Vedere la musica: Maurizio D’Avanzo

Fotografo “sincero” (come le sue fotografie).
Il fotografo e l’uomo che ha fatto della fotografia, la sua vita

Vedere la musica: Maurizio D'Avanzo
Renzo Arbore – Foto concessa da Maurizio D’Avanzo

Maurizio D’Avanzo è un uomo che ha fatto della fotografia la propria vita. Nessuno studio, nessuna accademia, ma solo un fuoco sacro, una passione che non gli lascia scelta. Un bambino con una macchina fotografica come compagna, un ragazzino che, invece di desiderare il motorino, va alla ricerca nelle botteghe dell’usato, di una nuova macchina per realizzare quello che sa essere il suo “mandato” nel mondo. Oggi, Maurizio è un fotografo di grande esperienza, che in trent’anni di carriera ha fotografato chiunque ci venga in mente del mondo dello spettacolo. Nonostante il meritato successo, quello che colpisce di lui, è l’uomo.

Maurizio è come i suoi ritratti e nella nostra piacevole chiacchierata, mi è subito chiaro il perché tante star del cinema e dello spettacolo, abbiano riposto in lui questa fiducia: limpido e sincero, come le sue fotografie, non ama le finzioni come i trucchi estremi da post-produzione, sa essere un amico di cui fidarsi ed affidarsi, quello che non tradisce e sa raccontare rispettandola, la vita di ognuno. Lavora da anni durante kermesse come il Festival di Sanremo (dal ’79), Miss Italia, il Taormina Film Festival e il Festival di Venezia, solo per citarne alcuni, ma parlando con lui, nonostante la brillante carriera, mi sorprende la sua umanità e quello slancio, ancora intatto, che da bambino non gli ha lasciato scampo.

La fotografia è la tua vita?

Assolutamente: l’ho capito da ragazzino, non avevo ancora il motorino, quando andavo per hobby, a scattare per un quotidiano. Prima le partitelle di calcio e poi la cronaca a La Spezia, la mia città natale. In seguito, cominciai a lavorare per i settimanali, una tra tutte La Versilia, ai tempi d’oro della Bussola, La Capannina, dove cantava Mina e dove ho cominciato a fare questo tipo di lavoro. Se cerco di andare indietro nei ricordi, mi rivedo con la macchina fotografica in mano, tanto che mi viene da pensare di esserci nato. Andavo a caccia nei negozietti dell’usato, di macchinette per risparmiare. Poi, l’occasione giusta di un lavoro in un’agenzia di Roma, poi Milano poi definitivamente a Roma dove mi sono stabilito, innamorato e sposato, ho fatto la mia casa, ho messo radici.

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I presentatori del festival di sanremo 2007 – – Michelle Hunziker e Pippo Baudo – posato – Foto di Maurizio D’Avanzo

Come hai coltivato questa passione?

Sono autodidatta, un fotografo della strada. Tutto quello che sono diventato, lo devo a questo fuoco sacro che mi brucia dentro

che con l’esperienza e la passione, mi hanno fatto crescere professionalmente. Chiunque oggi, con la tecnologia che si ha a disposizione, può fare fotografie: scatti che si possono rivedere immediatamente, scegliere o rifare all’infinito. Una volta non era così e solo in camera oscura, ti rendevi conto se avevi colto quello che stavi cercando. I miei genitori all’inizio non mi hanno appoggiato, anche se venni a sapere che mio padre, un uomo tutto d’un pezzo, mostrava orgoglioso le mie fotografie. Lui aveva un’azienda e per me, sarebbe stato ovvio e semplice seguirne le orme.

Qual è la fotografia che hai scelto?

Ho scelto la fotografia ritrattista giornalistica.

Mi piacciono i ritratti e la vita dei personaggi, dove cerco di entrare rispettandone i confini, il loro privato.

È fondamentale la confidenza e la fiducia assoluta, perché una fotografia può raccontare il giusto, ma anche distruggere, fare male.

Ho visto e sentito cose, che devono essere custodite e tenute lontano da occhi e orecchie indiscrete. Tra me e la mia fotografia, non ci sono discrepanze o separazioni: chi sceglie di essere ritratto da me, sa che non sarà travisata la sua immagine.

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Fabrizio Frizzi – Foto di Maurizio D’Avanzo

Ci sono momenti o persone che hanno segnato il tuo percorso artistico?

