Intervista a Cyrus Yung, alla scoperta della sua ispirata visione di vita e di musica
Tempo di nuova musica per Cyrus Yung, a poche settimane di distanza dal successo ottenuto con il precedente “De-Generazione“, il giovane artista romano classe ’97 torna con il singolo “Cartier”, una sorta di rappresentazione di un amore di altri tempi.
Quali riflessioni ti hanno ispirato durante la scrittura di “Cartier”?
Credo sia una canzone che parla di un momento della mia vita in cui cercavo l’amore, sapendo quanto può essere subdolo, incostante, però…. muove tutto l’amore, cioè senza quello il mondo si ferma, muore.
In che termini la musica influenza le tue giornate?
Influenza la mia vita, sono costantemente a lavoro, da quando apro gli occhi a quando li chiudo, penso tanto e il fine ultimo del mio pensare è migliorare la mia musica.
Come descriveresti il tuo rapporto con i social network e quanto credi siano importanti per il lancio di un progetto discografico oggi?
Personalmente odio i social e credo abbiamo rovinato e rovineranno tutto, poi certo diranno tutti che è evoluzione però boh, se apro Instagram mi vengono i brividi delle volte. Sono fondamentali ma non li uso, metto solo cose che riguardano la mia musica.
A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte?
Cyrus è il nome di mio padre (Ciro) e anche il nome di Ciro il grande, imperatore Persiano, che sono le origini di mia mamma. E Yung perché sono un piccolo Ciro.
Coltivi altre passioni o interessi oltre la musica? Se sì quali?
Sport e Motori. Però vorrei essere in grado di farli, ma tipo sono sicuro che nella vita avrei fatto o il calciatore o il pilota, più il pilota.
Quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di un brano come “Cartier”?
Semplicemente ascoltarlo e rendermi conto che ho messo un altro mattoncino indelebile del mio percorso di vita.