Gianni Ferrio, la musica per dialogare e raccontare

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
La nuova puntata di Musica Maestro è dedicata a Gianni Ferrio

Compositore di tante colonne sonore, il Maestro Gianni Ferrio è ancora oggi un punto di riferimento per molti colleghi  


Ci sono Maestri come Gianni Ferrio che, sebbene talvolta dimenticati dalla televisione, rimangono autentici punti di riferimento per tutti i Musicisti.

Nel nostro percorso di Musica Maestro abbiamo avuto modo di vedere come sia Pino Perris sia Stefano Zavattoni pensino alla figura di Gianni Ferrio come uno dei pilastri della direzione d’orchestra.

È proprio così effettivamente. Il Direttore vicentino ha rappresentato, e continua a farlo a oltre otto anni dalla sua scomparsa, un esempio di musicalità e di passione assolute. Proviamo a vedere come.

La puntata di oggi di Musica Maestro, come avrete capito, è dedicata a Gianni Ferrio.

Nato nel 1924 a Vicenza, giovanissimo scopre subito il suo amore per la musica. È l’unica in grado di fare esprimere le sensazioni a un ragazzo timido come lui. La passione viene incoraggiata dai genitori che lo mandano a lezione di violino dal Maestro Mariano Frigo. Gianni Ferrio, però, non vuole solo suonare. Sente che la completezza della sua missione avverrebbe dirigendo un’orchestra. Così, mentre l’Italia si prepara alla guerra, segue anche lezioni di armonia e composizione. A quindici anni è praticamente un Maestro fatto e finito.

Negli anni ‘40, finito il secondo conflitto mondiale, per Gianni Ferrio inizia finalmente la carriera che aveva sempre sognato. Diventa direttore d’orchestra e arrangiatore per la CGD, fondata da Teddy Reno.

Si trasferisce a Milano, quindi a Roma, dove nel 1956 conosce quella che diventerà la sua compagna di tutta una vita: la ballerina Alba Arnova. È lei a danzare sulla musica jazz diretta proprio dal futuro marito nel programma La piazzetta.

La svolta decisiva per la sua popolarità arriva nel 1957.

In quell’anno Gianni Ferrio compone per Teddy Reno, con Amurri, Piccolissima serenata. La canzone diventa uno dei brani più amati per la sua orecchiabilità e per l’utilizzo di pochi strumenti a supporto della voce melodica del cantante. Quel che conta non è il numero di strumenti, ma la presenza della musica.

Da quel momento inizia così una nuova avventura: Gianni Ferrio diventa anche apprezzato compositore. Tutti lo cercano, anche il cinema. Nel 1959, infatti, compone le musiche di Tipi da spiaggia e Guardatele, ma non le toccate. Si tratta di due simpatiche  pellicole con Tognazzi e Dorelli, dove la musica divertente del Maestro calza a pennello per descrivere le diverse situazioni del film.

Saranno tantissime le commedie raccontate dalle melodie di Gianni Ferrio. Dal cinema di Totò a quello di Franco e Ciccio passando per Walter Chiari fino a tutto quello considerato “cinema di Serie B” della commedia all’italiana: le musiche sono quasi sempre del Maestro. Con ampio uso di strumenti a fiato e note alte del pianoforte, quei ritornelli rappresentano ciò che più rimane di indimenticabile dei film, poi divenuti cult. Lo schema della sigla era sempre quello e ci sembra di riviverlo: immagini fisse, spesso su disegni animati, con i titoli e i nomi del cast.

Infine, subito prima del nome del regista, ecco la scritta “MUSICHE DI GIANNI FERRIO”.

Un po’ come a dire, va bene il regista, va bene gli attori, ma il film è anche e soprattutto del musicista.

Il più grande successo personale, con il cinema, lo ottiene nel 1965 quando compone per Bongusto la canzone A man…a story, che entra a far parte del film Un dollaro bucato.

In quegli anni Ferrio è uno dei numeri uno assoluti, amato per la sua capacità creativa di realizzare accompagnamenti musicali decisamente ritmati. Diverse le partecipazioni al Festival di Sanremo, dopo aver già preso parte al Musichiere in veste di assistente di Gorni Kramer. Anche la tv, quindi lo ammira per la sua qualità di direttore d’orchestra. Sarà così spesso ospite anche di Teatro 10 e Milleluci.

Nel 1970 il Maestro vicentino compone per Julia De Palma gli arrangiamenti che lui stesso dirige per il suo album live.

A metà anni ‘70 si intensifica la collaborazione con Mina, per cui ha già composto Parole Parole. Prima in un album dove la cantante interpreta canzoni storiche senza ausilio degli strumenti. L’idea è proprio di Gianni Ferrio, che sottolinea un’altra volta come con le note si possano descrivere sensazioni uniche. È la voce il vero strumento. Poi, nel 1974, compone per lei la celebre Non gioco più, con cui Mina lascia le scene televisive.

Da quel momento diventa uno dei Direttori più cercati dalla voce più amata di sempre. Nel ‘77, arrangia pezzi di Jannacci, cui dona una veste ancor più elegante e raffinata, su misura per la Tigre di Cremona.

Un vero Maestro, si sa, non è solo in tv, ma soprattutto in Teatro.

Anche lì Gianni Ferrio non si risparmia. Dopo aver diretto le musiche di Bobby sa tutto e L’Onorevole, negli anni della maturità si dedica soprattutto alle colonne sonore per il palcoscenico. Alleluia brava gente, Due ore sole ti vorrei, Meno male che c’è Maria, Un paio d’ali: ancora una volta la mano del Maestro fa la differenza.

Nel 2007 il suo addio alle scene televisive, con la sua ultima toccante composizione. Si presenta al Festival di Sanremo per dirigere Johnny Dorelli nel jazzistico Meglio così. Lo fa senza grandi clamori, con la sua consueta timidezza.

È il completamento di una carriera straordinaria, per un Maestro che ha sempre puntato sulla musica. Perché questa, più di qualunque altra arte, sa raccontare e parlare al pubblico.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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