La “Vertigo” che si prova di fronte alle meraviglie della natura, la frenesia della quotidianità distrae dalla bellezza che ci circonda
Riconnettersi con la natura, guardandola non tanto con occhi nuovi quanto diversi. Più simili cioè a quelli di un bimbo che ha la capacità di sorprendersi di fronte a qualsiasi cosa nuova noti lungo il suo cammino. È con questo sentimento, di ritrovato candore ed abbandono alla semplicità e alla bellezza, che Fabio D’Amato concepisce la musica. Un fil rouge con la nostra anima e, appunto, con la natura che ci circonda e di cui ci scopriamo essere parte integrante.
A pochi mesi dalla pubblicazione del suo “Essensial songs 3” (preceduto da un primo cd uscito nel 2017 ed un secondo nel 2019) l’artista ha pubblicato “Vertigo”, un singolo strumentale, come tutti i suoi lavori, accompagnato da un video molto interessante girato in Indonesia dal regista Doni Rawan in cui si descrive come l’uomo, perso nella totale frenesia dei suoi mille impegni, non riesca ad apprezzare appieno la Natura, salvo decidere di staccarsi da questa condizione tornando, fosse anche per un istante, ad ammirarla senza filtri né distrazioni. È a quel punto che avvertirà una sorta di sublimazione, un sentimento che l’autore definisce di vertigine, da cui il titolo del brano “Vertigo”.
A quando risale il tuo debutto musicale?
Ho iniziato all’età di sette anni. Mio padre era appassionato di musica e decise di comprarmi (per la gioia del condominio dove abitavamo!) una batteria. In seguito, ricevetti il mio primo organo.
Perché proprio un organo?
Perché mi capitò di entrare in una chiesa dove stavano suonando Bach con un organo a canne e ricordo bene che fui folgorato da quel suono. Così iniziai a studiare musica, imparai a memoria quel brano di Bach e nel giro di un paio di anni passai al pianoforte.
Dunque, musica classica?
Sì, ma al tempo stesso strizzando l’occhio al pop. A 14 anni ho scritto la mia prima canzone (dedicata ad una ragazzina che non ha mai sospettato nulla), mentre un anno dopo ho autoprodotto il mio primo cd strumentale.
Ti piace molto comporre?
Tutti i maestri con cui ho lavorato mi hanno sempre fatto notare la mia predisposizione naturale alla composizione, mi sono anche dedicato allo studio degli arrangiamenti per poi abbracciare la scrittura di canzoni pop, spesso destinate ad artisti emergenti che per un certo periodo ho anche prodotto.
È vero che hai realizzato molti jingles per spot televisivi?
Sì, è così. È una cosa che mi piace moltissimo e anzi, tenendo le dita incrociate presto dovrebbe uscire un mio lavoro per uno spot internazionale.
Perché hai girato il video di “Vertigo” in Indonesia?
Avevo già lavorato con Doni Rawan, una persona estremamente sensibile e professionale che riesce a cogliere le sfumature attraverso le immagini valorizzando anche le note stesse. Ho sempre pensato la mia musica come esperienza internazionale, un linguaggio universale privo di confini che chiunque possa ascoltare e girare il video in Indonesia mi ha permesso di concretizzare questa filosofia.
Grazie a Rawan la tua musica ha trovato la propria dimensione?
Sì, lui è capace di creare atmosfere uniche, quasi da film, anche grazie agli stupendi paesaggi indonesiani e ai volti delle persone che vi abitano.
Chi è la protagonista?
Vita Anastasia, un’attrice che ha saputo esprimere perfettamente il senso di vertigine trasmesso dal mio brano.
E qual è il legame tra la Natura e l’interiorità della persona?
Il punto di partenza delle mie composizioni è sempre offerto dalle emozioni della vita, ed una di queste è dettata dalla bellezza della natura che ci circonda e innanzi alla quale spesso, ad esempio in questo difficile periodo storico, siamo troppo distratti.
La vertigine è quindi una sensazione positiva?
Assolutamente sì, è il sentimento di riscoperta delle piccole cose che ci passano quotidianamente davanti agli occhi ma che spesso non vediamo perché concentrati su altro o semplicemente distratti dallo stress della vita.
È un po’ come tornare bambini?
In un certo senso è proprio così. Il bambino si stupisce di una cosa apparentemente banale, ma dietro quella banalità si cela qualcosa di pazzesco.
Ma come ci si può riuscire?
Ho imparato a fermare il tempo. Se ci prenderemo anche appena cinque minuti per osservare un’immagine verremo travolti da una serie di emozioni, ma per riuscirci dobbiamo avere la forza di abbandonare tutto ciò che ci gravita intorno e concentrarsi su quella scena. Alla fine, è un mutuo scambio di energie tra quello che si vede e ciò che si percepisce.
Ti accade qualcosa di simile quando componi?
Proprio così. Generalmente scrivo di notte, con le luci spente, ed un’emozione ben chiara nella mia testa, le mani si muovono da sole come mi trovassi in una sorta di tranche. Talvolta riascoltando la registrazione sono il primo a restare basito. La musica riesce a comunicare le emozioni di una persona trasferendole in un’altra.
Progetti?
Mediamente faccio uscire un singolo ogni tre mesi, poi spero di continuare a lavorare sia per gli spot che per la moda, realizzando brani ad hoc per entrambi i settori.
Un sogno nel cassetto?
Comporre una colonna sonora per un film d’autore importante.