Comporre mi fa stare bene, iniziare a cercare prima una semplice melodia per poi sentire, qualche ora più tardi, un brano finito con diversi strumenti, effetti e dinamiche, è una delle sensazioni che preferisco
Riccardo Bursi nato a Scandiano, ha studiato piano jazz, ma suona anche chitarra, batteria e percussioni, flauto e fisarmonica. Ha un diploma di doppiaggio e laurea al Dams e si è preparato alla Paolo Grassi e presso la Societas Cesena.
Insegna presso il Centro Teatrale Mamimò di Reggio Emilia. Ha lavorato in spettacoli tra cui La dodicesima notte di Shakespeare e The birthday party di Pinter.
Qualche esperienza al cinema e in spot. In questi giorni è in scena con Stelle nere, di cui è sound and music designer.
Impariamo a conoscerlo…
Raccontami la tua prima esperienza di palco come attore e la tua prima esperienza per te importante.
Pochi giorni dopo essermi diplomato alla scuola di teatro Paolo Grassi di Milano nel luglio 2019 ho preso parte a uno spettacolo riguardante le leggende del Monte Rosa: “Scende il diavolo dalla montagna”.
Uno spettacolo di narrazioni in cui suonavo e recitavo con due compagni di Scuola. Insieme al drammaturgo e al regista (anche loro compagni Paolo Grassi), abbiamo fatto una mini-tournée tra Piemonte e Valle d’Aosta ai piedi del Monte Rosa.
Ogni giorno una location diversa e un pubblico sconosciuto, a differenza di quel che accadeva a Scuola in cui a vederci erano sempre parenti e amici.
In un certo senso questa è stata la mia prima esperienza di palco come attore e anche la mia prima esperienza importante, quella in cui mi sono riconosciuto come attore e non più studente.
Musica a Teatro: Riccardo Bursi, attore e musicista
Guardando poco più avanti nell’estate 2020 ho partecipato alla mia prima residenza artistica al festival Contaminazioni Digitali in Friuli per lo spettacolo “All you can Hitler” scritto da Giorgio Franchi e diretto da Andrea Piazza.
È stata la mia prima esperienza “professionale”, la più importante finora a livello di visibilità e possibilità.
Devo anche dire che il nostro è un mestiere artigianale e la pratica fa esperienza in qualsiasi forma; quindi, mi sento di dire che ogni lavoro fatto in questi quasi tre anni dal diploma è stata una prima esperienza di palco e allo stesso tempo un’esperienza importante.
La tribute band in cui suonavi…cantavi anche?
Ho preso parte a tre progetti tribute band: il tributo ai Coldplay in cui suonavo la tastiera e facevo seconde voci; il tributo ai Muse in cui suonavo la batteria e il tributo ai Mumford&Sons in cui suonavo la tastiera ed ero la voce solista.
È stato il mio primo gruppo in cui ero anche il cantante solista e che sentivo più nelle mie corde. Avevo sempre uno strumento davanti, non mi è ancora capitato di fare il frontman a tutti gli effetti, ma mi sono divertito molto, sentivo molta più responsabilità ma soprattutto mi piaceva tantissimo.
I Mumford&Sons sono attualmente la mia band preferita, conosco a memoria quasi tutti i testi e spesso in macchina o a casa con la mia chitarra li rispolvero. Tra l’altro studiare i testi ascoltandoli molte volte mi ha regalato una pronuncia inglese di cui vado piuttosto fiero, un’ottima scuola!
Il tuo lavoro come insegnante
Mio padre è insegnante elementare e sono cresciuto con l’idea di fare il maestro, per cui sia in ambito musicale prima che teatrale poi ho sempre pensato che una parte di cui non sarei riuscito a fare a meno sarebbe stata proprio l’insegnamento.
Ho lavorato anche come educatore e animatore e ho sempre sentito i benefici del mestiere.
Quando mi hanno chiesto di insegnare teatro alla scuola del Centro Teatrale Mamimò di Reggio Emilia ero uscito da poco dalla mia condizione di allievo e pensavo fosse troppo presto, ma pensavo anche che prima o poi avrei voluto farlo quindi ho accettato.
Ero titubante ma fare teatro con ragazze e ragazzi mi ha aiutato a mettere in fila lezioni ricevute in accademia: dare indicazioni sulla recitazione ti mette in condizione di allenare sguardo e ascolto e presuppone un buon livello di consapevolezza su ciò che è per te la recitazione. In virtù di questo è anche un luogo di sperimentazione, in cui inventare giochi e strategie, in cui si può/deve sbagliare.
Come sei passato a scrivere musica per la scena? Prime esperienze.
Venendo dalla musica e passando poi al teatro ho sempre cercato un modo per conciliare queste due arti. La mia tesi di laurea al Dams riguardava l’analisi della colonna sonora di Morte a Venezia di Luchino Visconti e la mia tesi in Paolo Grassi è stata una sorta di confessione sui tre anni passati a Scuola in quanto musicista e attore appunto.
