Le pagelle di Sanremo 2022 dopo la terza serata
Pagelle di Sanremo 2022, è giunto il momento. Ora ci si può sbilanciare con più consapevolezza sulle canzoni in gara. Ogni pezzo lo abbiamo ascoltato almeno due volte dopo la terza serata, senza contare le innumerevoli possibilità che l’epoca dello streaming ormai ci offre. Il Festival di Sanremo più seguito degli ultimi 27 anni giunge così al giro di boa facendo riascoltare tutti i 25 brani in concorso. Succede tutto nella serata in cui il pubblico si lascia incantare dall’ironia di Drusilla Foer (straordinaria ma un po’ acida) per farsi addormentare dal monologo di Saviano (ma un po’ di sintesi e umiltà non esistono mai?). Nonché nella serata in cui ci domanda perché una donna spontanea, elegante e simpatica come Anna Valle non sia mai arrivata a Sanremo a co-condurre.
Dunque eccoci alle pagelle, andando in ordine di esibizione della terza serata.
Giusy Ferreri, 7. Una piacevole atmosfera retró nel brano ma anche nel look. Quel megafono da rivoluzionaria di piazza, però, è l’idea più brutta del Festival. Mezzo voto, nelle pagelle, lo perde con quello.
Highsnob e Hu, 7. Il duetto che unisce uomo e donna ha sempre un fascino superiore. In questo caso aiuta anche un arrangiamento emozionante. Ma succede tutto nel ritornello, la strofa convince meno.
Fabrizio Moro, 6,5. Al Festival della Canzone, non si possono fare pagelle pensando unicamente all’interprete. Altrimenti Moro vincerebbe ogni volta per la sua intensità. La canzone (Sei tu) non travolge.
Aka 7Even, 6 Può contare su un pubblico giovane che lo ama a prescindere dal brano, altrimenti la standing ovation non la riceverebbe mai. Perfetta così è solo il titolo del brano, ma per esserne anche una descrizione mancherebbe ancora molto. Però coinvolge.
Massimo Ranieri, 8,5. Osa tantissimo con una canzone ai limiti delle note alte che sia possibile toccare. Una romanza piena di significato (i migranti), che lui interpreta con grande charme teatrale.
Dargen D’Amico, 8. Un po’ Stato Sociale, un po’ Statuto, un po’ Salvi. In Dargen ci sono parti di tutti i cantanti che più hanno saputo divertire sul palcoscenico dell’Ariston.
È il primo cantante dell’era Covid a passeggiare tra il pubblico, coinvolgendolo in un brano che sicuramente finirà nelle discoteche. Outsider.
Irama, 8,5. La sua è una delle canzoni più intense, che punta sulla vocalità pulita e calda di quello che tre anni fa venne per contrapporsi a Ultimo. E che ora canta come Ultimo, emozionando come lui. Purtroppo la classifica continua a non premiarlo, incomprensibilmente.
Ditonellapiaga con Rettore, 8. Le più energiche del Festival, con un brano che ha un po’ di quella dance anni ‘70 che lanciò Rettore e un po’ della contemporaneità da discoteca. Grande Chimica tra loro, alla faccia di chi insinuava problemi alla vigilia.
Michele Bravi, 7,5. Lo attendevamo da tempo. La voce è spettacolare, tanto delicata quanto struggente al tempo stesso. La canzone, Inverno dei fiori, commuove anche se non osa troppo a salire di tonalità nemmeno nel ritornello.
Rkomi, 6. La solita ritmica che va di moda. È la tassa che dobbiamo pagare ogni anno: se vogliamo le canzoni melodiche dobbiamo sorbirci anche queste rappate un po’ tamarre. Difficile disginguerle tra loro.
Mahmood e Blanco, 9. Ascoltateli bene in questi giorni, perché questo diventerà uno dei duetti più cantati da chi vorrà far bella figura al karaoke. E allora ci abitueremo a sentirla rovinare come sempre da voci mezze ubriache. Questa Brividi è nomen omen. Quegli acuti vibrati, solo loro li sanno riprodurre.
Gianni Morandi, 9. Che bello vedere emozionarsi il grande Gianni che, pur potendo fare il divo, sa essere sempre così popolare e umanamente autentico. Apri tutte le porte è un twist che tutti già conoscono dopo tre giorni.
Tananai, 6,5. Dinamico, difficile non venga riproposto dalle radio. Il testo però è debole e, nel complesso, il brano non eccelle per originalità.
