Vittorio e Guido De Scalzi regalarono un album intero alla Sampdoria dopo lo scudetto
Prosegue con Genova, più precisamente con la Sampdoria, il nostro viaggio tra gli inni calcistici del nostro campionato.
La città portuale, talvolta descritta come malinconica, sa cantare come poche altre. Lo conferma la tradizione di cantautori genovesi che da sempre caratterizza la nostra musica. I colori blucerchiati della Sampdoria, quindi, non potevano essere da meno.
La squadra, nata nel 1948 dalla fusione di due selezioni ligure, è ovviamente la diretta rivale dei cugini storici del Genoa. Tuttavia, non ce ne vogliano i tifosi del Grifone, nella prossima stagione il capoluogo ligure sarà rappresentato in Serie A unicamente dalla Sampdoria. Un’importante e gloriosa squadra, specie dal 1990/1991.
Era l’anno della Sampdoria di Vialli e Mancini.
Quella allenata da Boskov e che vedeva tra le sue file giocatori come Pagliuca, Lombardo, Vierchowod, Cerezo. Insomma una squadra di campioni, a cui fino a quel momento mancava un inno che non fossero i cori da stadio.
Poi, un po’ a sorpresa come accaduto al Verona cinque anni prima, la Sampdoria vinse il suo primo e finora unico scudetto. A quel punto, ecco che si animava nel pubblico la voglia di cantare.
A pensarci per primo fu Vittorio De Scalzi, leader dei New Trolls ma soprattutto cantautore italiano di grande caratura. Tra i brani firmati da lui e cantati da altri artisti ricordiamo anche Soli di Drupi e Tutti i brividi del mondo di Anna Oxa.
Vittorio, così, insieme al fratello, decise di dedicare un album intero alla Sampdoria. Diciannove pezzi contenuti nel disco Il grande cuore della Sud.
Immaginatevi dunque un LP di brani sullo stile pop e anche un po’ progressive dei New Trolls, che narrano tutti il grande sentimento per la squadra dell’allora presidente Mantovani.
Una sorta di album concept, poi ristampato negli anni 2000, che racconta quel periodo d’oro traendo spunto dalle più grandi partite vinte. A cominciare da Lo scudetto nel cuore, la canzone scritta la sera del 18 maggio, alla vigilia di quel trionfo ormai certo, che i ragazzi di Boskov avrebbero conquistato il giorno dopo contro il Lecce. Un pop ritmato, che sembra proprio quello dell’attesa per il grande successo. Una canzone in cui si respira tutta la voglia di far esplodere la gioia tra bandiere, voci e canzoni intonate dai tifosi.
Forza Doria racconta una passione nata quando, ancora bambini, si seguiva la squadra con il papà allo stadio.
Tanta ironia nello swing stile anni ‘50 Erano i tempi.
Un brano che profuma di rivincita contro i cugini genoani, fieri dei loro 9 scudetti ormai appartenenti a un passato troppo lontano. Genova avrebbe così una sola squadra vincente ormai: la Sampdoria, vincitrice anche di una Coppa delle Coppe nel 1988.
Una samba dedicata a Cerezo, una ballata per Mancini, un pop elettronico per la Curva Sud pronta a tornare a tifare in Europa. Canzoni intervallate, nell’album, dai cori dei tifosi. E poi Lettera da Amsterdam. Ossia uno di quei pezzi che, se non sapessimo come è nato, potrebbe sembrare un romanticissimo brano d’amore dedicato a una donna.
In quella canzone i fratelli De Scalzi non citano la Sampdoria.
L’ho vista questa primavera. Sembrava proprio una signora. Vestita coi colori della sera. Una regina sotto i riflettori.
Così cita il brano. Una dedica all’amore mai tradito e che ora è diventata sempre più importante, apprezzata in tutto il mondo. L’idea del brano, infatti, venne al cantautore nell’ufficio del Presidente Mantovani, dove capeggiava una foto di una statua di Copenhagen con la sciarpa doriana al collo. Ecco allora che De Scalzi si immaginò la lettera di un tifoso che, dall’estero, vedeva crescere la sua Sampdoria.
I tifosi si sono sempre appassionati a questa romantica canzone, così come a tutto l’album che rimane qualcosa di unico nella discografia.
Ogni brano potrebbe rappresentare un inno e questo è il motivo per cui non ne sono mai nati di nuovi dopo quella stagione.
Tuttavia, il vero inno, sempre contenuto nel suddetto disco, è proprio l’ultima traccia. Si tratta di Doria olè e, strano il destino, è l’unico pezzo cantato da Vittorio e Diego De Scalzi ma non composto da loro. Gli autori sono infatti Molinelli e Canizzaro.
Doria olè, diversamente dai brani sopracitati, non racconta una storia, ma sottolinea l’amore e la fedeltà per i colori blucerchiati. Un pop tipico dei primi anni ‘90, forse anche un po’ più retrò, che ripete all’infinito il titolo. Sostanzialmente, un coro da stadio cantato dai fratelli De Scalzi. Tante voci insieme alle loro, con una strofa dove le note salgono in cielo fino al ritornello.
Vanno in alto, proprio come la Sampdoria di quegli anni.
Al di là di ogni vittoria che, lo abbiamo visto, è sempre il motore per nuove composizioni di inni, viene da fare un’altra osservazione. Se dopo tanti anni i tifosi hanno scelto di conservare sempre questo inno, evidentemente la musica vera e melodica non tramonta mai. Qualcosa di prezioso in tutto quello c’è davvero.