Il mio è un po’ un pallino fisso e l’idea di affiancare al mio lavoro di attore un lavoro come compositore mi ispira molto. La mia prima esperienza in questo senso è precedente all’accademia: mi era stato chiesto di comporre le musiche per uno spettacolo amatoriale.
Musica a Teatro: Riccardo Bursi, attore e musicista
Se le riascolto adesso inorridisco un po’ ma mi ero divertito a creare musiche a partire da un personaggio e non solo pescando dalla mia fantasia. Avevo creato melodie e suoni per ogni personaggio, come dei leitmotiv Wagneriani (sì, l’ho detto) che tornavano nella drammaturgia.
In più durante le prove e in alcune repliche ho suonato dal vivo durante lo spettacolo. Non mi ci sono mai dedicato in modo professionale perché non ho studiato composizione e penso sempre che ci siano tantissimi compositori molto più bravi, ma comporre mi fa stare bene, iniziare a cercare prima una semplice melodia per poi sentire, qualche ora più tardi, un brano finito con diversi strumenti, effetti e dinamiche, è una delle sensazioni che preferisco.
Sono arrivate alcune richieste che mi hanno messo alla prova e più mi capita di creare musiche per la scena più sento crescere il mio entusiasmo e la voglia di continuare anche su questa strada.
Il tuo ultimo lavoro per ‘Stelle Nere’
Fabio Banfo, collega insegnante al Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia, mi ha chiesto di assisterlo durante la realizzazione dello spettacolo ‘Stelle Nere’. Inizialmente dovevo essere un orecchio per la questione musicale e un occhio esterno perché lui, drammaturgo e regista, sarebbe stato anche in scena come attore.
Successivamente ci siamo accorti che la musica avrebbe assunto un ruolo importante in questo spettacolo e che le musiche sarebbero dovute nascere proprio dal lavoro in scena, dalla pratica delle prove insomma.
Quindi mi è stata affidata la realizzazione di una colonna sonora originale per questo spettacolo. ‘Stelle Nere’ vede in scena due attori molto famosi del ventennio fascista, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, coppia sul set e nella vita.
Con il cinema fermo durante la guerra lui decide di interpretare il ruolo del patriota e si arruola nella Decima Mas per poi finire, con la compagna, a Villa Triste a Milano insieme alla banda Koch, famosa per le torture e le violenze impartite ai partigiani e ai fascisti che tradivano il regime.
La musica incarna questa ‘casa dei fantasmi’ che è sì Villa Triste, ma anche il teatro in cui va in scena lo spettacolo. Ho cercato quindi di lavorare sugli stessi suoni del teatro, attraverso delle registrazioni che ho poi modificato perché tutto sembri sempre altro da quello che effettivamente è. La parte melodica trae spunto da una nota canzone proprio di quegli anni, che però non posso svelare.
Ora i giochi sono fatti, ma resto in ascolto di come si può modificare lo spettacolo. Il bello del teatro è che ogni sera è lo stesso spettacolo ma cambia, e se cambia qualcosa nella direzione, nelle intenzioni, nei tempi, non vedo perché non dovrebbe cambiare anche la musica.
Un autore teatrale che ami particolarmente, un compositore classico o contemporaneo e un cantante o gruppo di musica “leggera” o jazz
Al terzo anno di Accademia ho lavorato sul “Compleanno” di Harold Pinter e da lì ho iniziato a leggere tutto ciò che aveva scritto. Mi piacciono molto la sua scrittura ritmica e le sue atmosfere thriller in cui nasconde le sue idee politiche.
Per quanto riguarda la musica classica mi affascinano molto i compositori virtuosistici come Liszt, ma il mio preferito è Chopin, adoro i suoi Studi e i Valzer.
Musica a Teatro: Riccardo Bursi, attore e musicista
Nel panorama contemporaneo seguo il lavoro di compositori che scrivono anche per il cinema come Hans Zimmer, Danny Elfman e soprattutto Ryuichi Sakamoto.
Nel mondo della musica leggera oltre ai già citati Mumford&Sons ho ascoltato e amato I Beatles e in Italia devo dire che lo scioglimento degli Elio e le storie tese è stato un duro colpo.
Prossimamente?
A febbraio inizierà una produzione Mamimò in cui sono coinvolto come attore e musicista, non voglio spoilerare ma non vedo l’ora. Per il resto ho all’attivo qualche spettacolo in cerca di repliche, ma sto pensando anche di scrivere qualcosa di mio, sono molto interessato alla narrazione, alle fiabe e alla musica in scena ovviamente, sto pensando a una sorta di format che coinvolga il pubblico in diretta, vedremo.
Per seguire la tua attività? Link a siti?
Mi dispiace deludere sotto questo punto di vista ma da qualche mese ho messo in pausa i miei social e non ho un sito. Mi trovate con il mio nome su Facebook e come Riccardo_Bursi su Instagram ma sono aggiornati a prima di quest’estate.
In quarantena mi sono dedicato a un format dal titolo “Fight Clap” su questi social, una battaglia tra band o cantanti rivali che mettevo insieme in cover della durata di un minuto, mi sono divertito molto ma finita l’esperienza ho sentito il bisogno di staccare dai Social, nulla di definitivo, ma per ora è così.
A presto!