Musica a Teatro: Luca Federico D’Addino Puglisi: “amo molto quando il teatro si sposta dai suoi luoghi tradizionali, la strada è un palco affascinante, che ha le sue regole e i suoi codici”
Luca Federico D’Addino Puglisi si è diplomato «attore» alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano.
Laureatosi al DAMS di Imperia ha incrementato la sua formazione attoriale studiando con: Enrico Bonavera, Claudio Morganti, Vladimir Olshansky, Marise Flach, Milena Costanzo, Yasmina Reza, Carlo Boso.
Ha studiato inoltre canto con la M° Camilla Barbarito e danza con la M° Ariella Vidach.
È ballerino e insegnante di danze latino-americane.
È autore di testi teatrali e riduzioni sceniche. E presentatore, animatore e clown.
Durante la pandemia ha fatto parte del progetto “Assemblamenti – pratiche di buon vicinato” (iniziativa artistica e politica) andando a portare spettacoli nei cortili. Lavora con il Collettivo Clown .
Ha partecipato come mimo alle opere liriche: Capuleti e Montecchi, Manon Lescault e Kafka Fragmente di G. Kurtàg
Ultimi spettacoli: Fool Blues, Il Rito Sospeso – 98 giorni, Assemblamenti Generazione Disagio,
Il Castello dei destini incrociati, Il Do e l’Imperatore, Orlando Furioso Clown .
Dal 2012 ad oggi presta la sua opera di attore per l’ente Scuole Civiche di Milano per la realizzazione di spettacoli all’interno di musei, piazze e centri storici della città, per eventi come Identità Milano e Musei a Cielo Aperto.
Com’è nata la tua passione teatrale?
La mia passione teatrale nasce durante i miei studi al Dams. Un’amica mi spinse a fare un provino per un’opera che sarebbe andata in scena in ambito universitario. Ricordo ancora il giorno in cui aprii il testo da preparare per il provino.
Mentre imparavo a memoria le battute, mentre cercavo di recitarle nel salotto di casa mia, qualcosa dentro di me si accese, una cosa a metà tra il divertimento sfrenato e una chiamata mistica.
Superai il provino e andai in scena col Caligola di Camus. Reputo quello il mio piccolo debutto nel mondo del teatro
Hai studiato anche canto e danza. In quale spettacolo hai potuto mettere insieme queste tue abilità?
Si tratta di uno spettacolo andato in scena al Piccolo Teatro di Milano, Storia di Qu. Interpretavo il capo dei ribelli che, per aizzare il popolo contro il governatore della regione, si metteva a cantare e a ballare sfrenatamente al centro della piazza del villaggio.
Sei insegnante di latino-americano, anche… Che musica ascolti e ti piace?
Beh, sicuramente la musica latino-americana fa parte di me in quanto sono cresciuto con certe sonorità in corpo. E poi su tutti nominerei il cantautorato italiano, più quello vecchio che quello nuovo.
Hai fatto “mimo” in opere liriche. Cosa puoi raccontare in merito a questa esperienza?
Fare il mimo è un’esperienza che varia molto di volta in volta. Dipende dal regista che si incontra, da quanto intende lavorare per costruire azioni sceniche con i mimi.
Quando si è più fortunati si lavora ad elaborate creazioni sceniche che ti fanno sentire a tutti gli effetti parte di un’opera d’arte. Altre volte succede che i mimi vengono relegati quasi al ruolo di comparse, il che diventa meno divertente e gratificante.
Parlami del tuo ultimo spettacolo, che ho visto, della sua genesi e della scelta di usare un musicista come “basso continuo”
Fool Blues è uno spettacolo che nasce dalle ceneri di un altro spettacolo: Opinioni di un’ombra. Di quest’ultimo raccoglie alcuni brani poetici e il personaggio del clochard.
È poi un insieme di cose, nasce anche da un incontro fatto nella vita reale con un senzatetto di nome Mauro. E poi da tante piccole disavventure che mi sono capitate e che ho deciso di raccontare utilizzando la maschera del vagabondo, del fool.
L’incontro con Romeo Velluto, il chitarrista dello spettacolo, è nato dall’esigenza di musicare le parti poetiche del testo, avendo così la possibilità di farle emergere rispetto alle parti in prosa.
Leggo che hai interpretato testi di Fo in un particolare contesto. Vero? Ami il teatro di strada?
Grazie all’accademia Paolo Grassi ho avuto la possibilità di conoscere il Maestro durante la ripresa del suo Mistero Buffo e di un suo testo inedito “Storia di Qu“.
Recitare un determinato repertorio, così diretto, così sapientemente costruito sul pubblico, fa sì che il tuo spettacolo possa essere anche trasferito in contesti diversi da quelli del teatro tradizionale. E così si può ritornare alla strada, alla piazza, avendo un contatto con gli spettatori più immediato.
Personalmente amo molto quando il teatro si sposta dai suoi luoghi tradizionali, La strada è un palco affascinante, che ha le sue regole e i suoi codici. Riuscire a portare il teatro in strada è un’operazione difficile ma bellissima perché ti riavvicina ad un pubblico eterogeneo, che magari non andrebbe mai a teatro, e che tu devi catturare all’istante così da trasformare dei semplici passanti in spettatori affascinati.