Come Lucio Dalla fu un esempio della vera direzione d’orchestra
Lucio Dalla nel ruolo di direttore d’orchestra non se lo immaginavano in tanti. Almeno fino a quando lo vedevamo “semplicemente” cantare e suonare ogni tipo di strumento, compresa quella voce che lui sapeva davvero sfruttare con un’originalità incredibile, producendo suoni che sembravano registrati.
Insomma, Lucio Dalla era un mito della musica italiana, a cui tutti riconoscevano un talento superlativo.
Eppure quasi nessuno credeva potesse essere un direttore d’orchestra. Come se, per i Maestri, la conoscenza musicale sia solo quella teorica. O, peggio, come se i direttori siano entità astratte distanti dalla musica autentica.
A Sanremo 2012, un mese prima di andarsene improvvisamente, Lucio Dalla ci fece l’ultimo regalo. A sorpresa diresse il pupillo Pierdavide Carone nell’esibizione di Nanì.
Per la verità, il poliedrico artista bolognese figurava anche come partecipazione straordinaria del brano. Non si poteva parlare di un vero e proprio featuring, dal momento che tale partecipazione si limitava a un appoggio corale durante il ritornello. Nonostante ciò, il contraltare di voci rendeva ancor più magica l’atmosfera di quella canzone.
Eliminati incredibilmente nel corso della prima serata, furono ripescati per poi guadagnarsi un definitivo quinto posto. Atmosfere uniche, arrangiamenti straordinari (dello stesso Dalla).
Quell’esibizione durante il Festival non è storica solo per essere l’ultima di Lucio Dalla, ma anche per il valore simbolico con cui il veterano dirigeva il giovane.
La gestualità e l’intensità di Dalla, in quelle serate, sono da vero e proprio manuale della direzione d’orchestra.
Proviamo a ripercorrerle.
Quell’anno l’orchestra si trova sotto al palcoscenico; il podio del direttore è sulla sinistra dell’ensemble, in modo da consentirgli di guardare negli occhi tutti i musicisti.
Lucio Dalla, invece, preferisce dirigere dal centro del palcoscenico. Si pone sulla pedana allo stesso livello di Carone, guardandolo frontalmente. L’orchestra è quindi dietro di lui, che la dirige senza guardare direttamente in faccia nessuno ma con una attenzione costante. Con la mano sinistra tiene il ritmo, con la destra sembra far volteggiare l’aria della melodia.
Non dirige solo il cantante, ma l’intera orchestra di cui sembra fidarsi ciecamente.
Quella esibizione dimostra quanto sia vero ciò che tanti ospiti della nostra rubrica Musica Maestro ci hanno detto: il vero lavoro viene svolto durante le prove più che nell’esibizione.
Ecco che Lucio Dalla aveva già chiaro come l’orchestra si sarebbe comportata: tanto valeva stare di fronte a Carone, con cui avrebbe dovuto avere una perfetta sintonia nel coro. Momento in cui, automaticamente, la sua concentrazione non avrebbe potuto essere per l’orchestra. Questa, invece, sapeva già come fare sin dalle prove.
Una carriera da polistrumentista, quella di Dalla, chiusa non a caso con una direzione d’orchestra tra le più esemplari di sempre. In fondo ci insegnò fino all’ultimo che la direzione, come tutta la musica è qualcosa di molto serio. Un gioco molto serio.