#NOTEDICARTA: “Capire l’Eurovision: tra musica e geopolitica” di Giacomo Natali, il libro permette al pubblico di capire o meglio valutare il rapporto tra musica e società
Si è chiusa da qualche giorno la 66° edizione di “Eurovision Song Contest”. Nato nel 1956 per cementare l’unione dei popoli europei dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, dopo il conflitto nei Balcani degli anni ’90 torna purtroppo a svolgersi mentre in una parte dell’Europa, l’Ucraina, ogni giorno cadono bombe.
Come tutti, o quasi, saprete, i vincitori di questa edizione sono stati i Kalush, un gruppo musicale ucraino formatosi nel 2019. È costituito dal rapper Oleh Psjuk, dal musicista Ihor Didenčuk e da MC KylymMen. Hanno vinto, come la Kalush Orchestra, e ha rappresentato proprio l’Ucraina con il brano “Stefania”.
Mai come quest’anno, le votazioni hanno dimostrato quanto la kermesse non sia esclusivamente un evento musicale ma che, piuttosto, sia un evento sociale in cui le sue implicazioni sono strettamente connesse agli eventi di geopolitica.
L’Eurovision è stato adottato da molti, nel corso dei decenni, come palcoscenico ideale per far pesare il proprio soft power, riposizionando la loro posizione nel salotto europeo, dai Paesi scandinavi e quelli balcanici post-dissoluzione jugoslava a quelli l’area post-sovietica.
Negli anni è anche emersa una disciplina, l’Eurovisiopsephology, che analizza i flussi di voto tra Paesi in gara.
La manifestazione, che per tanti anni è stata vista solo come una baracconata, è sempre stata in realtà un ottimo termometro per misurare le tensioni tra gli europei.
Nonostante il regolamento proibisca di inserire messaggi politici nei testi delle canzoni, il divieto è stato più volte aggirato, come è successo quest’anno.
A chi non ha mai seguito la manifestazione, ricordo, ma anche questo lo troverete nel libro di Pilati che nel 2016 l’Ucraina colse il suo primo trionfo con Jamala che presentò un brano che metteva in relazione la deportazione dei tatari dalla Crimea al tempo di Stalin e l’occupazione della penisola sul Mar Nero da parte dei russi.
Giacomo Natali, l’autore, è un analista di comunicazione e geopolitica e studia gli aspetti culturali e simbolici dei conflitti internazionali, collaborando, tra gli altri, con l’Istituto Treccani e l’Università degli Studi di Ferrara.
Forte della sua solida preparazione musicale, Natali diventa osservatore lʼEurovision da una posizione privilegiata.
Il suo volume, edito da Vololibero, permette al lettore di immergersi nell’Eurovision Song Contest raccontando le sorti e le vicissitudini della kermesse a partire dagli anni ‘50, decennio in cui la manifestazione ha preso forma.
Nelle sue 352 pagine, il libro di Natali permette al pubblico di capire o meglio valutare il rapporto tra musica e società.