Dentro la Canzone: Phebo, “Sogna anche tu”. Phebo insieme a Davide De Marinis canta un inno alla speranza che ha coinvolto ragazzi affetti da sindrome di down.
“Mai smettere di sognare, io continuo a farlo anche a 43 anni”.
“Chi rinuncia ai propri sogni è destinato a morire” ha detto una volta Jim Morrison.
Ed in effetti sognare, a qualsiasi età, rappresenta il motore in grado di innescare quella scintilla che non solo ci mantiene vivi, ma anzi alimenta l’energia e il desiderio di fare nuove scoperte.
Finché si è bambini sognare è un processo naturale e spontaneo, crescendo invece i molti condizionamenti della società e della vita tendono sempre più a rilegare questa attività in un angolo, sottraendole uno spazio cui invece non dovremmo mai rinunciare.
Il cantautore pescarese Tiziano Finarelli, in arte Phebo, che nella sua carriera ha dimostrato di sapersi districare sia come animatore di villaggi turistici che come cantante di pezzi dal contenuto sociale, ha scritto una canzone pensandola come un inno autobiografico all’ottimismo.
Finché qualcosa non lo ha portato a muovere lo sguardo in direzione di un orizzonte più ampio, coinvolgendo la Fondazione Italiana Verso il Futuro che si occupa di proiettare ragazzi down o affetti da disabilità cognitiva verso una propria indipendenza ed autorealizzazione.
I sogni ci raccontano chi siamo e chi possiamo diventare, per questo non coltivarli significa rinunciare un po’ anche a noi stessi. Questo il senso di “Sogna anche tu”, brano dal ritmo pop il cui DNA è fatto di dolcezza e speranza.
Come riesci a far convivere l’anima da animatore/imitatore con quella cantautorale?
In realtà si tratta di due percorsi separati che da un certo momento in poi ho cercato di racchiudere in un unico spettacolo. Mi riferisco allo show dei personaggi in cui ho portato in giro per l’Italia un riassunto della musica italiana interpretato con trucco e parrucco. Così ho provato ad inserire anche alcuni miei inediti, che devo dire hanno riscosso un certo successo.
Qual è la genesi di “Sogna anche tu”?
Inizialmente la canzone è nata come riflessione sul mio vissuto, quando sin da piccolo mio nonno mi spronava ad inseguire i miei sogni. Il titolo originale era infatti “Sogno”, proprio perché riguardava me.
E poi cosa è successo?
Quando ormai il pezzo era concluso e stava per uscire sono stato contattato sui social da un ragazzo affetto dalla sindrome di down che mi ha scritto di coltivare il sogno di cantare. Così ne ho parlato con Davide De Marinis ed insieme abbiamo pensato di coinvolgere un’amica comune che fa parte della Fondazione Italiana Verso il Futuro.
Di cosa si occupa la Fondazione?
Di rendere questi ragazzi più autonomi possibile, migliorandone la qualità della vita.
Da qui siete partiti insieme per la realizzazione del brano?
Sì, abbiamo deciso di ampliare la prospettiva facendola diventare una canzone di speranza, Davide ha effettuato alcune modifiche al mio testo per meglio adattarlo al nostro progetto, così è nata “Sogna anche tu”.
Sogna anche tu che, se non erro, è diventato anche un hastag…
Esatto, molti personaggi famosi di musica, cinema e spettacolo hanno partecipato inviando un video in cui dicono “Sogna anche tu”, una condivisine che mi ha fatto molto piacere.
Chi sono i protagonisti del video?
Ragazzi affetti da sindrome di down che hanno realizzato i propri sogni. Ad esempio, la coppia che vediamo all’inizio e che sognava le nozze, alla fine si è realmente sposata. Nella seconda parte c’è una ragazza che dipinge, ebbene, oggi i suoi quadri si trovano esposti in una galleria d’arte.
Come è stato realizzare il video?
Trascorrere una giornata insieme a questi ragazzi ti fa sentire povero dentro, talmente grande è la ricchezza che sanno trasmettere. Ti rendi conto di quanto noi diamo importanza a cose materiali dando per scontato tutto, quando in realtà non è così. Ho capito tante cose stando con loro.
In cosa ti ha segnato questa esperienza?
Mi ha fatto sentire una persona migliore, ora riesco ad apprezzare moltissime cose grazie alla loro semplicità e purezza.
Ma tu sei un sognatore?
Io all’età di 43 anni continuo a credere nei sogni. È chiaro che crescendo vengono ridimensionati, ma ho sempre pensato che solo pensare di poter raggiungere il proprio sogno è già qualcosa che ti dà la forza di andare avanti. Non tutti riescono a realizzare i propri desideri, però capita che lungo il cammino si apra la possibilità di accedere ad altri progetti ugualmente importanti.
Quindi vale sempre la pena?
Sì, io ad esempio oltre ad essere un sognatore sono anche riconoscente per quello che ho ottenuto. Da ragazzo ascoltavo i brani di Davide De Marinis e mai avrei pensato di poter duettare con lui. È stato tutto spontaneo e naturale, un sogno che si è realizzato.
In questo c’è anche molta concretezza?
Con Davide mi sono trovato benissimo, lui è una persona molto semplice oltre ad essere un bravo artista. Ovviamente questa collaborazione ha aperto un circuito che mi ha permesso di pianificare in parte il futuro, compreso Sanremo. Per quest’anno non è andata ma il prossimo anno ci riproverò, non so dirti se da solo o con Davide, ma sicuramente presenterò un altro pezzo.
Sognare in questo contesto storico è possibile?
A maggior ragione in questa realtà i sogni devono essere amplificati, ad oggi sogniamo tutti di tornare alla normalità. Tante cose o situazioni prima considerate ordinarie o addirittura irrilevanti, oggi sogniamo di poterle vivere nuovamente.
Progetti futuri?
Quando finalmente sarà possibile, riprenderò lo show dei personaggi perché c’è molta richiesta. Il progetto è quello di presentare uno spettacolo che va da Tiziano tour a Phebo in cui mi racconterò, inserendo tra le imitazioni dei cantanti anche i miei brani, cercando cioè di far incontrare le mie due anime artistiche e chiudere il cerchio.