#Notedicarta: “Memorie di un capellone” di Gianfranco Caliendo de “Il Giardino dei Semplici”
Quattro milioni di dischi e oltre duemila concerti in Italia e all’estero. Questi sono i numeri, passati alla storia, che raccontano “Il Giardino dei Semplici”, una band fondata a Napoli nel 1974.
“Memorie di un capellone”, edito da Iacobelli editore, è scritto da Gianfranco Caliendo, fiorentino di nascita, che de “Il Giardino dei Semplici” è il co-fondatore assieme a Gianni Averardi.
Caliendo è stato, fino al 2012, autore, voce solista e chitarrista di questa band che, con la successiva e fortunata produzione di Totò Savio e Giancarlo Bigazzi, artisti di indiscutibile levatura e membri dei celebri Squallor, conoscerà il successo arrivando nel tempo, anche oltre i confini nazionali.
Una storia che, dagli anni ’70 sino ad oggi, con l’energia e la poetica che li ha sempre contraddistinti Gianfranco Caliendo ed Il Giardino dei semplici, ci hanno regalato, attraverso una magistrale commistione di tradizione melodica ed altre influenze musicali, emozionanti successi come: Miele, Tu ca nun chiagne, M’innamorai, Concerto in La Minore e tantissimi altri.
Il libro, con l’introduzione di Giorgio Verdelli, autore, regista e produttore di documentari e programmi musicali, considerato uno dei maggiori esperti di musica internazionale, è un lungo racconto in prima persona in cui il “capellone”, Gianfranco Caliendo, con garbo e passione, ricorda la sua “formazione sentimentale” che coincide con quella musicale ma, soprattutto, ripercorre un viaggio alla “ricerca del tempo perduto” in chiave partenopea.
Il libro riesce a essere una splendida fotografia dei gusti musicali che i giovani, al tempo, avevano. Evidentemente il mercato musicale era meno articolato e più semplice di quanto non lo sia oggi ma, proprio per questo, quei gusti erano più complessi e la ricerca del “nuovo”, anche in virtù dei significativi movimenti musicali che iniziavano a contaminare il “bel canto” italiano, era all’ordine del giorno.
Non esisteva, al tempo, quella che oggi è definita “musica liquida” con accesso immediato tramite player digitali spesso gratuiti. Oltre alla radio, che proprio in quegli anni si apriva al fenomeno delle cosiddette “radio libere”, per poter ascoltare i nuovi artisti che si affacciavano al mercato musicale era necessario acquistare il “supporto”, vinile per chi se lo poteva permettere o musicassetta dal costo più accessibile.
In quel momento quanti possedevano “l’originale” spesso realizzavano vere e proprie compilation incise si musicassetta scegliendo, sulla base del proprio gusto, quanto di meglio e più nuovo si affacciasse al mercato e la sua “distribuzione” ad amici e conoscenti ha rappresentato una divulgazione musicale che, sino a quel momento, l’Italia non aveva conosciuto.
La storia narrata da Caliendo inizia a snodarsi dal giugno del 1974 quando dal “covo di sovversivi e anarchici che era l’istituto tecnico Augusto Righi di viale Kennedy” scocca la prima scintilla che coinvolge Caliendo, in quegli anni di protesta e ribellione ma anche di ricerca, tra i concerti dell’isola di Wight, Woodstock e il “Palermo Pop ‘70”, quando vi vestiva con pantaloni a zampa di elefante e si facevano crescere i capelli.
Negli anni ‘70 “capellone” era un termine usato per indicare, al di là della lunghezza dei capelli, un movimento giovanile spontaneo e non politicizzato, che inseguiva dei valori in netta contrapposizione al boom industriale degli anni ’60 portatore quindi di rispetto per l’ambiente, emancipazione culturale e artistica, ricerca musicale e, soprattutto, costante desiderio di libertà.
Un racconto che si snoda tra cantine, locali, studi e palcoscenici, in cui Caliendo arricchisce la sua conoscenza e ha il privilegio di vivere esperienze al fianco di tantissimi grandi artisti e personaggi, e come sempre, durante il viaggio, gli incontri sono più importanti della meta e a questo si deve la formazione e la cesellatura del carisma del “capellone” Caliendo, caratteristica che lo accompagnerà nelle sue esibizioni sia in gruppo che in solo.
Seguendo il racconto è possibile conoscere non solo le gioie ma anche i dolori, quegli aspetti più controversi della sua formazione artistica, le pesanti ombre dell’industria discografica del tempo piena di contraddizioni e compromessi oltre ad alcuni drammatici episodi che emergono dall’enorme bagaglio di aneddoti, molti dei quali inediti, che queste in queste pagine diventano una vera e propria diretta e sincera confessione.
La varietà di sfumature dei vari tasselli che compongono questo mosaico narrativo impreziosisce il volume che, in chiusura, contiene la discografia completa del gruppo, quella di Caliendo, una videografia, molto scarna ma al tempo si previlegiava la musica alla videomusica, un importante “indice dei nomi” e una raccolta fotografica che è un vero e proprio album di famiglia.