“Il figlio del Re” di Mirko Casadei, è il racconto del figlio, Mirko e di suo padre Raoul, una figura con cui fare i conti per tutta la vita e al quale si è sempre paragonati
Già dal titolo di questo libro è evidente che, purtroppo, non si tratta di una biografia di Raoul Casadei.
“Il figlio del re” edito da Bompiani e firmato da Mirko Casadei, figlio dell’immenso Raoul, e Zibba dimostra in realtà che tra Raoul e il figlio Mirko è senza dubbio il primo dei due che meriterebbe una biografia completa e, inevitabilmente, questo volume rappresenta un ibrido senza una precisa ragione di esistere per la predominanza di Mirko rispetto alla narrazione sul Re del liscio Raoul, scomparso il 13 marzo 2021 vittima del Covid.
Probabilmente si tratta di un’occasione perduta perché, pur riconoscendo a Mirko Casadei, direttore dell’orchestra di famiglia, l’Orchestra Casadei, già da molti anni, che ha tenuto concerti all’estero, spettacoli teatrali e televisivi con la Mirko Casadei PoPular Folk Orchestra e che nel corso della sua carriera ha lavorato con artisti come
Enrico Ruggeri, Paolo Fresu, Eugenio Bennato, Goran Bregovic, Irene Grandi, Marc Ribot e Richard Galliano, una sua peculiarità artistica, la capacità di rinnovare il repertorio di famiglia che, in gran parte deriva da Raoul e da Secondo, capostipite dei Re del liscio romagnoli.
Il libro è il racconto del figlio, Mirko, di un padre, Raoul, che, seppur ispiratore delle ambizioni del figlio e del suo futuro, è una presenza ingombrante e, soprattutto, una figura con cui fare i conti per tutta la vita e al quale si è sempre paragonati.
Una relazione padre-figlio sicuramente difficile, piena d’incomprensioni e contrasti, come ben si evince dalla lettura del libro e per il peso che nella narrazione questa dinamica compare in maniera ricorrente.
Come dichiarato, il libro «è una collezione di ricordi ed episodi condivisi, fatti e racconti di quei fatti, montati con taglio cinematografico secondo il disordine ordinato della memoria» ma, e il lettore se ne renderà conto subito dopo la lettura delle prime pagine, la necessità di una sequenza narrativa cronologica avrebbe reso l’opera più fluida e anche la lettura ne sarebbe stata facilitata.
Frammenti importanti una vita, quella di Raoul, sono troppo spesso messi in secondo piano dalla vita di Mirko.
Ci dispiace che, anziché l’autobiografia di un figlio, se stesso, Mirko avesse messo da parte il proprio egocentrismo e avesse reso un omaggio vero, puro alla memoria di colui che inventò la frase “vai col liscio” e che riuscì, pur
mantenendo lo spirito e l’essenza inziale, mettere mano al repertorio di Secondo Casadei, il musicista in abito bianco e panama, il violino sulla spalla come un moschetto, che girava per le aie cercando di sconfiggere il boogie-woogie, la musica degli americani.