Elisa, 10. Una canzone fiabesca, da colonna sonora Disney. Forse sei tu è una bellissima dedica d’amore che punta su una romantica melodia e una voce stupenda. Perché 10? Parliamoci chiaro, cosa c’è da migliorare in un’esibizione così? Quest’anno chi è entrato Papa non uscirà Cardinale ma, per dirla col tormentone dell’anno, con la papalina! Sarà una lotta tra Elisa e Mahmood-Blanco.
La Rappresentante di Lista, 8. Pugno chiuso o meno, il duo è un formidabile cocktail di musica e teatralità. La coreografia e le facce di Veronica, la cantante, sono il valore aggiunto. Quando un’interpretazione fa la differenza. Pagelle assolutamente positive.
Iva Zanicchi, 8,5. Il testo è audace ma elegante, la melodia è la classica “sanremese”. Qualità che non si vedevano da anni, e infatti Voglio amarti fu scritta più di trent’anni fa. Iva interpreta (e si emoziona) in modo straordinario, con una voce tanto blues quanto poetica. In Italia nessun altro può vantare certe doti.
Achille Lauro, 8.
Se ci è piaciuto (e abbiamo esaltato) Achille nelle edizioni precedenti, non possiamo negargli pagelle positive.
Anche se non c’è nulla di nuovo e continua a cambiare solo il testo al brano. Questa volta senza nemmeno sforzarsi troppo, perché la canzone punta sul tormentone. Lo fa, però, con la parola giusta: Domenica. Così si assicura la possibilità di diventare sigla di un programma televisivo. Furbo oltre che provocatorio oltremodo.
Matteo Romano, 6. Brano radiofonico ma che rischia di perdersi nella moltitudine di canzoni importanti. Essere già un Big dopo poco tempo, in certi casi, rischia di essere un boomerang.
Ana Mena, 8. Coinvolgente, grintosa, noncurante della classifica della sala stampa che l’ha affossata dopo la prima sera. Al Summer Festival farebbe faville, a Sanremo fatica. Provarono la medesima esperienza i Righeira, ma Ana Mena ha una melodia davvero divertente e orecchiabile al primo colpo. Non stancherà.
Sangiovanni, 5. Farfalle non è così indimenticabile. A quel punto, già che vai sul palcoscenico per giocare al FantaSanremo, non ti scende sangue dal naso se ti concentri un minimo in più anche sul brano.
Emma, 8. Conosciamo tutto di Emma: grinta, fragilità, presenza scenica. Non è cambiata negli anni: dieci ne sono passati dalla vittoria di Non è l’inferno, e lei ancora si emoziona. Umile, forse anche troppo: con tutta sta solidarietà femminile, tra un po’ ci diranno che Francesca Michielin è anche l’interprete della canzone.
Yuman, 6. La voce non si discute, con un calore tutto da scoprire. Il brano però è troppo debole. Ed era il favorito dei Giovani: quest’anno il miracolo accaduto nel 2019 (con Mahmood) non si ripeterà di certo.
Le Vibrazioni, 6,5. Un passo indietro rispetto al solito, portano un rock che ormai, dopo quello dei Maneskin, sembra all’acqua di rose.
Giovanni Truppi, 7,5. Cantautorale e originale. Porta sul palcoscenico un genere nuovo: rap e melodia incrociati in un recitato convincente.
Noemi, 8,5. Come al solito le sue canzoni vanno riascoltate per essere davvero apprezzate. Anche questa ha un ritornello che nelle orecchie e nell’anima, con la voce ruvida ed emozionante di Noemi.
Dunque le pagelle alle canzoni sono fatte. Nei prossimi giorni parleremo nello specifico dei presentatori. O meglio, del presentatore, perché in effetti è Amadeus il vero e solo protagonista della conduzione.
A fine serata, dopo un applaudito e delicato monologo di Drusilla sull’unicità, la nuova classifica. Mahmood-Blanco superano Elisa, che diventa seconda. Terzo Morandi. Forse il podio resterà questo, ma Elisa non cederà fino alla fine. Fu battaglia anche nel 2001 con la favorita Giorgia e alla fine la spuntò proprio lei.
Il pubblico rumoreggia su Rappresentante di Lista noni, Rettore 12esima e Zanicchi 18esima. Ana Mena guadagna una posizione, Tananai ultimo.