L’Amore crede in noi più di quanto noi riusciamo a credere in Lui
“Segnali di fumo” l’album di Saverio Grandi per urlare meno e comunicare di più
Dentro la Canzone: Saverio Grandi “Segnali di Fumo”La libertà di esprimersi, mettere in versi o su un pentagramma la propria vita, cantare emozioni e paure senza filtri ma con estrema sincerità. Non è semplice mettersi a nudo e non sempre si riesce realmente a farlo, ma talvolta capita che un’artista avverta questo tipo di esigenza, una sorta di urgenza comunicativa.
Saverio Grandi per il terzo album, fresco di pubblicazione, parte dalla propria esperienza personale ma anche dal mondo che ci gira intorno con tutta la sua frenesia imponendo una comunicazione gridata e becera alla quale lui contrappone i “Segnali di fumo” (anche titolo dell’album) che i nativi indiani usavano per comunicare e che i bianchi non riuscivano a capire.
I suoi brani, infatti, non sono urlati ma raccontati quasi sottovoce, facendo attenzione a porre in primo piano le parole.
Grandi è la firma che si cela dietro successi di Vasco Rossi, Laura Pausini, Stadio, Morandi, Raf, Fiorella Mannoia, Noemi, Ornella Vanoni, Marco Mengoni, Chiara Galiazzo e moltissimi altri artisti del panorama musicale italiano ma stavolta non poteva cedere i suoi pezzi, troppo personali, troppo autobiografici per non affidarli direttamente alla propria voce.
Unica eccezione “L’amore crede l’amore può”, bellissimo brano scritto da Pacifico ma musicato da Saverio in cui non si canta l’amore ma all’amore.
Cosa si prova ad essere l’autore di così tanti cantanti?
Mi sento più musicista che paroliere, sono diplomato in chitarra classica e la cosa per me più naturale è scrivere musica, poi mi dedico anche ai testi.
Ma che effetto ti fa sentir suonare o cantare le tue cose da altri?
Le prime volte aveva un effetto devastante, anche perché ho avuto la fortuna di inserire nei miei brani una percentuale importante d vita privata quindi, ascoltare le mie storie per me è sempre stata una specie di consacrazione, al di là che fossi io a cantarle o altri cantanti (oltretutto si è sempre trattato di artisti eccellenti).
I momenti in cui ti sei emozionato di più?
Il primo è quando insieme a Gaetano Curreri ho musicato “Un senso” di Vasco, la canzone che ha vinto due dischi di diamante e venduto circa 1 milione e mezzo di copie.
Il secondo quando abbiamo vinto il Nastro d’argento proprio con questo brano; il terzo è legato all’emozionante primo posto al Festival di Sanremo con gli Stadio. Ecco, questi son i tre momenti che ho fissato nella memoria.
Ti manca il palcoscenico?
In realtà non molto. Non sono esattamente un tipo da tour, ne ho fatto uno in passato con “Taglia 42” e ne ricordo ancor la fatica. Non mi sento un performer, io amo scrivere però è capitato in tre occasioni, tra cui recentemente, di avere tra le mani canzoni troppo personali per proporle ad altri.
Di cosa parla il tuo nuovo lavoro?
Un brano è dedicato a mio padre recentemente scomparso, uno alla mia generazione, un altro parla della libertà in amore in cui si cerca di spezzare una lancia contro il femminicidio. “Segnali di fumo” è un disco non solo digitale ma (cosa sempre più rara) anche acquistabile fisicamente.
Di quale comunicazione parli in “Segnali di fumo”?
Siamo circondati dal trash, ovunque. E poiché da tempo ormai nessuno dice più niente, se qualcuno lo fa sembra già un fenomeno. L’idea comune è che la comunicazione debba arrivare per forza a tutti e solamente alzando la voce, ma non è così, bisogna urlare meno e comunicare di più.
Tu a chi vuoi arrivare?
A nessuno in particolare, non ho un target di riferimento. Mi rivolgo a chi si ferma ad ascoltare i nove brani del mio album. Sono una persona priva di filtri che non deve convincere nessuno e che non ama prendersi troppo sul serio.
Qual è la gestazione di “L’amore crede l’amore può”?
Parte da una mia idea che però non riuscivo a buttare giù, così io ho scritto la musica mentre il testo porta la firma di Pacifico che ha fatto un lavoro straordinario e particolarmente poetico.
È quindi una canzone d’amore?
In realtà è una canzone all’amore.
Che tipo di amore è quello che canti?
Un amore che crede in te più di quanto non faccia tu. Gino (Pacifico) è bravissimo perché riesce sempre a trovare il lato poetico di ogni cosa ed anche qui è riuscito a raccontare l’amore come il motore del mondo e parte integrante della nostra vita quotidiana.
E quando capitano eventi spiacevoli?
L’amore è sempre lì ad aspettarci, proprio perché crede in noi più di quanto noi riusciamo a credere in lui. Il testo era talmente solido che è stato sufficiente sussurrarlo, non c’era bisogno di urlarlo.
Morandi una volta ha detto “quando le parole hanno poco peso cantale forti quando sono già pesanti cantale piano”.
Hai scritto “Segnali di fumo” durante il lock-down?
Sì, quasi tutte le tracce anche perché oltre alla pandemia mi sono capitate molte cose in quel periodo che hanno scatenato in me l’esigenza di scrivere, un modo per esorcizzare ansie e paure.
Pensi di presentarlo live?
Se riuscissi a ad organizzare qualcosa in piccoli club mi piacerebbe ma presentando un’esperienza multisensoriale in cui profumi e immagini proiettate accolgono lo spettatore riuscendo a coinvolgere più sensi possibili contemporaneamente. Non punto ad un concerto classico perché penso che il disco parli già da solo, piuttosto se domani dovessi esibirmi su un palco vorrei stupire.