Musica a Teatro: Rubynia Reubens, ho capito che per stare davvero a questo mondo bisogna prima innamorarsi di sé
Sulla sua pagina si presenta come Gingerfluid performer e queerfluencer, e il riferimento al rosso è costante, anche nel nome. Fuoco e passione, dunque. Che porta in scena a trasmette. Suonando cantando e recitando. Infatti, è teatrante, pianista, cantante, regista, coreografa, ballerina, organizzatrice e performer drag.
Il mondo dello spettacolo concentrato, shakerato e proposto con gioia e consapevolezza. Lo spettacolo a cui sta partecipando ultimamente si chiama Foma Fomic nello spazio, teatro-canzone scritto da Foma Fomic e Giacomo Fava, e che ho avuto il piacere di gustare.
Ha adattato e coreografato Il cantatore calvo, dalla famosa opera di Ionesco e ha avuto diverse esperienze in scena, per citarne alcune: I giganti della montagna, L’ispettore generale, Sleepless, Box and Cox.
Ha suonato da sola, in trio, e in band funk-soul-rnb, ma anche in cover band pop-latin-rock.
La mia prima domanda: i tuoi primi approcci al palcoscenico
Mi ci sono avvicinata alle elementari. Ho avuto un incipit un po’ più marcato con la musica, ho iniziato a studiare pianoforte quando avevo otto anni e, più o meno nello stesso periodo, in maniera un po’ meno consapevole, stavo calcando il palco per certi spettacolini che si facevano come conclusione di scuole estive.
Alle elementari a giugno…le animatrici e gli animatori ci facevano allestire queste occasioni di intrattenimento; poi per una formazione un poco più seria ho dovuto aspettare la prima media e lì durante gli orari scolastici c’era un progetto di Teatro Creativo in cui due animatrici venivano a farci fare esercizi per poi portare uno spettacolo in scena, testi originali, corali, è così che ho iniziato.
Il primo spettacolo scritto da te?
Ho co-scritto e co-diretto un adattamento da Les enfants terribles; lavori scritti da me non sono stati ancora pubblicati, per ora…anche se probabilmente…ma non aggiungo altro. Direi che è Il Cantatore calvo, la mia riscrittura dalla Cantatrice calva di Ionesco, che ha appena debuttato al Tempio del futuro perduto
Rubynia come nasce? Perché questo nome?
Bisognerebbe distinguere il percorso del nome e il mio percorso identitario che per un po’ hanno viaggiato in parallelo e poi si sono ricongiunti. Quando stavo contemplando l’idea di un alter ego femminile, e un nome Drag, mi è venuta in mente Rubynia Reubens…
La E nel cognome, che non si pronuncia, sta per Eccessiva…lo trovo proprio calzante. Ci sono le motivazioni ovvie…il riferimento al rosso…il riferimento alle mie radici nordeuropee e anche al mio modo di fare un pochino aristocratico. Poi sul nome c’è una piccola storiella.
Quando ero alla materna c’era in classe una bimba molto carina, deliziosa, e ogni tanto per gioco lei chiedeva ai maschietti: Ma da grande chi è che mi vuole sposare? Noi in folla ci buttavamo a dire: Io io io! Al che lei rispondeva in maniera simpatica: deciderò quando sarò grande.
Il suo nome era Rubinia. Dopo anni ho capito che per stare davvero a questo mondo bisogna prima innamorarsi di sé, e dopo che hai sanato quella tua parte mancante, quando hai trovato la direzione, il percorso giusto, beh…tutto quadra.
Ti ho visto come performer. Come spalla di Foma Fomic, ma in realtà eri molto di più
Grazie della lusinga
Ti piace di più suonare e cantare, o recitare, o ti piace far tutto?
Ho più una tendenza alla recitazione, perché è la forma che mi lascia più spaziare, e se (ne parlavo con il mio partner in scena Foma Fomic e con l’autore Giacomo Fava) dovessimo privarci di un’arte non potrei fare a meno del teatro.
È dove posso più esprimermi liberamente. Ma da quando ho cominciato a giocare con il cocktail delle arti il drink si è fatto molto più saporito. Ora ho voglia di composizioni più raffinate.
A parte i due grandi autori che abbiamo nominato e che hai portato in scena, Ionesco e Cocteau, ci sono altri autori di riferimento o compositori che ti stimolano particolarmente?
Se dovessi fare uno spettacolo su un compositore sceglierei Nino Rota. Ho in mente da molto tempo una piccola pièce di cabaret in cui sarei sul palco da sola e reciterei, suonerei; non voglio parlarne troppo adesso, ma Nino Rota sicuramente.
Se mi chiedi che musica mi piace direi sicuramente il jazz; ho sviluppato un gusto per il funk, ho suonato con una band questo genere per anni, poi certo non posso dire di no agli anni 90 e 2000, e per quanto riguarda la musica contemporanea il neo soul e il Chillhop.
Che cosa stai facendo ora e cosa ci aspettiamo nell’immediato futuro?
Con Foma Fomic e Giacomo Fava stiamo scrivendo una nuova pièce dal titolo Lo sbarco in Lombardia, un altro spettacolo di teatro canzone un pochino più surreale del precedente, che farà ridere ma anche riflettere, che offre molti spunti di riflessione sulla realtà anche per i parallelismi storici che andiamo a proporre.
Continuo a portare in giro Il Cantatore Calvo. Speriamo in sempre nuove repliche
Come possiamo seguire la tua attività?
Sicuramente su instagram. Ma sto creando anche una nuova pagina facebook dedicata.