È uscito il primo progetto discografico della cantautrice italiana Joan Thiele, celebrato con un concerto per la festa d’inaugurazione del Market Sound 2016. L’intervista per Musica 361.
Dopo la sua cover di Drake Hotline bling entrata nella viral chart di Spotify e i singoli Save Me e Taxi Driver è stato finalmente pubblicato per la Universal Music lo scorso 10 giugno l’omonimo EP della giovane cantante e chitarrista di Desenzano sul Garda, contenente 6 brani inediti da lei composti e la cover Lost Ones di Lauryn Hill.
In attesa dell’album d’esordio prodotto da Andre Lindal, Anthony Preston, Farhot, Fabrizio Ferraguzzo e gli Etna, registrato tra Milano, Amburgo, New York e Los Angeles e ad oggi ancora in fase di definizione, parliamo con Joan nel suo furgone “Red Bull Tour Bus” dal gusto sixties, poco prima dell’esibizione sul palco del Market Sound.
All’apparenza una ragazza giovane e modesta, in realtà un’artista emergente già con una nomination agli Italian Mtv Awards 2016 nella categoria Best New Artist. Quindi tenetela d’occhio…
All’anagrafe il tuo nome completo è Alessandra Joan Thiele: perché hai scelto come nome d’arte solo Joan Thiele?
Sono fanatica degli anni ’60 e mi piaceva l’idea di avere un nome che potesse ricordare quello di molti altri musicisti di una generazione di cui sono superfan. Tutti con la “J”: Jimmi Page, Joan Baez, Janis Joplin…
La folgorazione per la musica è arrivata appunto con Beatles e Led Zeppelin. C’è una canzone in particolare che ti ha folgorato?
Fino ai 10 anni mia madre mi faceva sentire in continuazione Michelle dei Beatles. Invece la prima canzone che ho consciamente adorato è stata The Rain song dei Led Zeppelin: con quel brano ho capito di essere totalmente innamorata di una certa sonorità. E da lì ho scoperto molti altri artisti come Joni Mitchell o Crosby Still Nash&Young, che hanno poi rappresentato un riferimento importante. Però non ho limitato i miei ascolti solo a band o artisti folk-rock anglo-americani anni ’60, nel tempo mi sono fatta influenzare anche dalla musica contemporanea: pop, elettronica, dub, reggae e altri generi che hanno contribuito a creare il mio stile.
Come definiresti il tuo stile?
Sento sicuramente una base pop ma contaminata: potrei definirlo “pop contaminato”.
Madre italiana e padre svizzero ma di origini sudamericane: infanzia a Cartagena in Colombia poi l’adolescenza a Londra. Abiti a Desenzano e dici che ti senti italiana però canti in inglese: perché?
Penso che la musica sia universale, a prescindere che si canti in italiano, cinese o russo. Ciò che arriva dalla musica è più importante della lingua in cui si canta. L’inglese è semplicemente il mezzo di comunicazione che ho scelto: ho ascoltato molta musica anglofona e mi è venuto naturale comporre in questa lingua.
Scriverai e canterai mai in italiano?
Non lo escludo, non è un taboo! (Ride) Mi sento a mio agio a cantare in inglese ma non è una scelta esclusiva. In questa fase della mia carriera va così. Per lo meno da quando ho cominciato a scrivere al liceo.
Finito il liceo avevi già deciso che avresti fatto la cantante?
…al punto che credo avrei mollato persino il liceo per farlo! Quando ne parlai ai miei mi fecero capire che se quello era il mio desiderio avrei potuto realizzarlo, a patto di impegnarmici seriamente. E oggi li ringrazio per avermelo permesso: con quella approvazione è cominciata la gavetta in giro per tutta Italia insieme alla mia band. E oggi sono qui.
L’anno scorso hai aperto il concerto di Bombino, che a sua volta ha aperto L’Estathè Market Sound 2015. E oggi sei tu ad aprire il Market Sound: che effetto ti fa?
