Giovanna Nocetti, cantante, produttrice e direttore d’orchestra, fa un’analisi della musica di oggi
Giovanna Nocetti, meglio nota con il solo nome di battesimo, è una delle protagoniste più complete della nostra musica. La sua profonda conoscenza artistica, unita a una sensibilità poliedrica, fa di lei una delle poche in grado di interpretare i generi più diversi tra loro.
Debuttante a fine anni ’60 con la Meazzi dopo aver studiato armonia jazz, Giovanna inizia come cantante lanciando il suo primo strordinario successo pop Il muro cadrà. Con Io volevo diventare e Il mio ex raggiunge grandi risultati in hit parade conquistando anche l’estero e si impone con la sua voce melodiosa e altresì adatta a ritmi sincopati.
Autrice per il teatro, diventa regista di spettacoli di musica lirica da Cavalleria Rusticana alla Carmen fino a Il Barbiere di Siviglia.
Giovanna, compositrice per arie liriche, nel 1980 fonda l’etichetta Kicco Music dedicandosi soprattutto a musica operistica e classica, con una produzione continua.
Nel 2012 la sua esperienza la porta all’impegno quotidiano in Estate con noi in tv, su Raiuno con Paolo Limiti, nel ruolo di direttore d’orchestra.
Oggi Giovanna Nocetti, mentre è impegnata a teatro per un altro nuovo spettacolo, è la nostra ospite della rubrica Musica Maestro.
Giovanna, come arrivò quel ruolo di direzione d’orchestra?
Fu Paolo a chiamarmi: da sempre coadiuvavo il ruolo del Maestro Righello e quindi, data la mia esperienza in campo musicale, mi chiese di dirigere l’orchestra. In questo modo avrebbe evitato di dovere cercare altrove. Dal canto mio, dopo 42 anni di musica lirica e varie collaborazioni con i Maestri, sentivo che quel percorso diventava quasi spontaneo.
E subito desti la tua impronta con un gruppo diverso dal solito.
Proprio così. Formai un’orchestra tutta al femminile: scelsi personalmente ogni strumentista, tutte bravissime.
Fu una cosa bellissima e innovativa, che avemmo la fortuna di presentare in televisione con brani di una certa rilevanza. Per me fu un’esperienza bellissima, che spero di poter ripetere. È particolarmente stimolante: le due mani del Maestro non sono unite nella gestualità, perché una comanda l’orchestra e l’altra l’eventuale cantante. Entrambe devono dare un segno chiaro per poter dare l’attacco giusto e garantire quella sicurezza necessaria.
Oggi siamo arrivati alla ventitreesima puntata della nostra rubrica, eppure sei solo la seconda donna che intervisto. Come mai sono così poche le donne direttori d’orchestra?
Si deve superare ancora uno scoglio: in Italia lo spazio per la direzione d’orchestra resta ad appannaggio maschile nell’immaginario comune. In Cina hanno Xian Zhang, così come anche in America e in Germania sanno mettere al centro la figura femminile in questo senso. Noi abbiamo Sandra Sofia Perrulli, Beatrice Veneziani e alcune altre direttrici importanti, ma è sempre una battaglia farle emergere.
È inutile negarlo, si pensa che l’uomo abbia più autorevolezza.
Il guaio è che la difficoltà non arriva dai direttori artistici, ma dagli stessi musicisti: sono loro a non fidarsi, perché essere comandati da una donna evidentemente dà fastidio.
Eppure la tua esperienza ormai è consolidata. Da 40 anni produci musica lirica con la Kicco Music: qual è il valore aggiunto di questo genere?
La musica lirica è l’unica che non subisce mai altalene di gradimento: è sempre stabile. La Traviata si ascolta da secoli, appena qualcuno la riedita a modo suo ecco che viene ancora venduta in tutti gli store digitali: qualcosa vorrà dire. È la musica che appartiene alla nostra cultura, l’abbiamo creata nei decenni. Purtroppo a vedere le opere sono quasi tutte persone sopra i 50 anni.
A molti non interessa nemmeno sviluppare la musica lirica in Italia. Nel resto del mondo vi è un’attenzione maggiore, propongono prezzi abbordabili che possano incuriosire anche i giovani. Del resto se si vuole incentivare la musica, è necessario sostenerla. E trovo sia più che mai importante, perché bisognerebbe abituare i ragazzi all’idea che esista anche un altro tipo di musica rispetto a quella che sono soliti ascoltare, sennò nel giro di qualche anno l’opera lirica in Italia sarà destinata a sparire.
Con la preparazione musicale dei giovani a che punto siamo oggi?
I giovani di oggi, purtroppo, fanno una scuola all’acqua di rose: prendono le lezioni cantando brani già famosi su basi preregistrate. Così non acquisiscono una personalità, perché non ascoltano più se stessi come quando fanno le scale con il pianoforte. Solo facendo questo esercizio si sente la propria voce e la si può così preparare a qualcosa che le appartenga.
Oggi un cantante o ha un brano di successo, oppure non è riconoscibile: un tempo c’erano Mina, Milva, la Zanicchi, tutte identificabili per la loro voce. Oggi sono tutti uguali.
Dov’è l’errore secondo te?
Oggi interessa arrivare alla svelta, facendo tutto e di più per guadagnare. Il problema è che nessuno ricorda ai giovani che queste sono situazioni effimere: dopo pochi mesi non succede più nulla e nel giro di un anno scompaiono. Negli ultimi dieci anni sono nate e morte tantissime persone dal punto di vista artistico. La colpa è di chi fa i talent, che creano grossi problemi più che agevolare i ragazzi.
Però ormai la musica arriva principalmente dai talent, come si fa a evitarli?
È un errore. Basti pensare che un tempo venivano dall’America per ascoltare le nostre canzoni, oggi non succede quasi più. Abbiamo venduto all’estero, dopo tanti anni, con Il Volo, perché propongono belle canzoni dallo stile italiano, ma altrimenti sarebbe il silenzio. Puoi fare un buon Festival, ma se i contenuti rappresentati non sono venduti all’estero, alla fine ne rimane solo uno spettacolo di grande successo per qualche sera che lascia però il mercato discografico sostanzialmente fermo. E lo sappiamo tutti, è inutile negarlo: se non si vende è una sconfitta.
Tu di successi all’estero ne sai qualcosa. Quando si pensa a Giovanna, non si può non pensare a Il mio ex, che ebbe un grandissimo successo ovunque con la tua cover in italiano.
Nell’originale canzone lanciata in Brasile si raccontava la storia di una signora anziana. Cambiando arrangiamento e testo con Paolo Limiti, dandole una personalità con la mia voce, la feci diventare qualcosa di mio.
Ancora oggi Il mio ex di Giovanna la sento alla radio, evidentemente piace. E non a caso ha venduto tanto.
Ci manca molto Paolo Limiti, con la sua gentilezza e la sua cultura. Riproporresti un nuovo Ci vediamo in tv?
Tutti stanno cercando di fare quella trasmissione, da anni, senza riuscirci. Per farla ci vuole onestà intellettuale, invece in tv parlano troppi cialtroni. Certo che la rifarei. Bisognerebbe avere un bravo conduttore: di gente che sa cantare ce n’è tanta, solo che non viene dato lo spazio giusto. L’anno scorso abbiamo lanciato con Manuela Villa e Fabio Armillato una canzone bellissima, Sei nell’aria. Ne ha dato notizia qualcuno? E potrei continuare con tantissimi altri esempi. La verità è che la politica ha messo troppo le mani nella musica e, così, stiamo sentendo sempre le stesse cose.