Devo essere sincero, chi mi ha dato una grande mano, è stato qualche direttore che ha visto in me la potenzialità fidandosi e affidandosi. Sono partito da zero, senza conoscenze o entrature. La determinazione e la voglia di fare, accompagnata alla mia serietà, alla schiettezza dei miei scatti che tracciavano anche un identikit del mio modo di pormi, è valsa molto di più. Il mio vero biglietto da visita, sono stato io.

Rimpianti?

Non credo sia un rimpianto, ma una di quelle “sliding doors” che talvolta ci si prospettano. Collaboravo con un giornale argentino Caras, viaggiavo in tutta Europa con grandi soddisfazioni e l’opportunità di fare servizi fantastici e ben pagati. Mi chiamavano ovunque e quando aprirono la testata anche in Brasile, mi proposero di andare ad istruire i fotografi a Rio De Janeiro. Non me la sono sentita: ero appena sposato e ho scelto la famiglia. Ogni tanto ci penso e so che probabilmente, avrei fatto tutt’altra vita. Nessun rimpianto, perché, sono dove voglio stare e sono felice di avere scelto mia moglie e la nostra vita.

Quando guardi nell’obbiettivo, cosa cerchi?

Quando scatto, se è un lavoro per un settimanale, cerco lo spunto giusto per la loro linea editoriale. Se lo faccio per me, cerco l’anima, cercando di comprenderla a fondo, mettendoci anche qualcosa di mio. Per scelta, non ho mai fatto nudi, che ritengo essere molto intimi, riservati. Non è nel mio sentire, sarebbe una forzatura. Le mie foto sono pulite, come il rapporto che cerco di instaurare. Il mio è un lavoro delicato, che non può prescindere dal rispetto: nel mio obiettivo ci sono persone, le loro storie, le loro fragilità. Devo poter ritrarre quello che sono, con onestà e coerenza, per loro e anche per me stesso.

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[Posato] Amadeus – Foto di Maurizio D’Avanzo
Se ad essere fotografato, sei tu, come reagisci?

Sono in imbarazzo, se devo me la faccio fare, ma il personaggio non sono io. Io sono il fotografo dei personaggi, ad ognuno il suo ruolo.

Che viaggio ci fai fare con le tue fotografie?

Un viaggio tra le bellezze e la positività.

Io sono convinto che ci sia sempre rimedio a tutto. Amo il bello. Non sopporto l’arroganza, la maleducazione. Nessuno mi ha mai regalato nulla, ho costruito tutto con fatica, con serietà. Le mie fotografie raccontano persone, ma anche la mia vita di uomo e di fotografo che si è fatto da solo e che ha fatto della fotografia la sua vita.

Se dovessi definirti come fotografo, cosa diresti di te?

Che sono un amico, uno che non tradirebbe mai la fiducia di nessuno.

È facile, nel mio lavoro, venire a conoscenza di fatti privati, ma bisogna saper custodire i segreti, il privato altrui. Un rapporto deve essere costruito affidandosi e fidandosi. Si può fare anche il fotografo di gossip, ma questo non ci dà licenza “di uccidere” e di utilizzare la cattiveria.

La post-produzione giornalistica, non la concepisco. Sono sincero e credo che si veda anche nelle mie fotografie.

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Sanremo, 70° Festival della canzone italiana 2020. Elodie – Foto di Maurizio D’Avanzo

Sei il fotografo dei vip e nell’ambiente dello spettacolo, probabilmente hai fotografato tutti. C’è qualcuno che ha lasciato maggiormente il segno?

Quelli che mi hanno trasmesso sensazioni forti e indelebili sono il Dalai Lama che seguii per tre giorni a Palermo e poi, il grande Valentino, nel suo studio. Il bello del mio lavoro è che ognuno mi trasmette sempre qualcosa che mi rimane addosso e mi porto via. Ogni anno faccio Miss Italia e tutte, mi regalano emozioni: la loro allegria, la timidezza, l’ansia per un’esperienza del tutto nuova e inaspettata. Anche Sanremo che seguo dal ’79, pensa ben 42 anni!

Maurizio grazie del tempo che mi hai dedicato; spero che questo ritratto rispecchi il tuo essere, la tua cristallina sincerità. Voglio chiederti un’ultima cosa: cosa diresti a quel ragazzino che invece del motorino, comprava macchine fotografiche?

Se una cosa la vuoi fare, falla, con convinzione.

I momenti bui ci sono per tutti, ma bisogna superare la paura e…compralo il motorino!

Articolo a cura di Paola Ferro

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