Bello e piuttosto emozionante. Un anno fa non me lo sarei nemmeno immaginato: ero semplicemente sul palco a suonare e divertirmi. Oggi invece la pubblicazione del mio primo EP e il concerto al Market Sound in questa data segnano veramente una crescita.
Qualche tempo fa hai dichiarato in un’intervista che non saresti stata per sempre “eterea”, con il tuo stile chitarra e voce. Oggi al tuo primo EP come ti senti?
La dimensione acustica rimane ancora oggi importante sia dal vivo che quando compongo ma col tempo ho sempre più dato libero sfogo alla curiosità e alla voglia di sperimentare. Nei miei primi pezzi suonavo prevalentemente chitarra e voce, oggi sono arrivata ad incidere Save me e Taxi driver con tutt’altra sonorità: ho capito quanto faccia veramente la differenza e sia prezioso essere accompagnati in un lavoro di produzione. Molti producers hanno contribuito a migliorare i miei brani, come DJ faraone che ha dato spessore a You & I con un arrangiamento di piano e archi a cui non avrei pensato. Ho lavorato molto però anche con Chris Tabron e il suo tocco si sentirà nell’album.
Uno dei brani di punta dell’EP è il tuo singolo Save me cioè “salvami”. A chi chiedi di essere salvata?
A me stessa. Il messaggio però è rivolto a tutti: la canzone si riferisce ad una richiesta di aiuto che ognuno pone a se stesso. Spesso gli unici che possono veramente salvarci da alcune situazioni siamo solo noi.
Save me come altri brani dell’EP sono per caso legati ad un tema conduttore nel disco?
Raccontano tutti diversi stati d’animo e diversi momenti: c’è un po’ di passato, un po’ di ciò che è adesso, un po’ di me, un po’ di altri… Non ho pensato di dare un vero senso al disco, sono più fotografie di attimi. Le canzoni nascono in maniera così naturale che spesso solo in seguito si riesce a dare una definizione e una coordinata a quella creazione: non sai dire perché in quel momento scrivi e canti in quel modo ma è così che succede.
Nell’EP anche una cover di Lauryn Hill, Lost Ones: perché hai incluso proprio questo brano?
Anzitutto perché amo molto Lauryn Hill. E poi perché era una canzone che suonavo spesso dal vivo con la mia band, gli Etna. Dopo decine di esecuzioni abbiamo ottenuto questo arrangiamento: ci è piaciuto al punto da sentire la canzone nostra e quindi abbiamo deciso di registrarla e includerla.
Hai definito il tuo album “un arcobaleno”. La tua musica che colore ha?
È la mia musica un arcobaleno: è l’insieme di diversi colori, sfumature ed emozioni contaminate. Contaminate di colori diversi come un arcobaleno. E come tutti noi che non siamo fatti di un solo colore.
L’ultimo brano che stai scrivendo a cosa si ispira?
(Pensa) Coraggio e silenzio.
La data di oggi segna una tappa importante per te: cosa hai imparato da questo mestiere fino ad oggi?
Che si possono avere risultati solo con impegno e vera perseveranza.
E continuando con perseveranza come si vede Joan Thiele tra 10 anni?
Domanda complessa. Vivo la vita momento per momento, come nelle mie canzoni. Richiedimelo tra 10 anni…(sorride).
Se vi siete persi l’esibizione del 10 giugno al Market Sound e volete ascoltare Joan Thiele dal vivo ecco le date del tour estivo confermate:
- 21 giugno – Rockinroma (Roma)
- 9 luglio – I Days (Monza)
- 14 luglio – Mantova
- 16 luglio – Goa Boa (Genova)
- 17 luglio – Padova
- 21 luglio – Fiesole
- 23 luglio – Siren Fest (Vasto)
- 31 luglio – Locus Festival (Locorotondo, Bari)
- 16 agosto – Val Badia Jazz (La Villa)
- 3 settembre – Home Fest (Treviso)
- 30 settembre – Barcolana (Trieste).