?
Tutte queste cose sono collegate al fatto d’essere un improvvisatore. Una tecnica che lui ha mutuato dalle jam session del jazz e che non porta avanti con casualità e poca professionalità, ma con una tecnica precisa incentrata sul non fare mai annoiare il suo “bambino interiore” e di conseguenza il pubblico.
Ci racconta due degli aneddoti meno noti che riguardano Renzo Arbore?
Il primo: Lui colleziona di tutto, basta che sia colorato. La sua casa privata è arredata da tanti piccoli oggetti, che chiama “strunzatine”, che sono parte integrante del suo mondo.
Spesso ama dire che non teme che gli possano entrare i ladri in casa, perché tutto quelle cose prese nell’insieme hanno un valore. Da sole valgono molto poco.
In realtà tutta l’oggettistica arboriana, ma anche il mio libro, faranno parte di un museo permanente la cui costruzione è in corso a Foggia, completamente dedicata all’universo arboriano.
Il secondo: Lui ama tanto mangiare, ma anche cucinare per gli amici. Spesso, quando li invita a cena, la mattina presto parte da Roma con l’areo per raggiungere Palermo e con la sporta fa un giro dei mercati tipo Ballarò, compra il pesce, la carne e la frutta fresca e poco dopo ora di pranzo è già ripartito verso Roma dove preparerà la cena per gli amici con i prodotti provenienti dalla Sicilia»
Durante la scrittura del libro ha intervistato Mario Luzzatto Fegiz, Ernesto De Pascale, Gianni Boncompagni, Nino Frassica, Luciano De Crescenzo, Linus, Fiorello, Pippo Baudo e altri ancora. C’è qualcuno che avrebbe voluto intervistare ma che non è stato possibile incontrare?
In realtà no. Tutti quelli di cui avevo bisogno sono stati identificati e raggiunti. Certo, ci sono voluti quasi 20 anni per fare bene tutto. Se proprio vogliamo trovare qualcuno che non mi ha voluto parlare, penso a Caterina Caselli, che mi ha fatto pervenire un “no, grazie” dalla sua segreteria.
Idem Adriano Celentano, che mi ha respinto tramite lo staff della moglie Claudia Mori. Poi c’è Umberto Eco, che sosteneva che la mia visione arboriana era una “perdita di tempo”. Diciamola tutta. Quelli gentili come Renzo Arbore mi hanno detto di sì e hanno risposto con entusiasmo. Tutti gli altri si sono perduti nel loro ego».
Dica la verità: Arbore è stato veramente un innovatore illuminato e lungimirante o era invece un provocatore che ha travolto regole e linguaggio?
Per capire l’intera summa arboriana bisogna identificare il suo lavoro più rivoluzionario, che è stato “L’altra domenica”. Quella è stata una cesura tra il prima e il dopo del mezzo televisivo e non solo.
L’altra domenica è stata il primo contenitore televisivo della domenica pomeriggio, un anno prima di Domenica in; è stato il primo programma tv a colori della storia della tv italiana.
L’altra domenica è stato il primo programma a introdurre il quiz telefonico in tv e a ricevere la prima parolaccia in diretta dal pubblico e il primo programma tv con delle Drag Queen, le famose Sorelle bandiera.
Tutti questi esempi mostrano quanto Arbore sia stato innovatore. Se fosse stato un provocatore in Rai non lo avrebbero mai fatto lavorare»
Senza dubbio il lavoro su questo libro ha occupato parte della sua vita. Pensa di far uscire un “sequel” per continuare a raccontare tutto quello che Arbore ha continuato a fare dalla chiusura in stampa del libro a oggi?
Il testo sarà aggiornato. Nella realtà ho il desiderio di scrivere altre biografie. Ma non di famosi. Il migliore l’ho già affrontato. Ma biografie di gente comune che vorrebbe raccontare la propria storia e lasciarla ai posteri. Perché quella di ognuno di tutti noi è una bellissima storia.
Un’ultima domanda, dottor Sortino. Nei suoi progetti c’è un nuovo lavoro? Di chi le piacerebbe scrivere una biografia?
Ho scritto questa biografia proprio perché mancava un lavoro completo su Renzo Arbore nel panorama letterario. Mi piacerebbe tornare a scrivere di un’altra persona di cui nessuno si è accorto che non esiste alcuna biografia o storia di vita. Si chiama Paola Cortellesi.
Se lo vorrà sono a sua completa disposizione per scrivere tutto entro i suoi 50 anni. Ne mancano ancora tre. Altrimenti, se seguiranno le mie orme, ci penseranno i miei figli, che ancora non ho, quando la signora compirà settanta o ottanta anni».
Articolo a cura di Roberto Greco