Nomadi: quasi 60 anni di coerenza e sincerità
Nel singolo “C’eri anche tu” l’invito a essere più umani e ricordare le nostre radici
È buffo come a volte il tempo sembri scorrere a diverse velocità.
58 anni non sono certo pochi, specie nella musica, eppure quella che si è rivelata una tra le band più longeve ed amate in assoluto, formata da Augusto Daolio e Beppe Carletti (nostro portavoce per l’intervista che segue) continua ad essere attiva, dividendosi tra album e Live come se non conoscesse l’alternarsi delle stagioni scandite dalle lancette dell’orologio.
Nei primi anni ’60 decisero di chiamarsi Nomadi, un nome evocativo di grandi successi segnati anche dalla preziosa collaborazione con Guccini (basti pensare a “Dio è morto”) e con Salerno/Dattoli che insieme firmarono il manifesto della band “Io vagabondo”. Un nome che non li ha mai traditi proprio come hanno fatto loro con il proprio popolo di fan.
Daolio è scomparso nel 1992, la formazione è cambiata nel tempo intorno a Beppe Carletti rimasto un punto fermo, ma alla fine la coerenza e l’energia dei Nomadi fanno sì che siano sempre gli stessi.
Recentemente è uscito un nuovo disco “Solo esseri umani” (tra album in studio e Live è più o meno il numero ottanta) contenente il brano “C’eri anche tu” un pezzo particolarmente sensibile ed attento alla realtà sociale; e attualmente si trovano in tour, prossima tappa domani 5 settembre a Monteodorisio (CH), con l’ennesimo sold out.
Beppe, tu e Augusto avreste mai immaginato un successo così duraturo?
Assolutamente no. All’epoca esistevamo moltissime sale da ballo dove si esibivano le orchestre ecco, il nostro desiderio era riuscire a vivere di musica, semplicemente suonando in queste occasioni oppure alle sagre di paese. Non pensavamo al successo o alla discografia.
Nell’ultimo lavoro c’è un brano dedicato ad Augusto, perché?
Perché era il momento di farlo. Dopo 28 anni, credo che nessuno ci possa tacciare di cavalcare l’onda emotiva. È stato, anzi è un fuoriclasse, perché credo che le persone muoiano solo quando le vuoi far morire.
Chi sono i Nomadi oggi?
Beppe Carletti (tastiere), Cico Falzone (chitarre), Massimo Vecchi (basso e voce), Yuri Cillone (voce), Daniele Campani (batteria), Sergio Reggioli (violino e polistrumentista).
Il sottotitolo dell’album è “Valori, amore, vita”. A quali valori alludete?
In primo luogo, alla coerenza, un valore al quale i Nomadi hanno sempre creduto e rispetto al quale penso siano inattaccabili. La cosa bella è che sin dall’inizio tutto è nato spontaneamente senza essere studiato a tavolino. Non ci sono segreti, basta vederci in concerto per capire come siamo, semplici e privi di infrastrutture. Se un segreto c’è semmai è proprio essere sé stessi.
“C’eri anche tu” che messaggio contiene?
Racconta di una valigia di cartone (“c’eri anche tu con la valigia di cartone a guardare in fondo al mare con in tasca la speranza”), il riferimento è ai migranti che vengono a cercare fortuna ma il parallelo è con quanto accadeva nel secolo scorso quando eravamo noi italiani a partire con quella valigia carica di speranze per recarci in America, nel nuovo mondo, dove non venivamo certo accolti a braccia aperte.
Dovremmo ricordarcene più spesso?
In realtà vogliamo far capire che quanto sta accadendo adesso è già successo molti anni fa a noi italiani, il problema è che le persone hanno la memoria corta. Ricordiamoci delle nostre origini, e di cosa hanno fatto i nostri nonni e bisnonni che si lasciavano il Paese con la valigia di cartone, per questo cantiamo “c’eri tu” e in realtà c’erano tutti coloro che sono arrivati dopo anche se dovevano ancora nascere. Capisco che spiegare queste cose alle nuove generazioni (che hanno tutto) non sia semplice, ma vale la pena provarci. Devono sapere.
Tu quanto peso dai al passato?
Io guardo verso il domani ma con un occhio al passato che ci insegna anche a non ripetere gli stessi errori. Del resto, chi non ha un passato non può avere un grande futuro.