Nella canzone “Julie Cooper” il racconto delle violenze sessuali subite sul posto di lavoro
È attraverso la canzone “Julie Cooper” [https://youtu.be/jy1ghVMvP0o] che ora Rosaspina ha deciso di portare alla luce del sole quanto è avvenuto, anni fa, per un certo periodo di tempo sul posto di lavoro. Un brano, il suo, in cui viene denunciato il fascino pericoloso di una piacente donna matura, capo di una filiale di una grande società di credito.
Ciao Rosaspina… Di recente hai deciso di raccontare le violenze sessuali da te subite alcuni anni fa sul posto di lavoro, qual è stata la molla che ti ha fatto trovare la forza di condividere questo tuo vissuto?
La Julie Cooper della mia canzone, similmente a quella dell’omonima serie televisiva The O.C., nonostante fosse moglie e madre di famiglia, si dimostrò ben presto una donna vogliosa delle attenzioni di ragazzi molto più giovani di lei… vogliosa di carne fresca com’era ed è la mia.
Fu dunque così che, sfruttando la sua posizione di potente ed affascinante donna in carriera, iniziò praticamente da subito ad esigere da me che diventassi il suo toy boy. Ogni giorno si spingeva sempre oltre con le sue richieste di sfrenato, insaziabile, soddisfacimento sessuale.
Soltanto di recente sono riuscito a parlarne, in quanto è stato per me un trauma, infatti ciò richiede un grande sforzo un po’ perché implica rivivere fisicamente il dolore e un po’ perché ancora adesso, a livello di società, si è parecchio arretrati in tema di abuso sessuale e mobbing sugli uomini.
Rosaspina: il nuovo singolo “Julie Cooper”
Persistono infatti alcuni stereotipi per cui l’idea dominante è che sia impossibile stuprare un uomo. Spesso, essere sopraffatti da una donna è considerata una vergogna, un episodio associato ad una presunta mancanza di virilità.
Il fatto poi che durante l’abuso sessuale possa esserci, da parte della vittima, un’erezione e/o un’eiaculazione viene reputato dal sistema giudiziario e dalla comunità medica come un indicatore di consenso dell’atto sessuale e di vissuto positivo nei confronti dell’esperienza erotica, quindi, non c’è da stupirsi se un uomo teme di essere stigmatizzato e, in tanti casi, preferisce tacere.
Ti è dunque mai capitato di sentirti in colpa per quello in cui sei incorso?
Nel videoclip di “Julie Cooper” penso sia abbastanza evidente che la mia ex datrice di lavoro cercasse di indurmi in tutti i modi a fare straordinari in fascia serale (e non soltanto!) cosicché, a mano a mano che scendeva la luce, diminuissero pure i vestiti.
Devo ammettere che, probabilmente, le sue attenzioni avrebbero fatto piacere a tanti e un po’, forse, hanno confuso persino me in principio ma, appunto, solo in principio dato il suo essere una donna matura e non di meno estremamente ammaliante, curata in ogni dettaglio e felina.
Detto ciò, comunque, se ho una colpa è unicamente verso me stesso. Oggi però ogni volta che dal ciglio della strada o dal finestrino della macchina vedo un ufficio con le luci spente so per certo che potrebbe effettivamente essere vuoto oppure, in segreto, potrebbe essere in corso un intreccio di dita e mi è chiaro il mio essere diventato meno ingenuo e più consapevole di cosa davvero voglio per me.
Alle persone che attualmente si trovano nella situazione che tu sei riuscito a superare, cosa vuoi dire?
Di non giustificare mai il vorace quanto unilaterale desiderio altrui, ma di pretendere in primis da sé stessi il rispetto che il prossimo ci deve.
Gli altri ci amano come noi ci amiamo, di conseguenza (per quanto questa non sia una motivazione per umiliare ed imporsi su chicchessia), se non diamo in prima persona prova di volontà sembra scontato poter avere la meglio su chi è debole”.