Nella serata del trionfo della Kalush Orchestra c’è anche la vittoria di una grande organizzazione italiana
Tutto come previsto: la Kalush Orchestra ha trionfato all’Eurovision Song Contest 2022 con la canzone Sabrina, trovando ampi consensi nel voto popolare.
Il televoto, da sempre e in ogni circostanza, è espressione di un sentimento popolare, in questo caso della solidarietà unanime di chi chiede che venga interrotto ogni conflitto. Così, con una canzone che non ha convinto molti, la Kalush Orchestra si aggiudica questa edizione italiana di grande successo.
Le giurie avevano premiato il Regno Unito, alla fine classificatosi secondo.
Ma, con ogni probabilità, anche le giurie sapevano perfettamente che il televoto avrebbe lanciato la vittoria della Kalush Orchestra.
In realtà sarebbe più corretto parlare dei Kalush, al plurale. Il termine Orchestra è stato adottato appositamente per questa kermesse in cui hanno presentato un brano fortemente balcanico, con qualche sfumatura rap.
Certo, forse non era ipotizzabile un divario dei voti popolari così grande tra la canzone ucraina e le altre.
Un’edizione italiana dicevamo. Sotto tantissimi punti di vista. Si, perché Brividi, classificata al sesto posto (comunque un risultato di tutto rispetto) risulta la canzone più scaricata sul web da ben 28 Paesi su 40 che hanno partecipato all’Eurovision.
Non solo, ma l’organizzazione è stata impeccabile. La Rai questa volta ci ha creduto fortemente, investendo su uno show che ha un format ben preciso (dunque diverso dal nostro Festival) ma anche un potenziale enorme di crescita. La sensazione è stata che la Rai abbia saputo italianizzare l’evento regalando quella professionalità delle kermesse che conosciamo con Sanremo. I colori de palcoscenico di Torino non sembravano assomigliare a nulla di trash. Si è trattato di uno spettacolo di grande impatto, che ha trovato riscontro infatti anche nello share televisivo.
La Kalush Orchestra era vincitrice annunciata e a qualcuno, noi per primi, non piaceva l’idea di avere una classifica slegata dai gusti musicali.
Tuttavia, bisogna riconoscerlo, la presenza della Kalush Orchestra e il clima di profondo rispetto per un popolo che sta combattendo, è stata resa ancor più bella proprio dall’atmosfera che la stessa organizzazione ha creato.
A Torino si respirava una voglia di vivere: dopo i due anni di pandemia si volevano mettere in un cassetto per qualche giorno i problemi internazionali. Un’edizione quasi magica per certi aspetti, capace di unire tanti popoli abbracciati dalla passione musicale per superare ogni difficoltà.
La Rai è stata eccellente, tanto che la prossima edizione potrebbe essere organizzata ancora in Italia se, come si teme, l’Ucraina non dovesse essere in grado di allestire la manifestazione. Troppo presto per capire cosa succederà di questo conflitto sovietico che non piace a nessuno.
Nella serata della Kalush Orchestra, però, c’è stata tanta Italia e non solo per la location dell’Alpitour di Torino. I Maneskin, vincitori nel 2021, hanno fatto un grande numero musicale che ha ricordato cosa sia il vero rock di oggi. Dimostrando, così, che l’Italia ha scoperto di essere ora fortissima in un genere che non le è mai appartenuto storicamente.
Che dire poi della splendida Gigliola Cinquetti?
Emozionante, da brividi con il suo sorriso e la sua voce che hanno incantato riportandoci a ciò che siamo stati. A quella melodia di cui siamo pur sempre i maestri. Non ho l’età è stato un vero motivo di orgoglio della nostra storia in quella serata della Kalush Orchestra.
Insomma una grandissima edizione che ci fa fare definitivamente pace con un Eurovision fino a qualche tempo fa troppo distante dalle nostre tradizioni. Lo avevamo snobbato per tanti anni, proprio come qualcuno mormorava fosse finito il tempo del Festival di Sanremo. Nel giro di dieci anni abbiamo recuperato tutto: siamo tornati con entusiasmo all’organizzazione dell’Eurovision Song Contest e abbiamo ritrovato un grandissimo Festival di Sanremo, cresciuto edizione dopo edizione.
Qualche merito ai vari Morandi, Fazio, Baglioni, Conti e Amadeus senz’altro lo dobbiamo riconoscere.
La musica è tornata a essere un’arte centrale per un’Italia che, silenziosamente, sembra già allontanarsi piano piano dalla smania di voler imitare gli americani della trap…