Street Clerks, la band di “E poi c’è Cattelan” racconta la propria storia.
Quando l’America arriva in Italia in genere porta alcuni format che devono essere limati per piacere al nostro pubblico. Sembra non essere successa la stessa con per “E poi c’è Cattelan”, in onda su Sky da tre stagioni, che vede protagonista Alessandro Cattelan insieme agli Street Clerks, band del programma. La formula del Late Show ha sempre impresso nella storia i musicisti che hanno accompagnato i conduttori, non a caso la giovane band fiorentina, composta daFrancesco (batteria e voce), Valerio (chitarra e voce), Cosimo (contrabbasso e voce) e Alexander (chitarra elettrica e voce), è molto stimata e seguita.
Interrompo gli Street Clerks con una telefonata mentre sono in saletta a provare i concerti. Giovani, energici e molto simpatici, ci scambiamo due parole e capisco subito che sarà un’intervista molto ricca di argomenti.
Iniziamo dalla vostra genesi.
Noi siamo nati nel 2007, è da circa dieci anni che suoniamo insieme. Siamo partiti come cover band e abbiamo fatto tante esperienze su diversi generi. Quando abbiamo iniziato a scrivere pezzi nostri abbiamo intrapreso un percorso più serio che ci ha portato ad alcuni risultati. Con XFactor è arrivata un po’ più di popolarità, che poi con “E Poi C’è Cattelan” si è consolidata.
Siete una band particolare sia per il vostro stile musicale, che per la vostra immagine (il loro batterista suona in piedi, nda). Avete un suono indie e talvolta pop, in che modo vi si può inquadrare?
Noi veniamo dal rock e dal rock ‘n roll, ma quando scrivi un pezzo in italiano la lingua ti porta automaticamente ad uno stile pop, quindi siamo una via di mezzo. Dal vivo rockeggiamo, mentre i pezzi registrati escono più vicini al pop.
Ci mettete anche un po’ di folk.
Nello scorso disco, che si chiama Fuori,ci sono tracce quasi totalmente folk. Quella è stata una parentesi, perché, avendo gli strumenti semiacustici e cantando in quattro, il folk ci è venuto abbastanza naturale. Ci siamo accorti che ci mancasse il suono della chitarra elettrica che fa parte delle nostre radici e adesso stiamo cercando di miscelare tutti gli elementi per non farci mancare nulla.
L’esperienza a EPCC come è stata?
Innanzitutto il rapporto con Ale è cresciuto, siamo più amici e ci sentiamo sempre più a nostro agio, ci sentiamo a casa e quindi il cazzeggio viene naturale. Siamo più sicuri rispetto al primo anno, in cui ci è successo tutto molto più velocemente: eravamo appena usciti da X Factor, non avevamo ancora capito come muoverci e poi appena usciti da un talent non si sa mai quanta strada si farà. Questo non dipende dal programma televisivo, ma dalle scelte degli artisti. Dopo il primo anno di trasmissione, non avevamo ancoracapito ciò che ci stava succedendo, ma con la conferma negli anni successivi ci siamo sentiti davvero parte integrante del progetto di Ale Cattelan.
Verrete confermati anche per la quarta volta?
Mettiamola così, se faranno il programma penso di si. Diciamo che non lo sappiamo, ma anche se lo sapessimonon potremmo dirlo. (Ridono).
Parliamo di talent: molte band potrebbero scegliere di seguire l’esempio degli Street Clerks oppure di seguire un percorso da emergenti. In base a ciò che avete vissuto, come reputate la scelta di partecipare a questo ai talent?
La prima cosa da togliersi dalla mente è che l’unica via sia fare un talent. Assunto questo, potresti fare un talent e scomparire nel nulla oppure restare nel mercato, come si possono fare delle strade parallele ed emergereallo stesso modo. Dipende dalle scelte personali. Un’idea sbagliata e fastidiosa è pensare che se non fai un talent non sarai mai nessuno. Prendendo il nostro caso, quando siamo usciti a XFactor non abbiamo più avuto contatti con la produzione del format, avevamo conosciuto Sony, che però non ci aveva fatto un contratto perché eravamo usciti a metà percorso. Abbiamo scritto un album, ci siamo riproposti a Sony e successivamente ci hanno fatto firmare le carte. Dipende sempre dalla forza e dalla voglia che ci mette ogni artista.
Siete riusciti ad entrare in contatto con Alessandro Cattelan e Sky quando siete rientrati in Sony oppure è successo tutto prima?
Il rapporto con Ale è nato ad X Factor, quindi prima di entrare in Sony. Dopo la finale ci ha visto suonare live all’afterparty dello show e ha deciso che potevamo fare al caso suo. Con Sony è stato tutto differente, la nostra manager ha proposto il disco alla casa discografica, a cui è piaciuto il progetto. Ora siamo slegati da Sony, stiamo facendo il nuovo album che riproporremo alle case discografiche e vedremo cosa accadrà.
E’ difficile il rapporto con una major?
Per ora il rapporto non è stato assolutamente difficile, poiché abbiamo prodotto prima i nostri pezzi e poi abbiamo incaricato la nostra manager di mediare con le etichette per presentare il nostro lavoro. Di questi tempi ci sembrava la soluzione migliore. Ovviamente questo ha i suoi pro e i suoi contro. Una volta l’etichetta ti prendeva e ti faceva crescere, c’era un investimento sul talento, cosa che adesso non c’è più. Può capitare anche di firmare un contratto senza aver proposto un progetto, ma a quel punto è l’etichetta a darti un taglio musicale.
Anche se quest’estate sarete impegnati nella scrittura del disco, sono certo che farete anche delle date in giro per l’Italia, giusto?
(Ridono) Queste sono le domande da non fare agli Street Clerks. Sicuramente vi rimandiamo alle nostre pagine socialdove potrete trovare tutto il calendario. Una data importante sarà il 5 Agosto, alla Darsena di Milano, poi andremo anche a suonare per Radio Deejay e molto altro.
Il nuovo pezzo La Vitamina come sta andando? Cosa volete comunicare con questa canzone?
Il pezzo sta piacendo e di questo siamo molto contenti. Noi siamo un gruppo nato e cresciuto a Firenze, un posto calmo dove la gente la sera si siede su un prato e si beve tranquillamente una birra in compagnia. Invece, la nostra nuova vita a Milano ci ha messo in contatto con una realtà diversa: facendo un programma televisivo siamo stati introdotti in ambienti “esclusivi” ed è capitato di trovarci in situazioni in cui le persone avessero bisogno dell’aiutino per divertirsi. Questo è l’argomento della canzone, noi volevamo presentare questo problema, che può diventare molto pesante. Il nostro intento è quello di far riflettere.
VIDEO DE ‘LA VITAMINA’: