Il vero inno ufficiale dell’Inter è cambiato diverse volte nel corso della storia. E spesso a scriverli sono stati grandi cantautori
Quando si parla di Inter, immediatamente il pensiero va alla sua proverbiale “pazzia”, che tutti conosciamo anche per questioni canore. Non esiste squadra di calcio che, più dei nerazzurri, abbia dato così grande risalto al significato della musica come manifesto della tifoseria. Nelle prime 19 puntate di MusiCalcio abbiamo raccontato tanti inni importanti delle squadre di Serie A, andando a scovare dei pezzi probabilmente sconosciuti a molti. Non vi è alcun dubbio che quel coro cantato da Javier Zanetti e compagni nel 2003, però, sia entrato nella leggenda.
I più disattenti rimarranno stupiti, tuttavia, a scoprire che Pazza Inter non è più l’inno ufficiale della squadra.
Prima di arrivare a questo, ripercorriamo brevemente la storia degli inni dell’Inter dagli anni ’50 a oggi.
Come sappiamo, infatti, sono le vittorie a esaltare la voglia dei tifosi di esprimersi melodicamente, con tanto di influenze stilistiche della musica in voga in quel periodo. Così nel 1954 il Gruppo Marcucci cantava un urlo di entusiasmo nel suo Forza Inter, che non si negava un bel ritornello a ritmo di musica da banda. Si noti, però, anzitutto la qualità del canto: la voce pulita e impostata del suo interprete sono testimoni di un certo modo di cantare dell’epoca.
Nel 1966, mentre l’Inter di Herrera vinceva il suo decimo scudetto, ecco che gli autori Perotti e Zaranda componevano Inno all’Inter.
Si tratta di una marcia a tutti gli effetti, introdotta da un sax che siamo abituati a sentire anche nelle sigle delle commedie di quegli anni. Pensiamo ai film di Franco e Ciccio, per intenderci: il tono scanzonato delle canzoni di apertura già proiettano lo spettatore nella dimensione comica della storia. E in effetti, pur trattandosi di un rispettosissimo inno calcistico, in questo brano di Perotti e Zaranda si avverte tutta l’atmosfera ludica che sembra voler ricordare il principio di divertissment dello sport. Tutto questo, non senza valorizzare le imprese dell’Inter allenata dal Mago.
Un coro di voci maschili e femminili così scandisce le parole della canzone, inneggiando alla stella appena conquistata: pochi strumenti, perlopiù a fiato, e un battito di mani seguono il ritmo di questo inno.
È il 1972 quando, nel periodo in chi l’Italia scopre le sue migliori produzioni cantautorali, Roberto Vecchioni regala una perla alla sua Inter, insieme ai Nuovi Angeli.
Non si tratta di Luci a San Siro, che pure il cantautore milanese avrà scritto pensando alla sua squadra del cuore. Cantata dal centrocampista nerazzurro Mario Bertini, la canzone si intitola Inter Spaziale. Ritmi sempre più incalzanti, con un tocco poetico tipico del Professore.
Dagli anni ’80 in avanti nascono una serie di canzoni dedicate all’Inter: rivediamo le principali perché sono davvero tante. Anzi, verrebbe da dire…una valanga!
Siamo la Valanga Nerazzurra e mai nessuno ci fermerà è proprio il ritornello, seguito dal più classico dei cori oh e oh e oh, che accompagna l’Inter nel 1986. Gli autori sono Pesce, Oliva, Caw e Gidam. Questo pop chiaramente pensato per essere un coro da stadio, diventa subito inno, inneggiando al campione Rumenigge. Tuttavia, entusiasmi a parte, è difficile scalzare Cuore nerazzurro, l’inno che nel 1984 viene composto dai Camaleonti con Dario Baldan Bembo.
Parliamo di una bella canzone che ha sicuramente la grinta e la carica tipiche dello stadio, ma che non perde la voglia di melodia tipica del celebre gruppo e dell’autore de L’Amico è. C’è tanta emozione in questa dedica piena di sentimento per l’Inter. A fare la differenza anche qui un coro Oh oh oh che risulta decisamente più poetico rispetto a quello della Valanga nerazzurra. Il ritornello cresce in un climax che racconta della stella d’oro brillare nel cielo. D’altra parte l’unica squadra mai andata in B ha di che essere onorata della sua storia.
Dopo pochi anni, nel 1989, la squadra di Milano vince lo scudetto dei record, allenata da Giovanni Trapattoni.
E via con un nuovo inno, Inter tricolore. A cantare questo pop tanto raggiante, quanto ritmato ma poco incisivo, sono due calciatori protagonisti della cavalcata nerazzurra: Nicola Berti e Aldo Serena. Sono gli anni in cui le grandi squadre fanno a gara per chi ha più canzoni nel cassetto, facendo esplodere la mania delle audiocassette con tanto di brani dedicati agli undici eroi. In qualche caso si tratta persino delle stesse tracce, a cui viene cambiato il testo. Parliamo di un derby (ovviamente inventato) tra le due squadre di Milano, con tanto di sfottò all’avversario, tramite una comica radiocronaca. Niente di musicale, ma tutto fa brodo per confezionare prodotti discografici.
Così per i tifosi l’inno vero rimane quello dei Camaleonti, ma qualcosa cambia negli anni più floridi della presidenza di Massimo Moratti. Nel 2003, infatti, lo stesso presidente suggerisce il titolo per un nuovo brano: Pazza Inter.
A scriverla sono Paolo Barillari e Dino Stewart per il testo, mentre la musica è di Goffredo Orlandi, che l’anno dopo vincerà a Sanremo da autore per Marco Masini (L’uomo volante).
La nuova canzone viene fatta incidere direttamente dai giocatori ed è subito un successo.
L’operazione si rivela vincente proprio perché sono tutti i nerazzurri a interpretarla, sancendo il proprio amore per la maglia in un periodo in cui già si avverte una difficoltà a trovare bandiere nel mondo del calcio.
Tanti stranieri, ma tutti campioni: è così che il ritornello Amala, è una gioia infinita che dura una vita, piace subito diventando orecchiabile. La canzone legittima la sua verità quando, nel 2005, sotto di due gol contro la Sampdoria a pochi minuti dalla fine, l’Inter rimonta e vince in pieno recupero 3-2. Da quel momento, per tutti, è la Pazza Inter. Anche per chi (e sono molti) quel giorno esce prima dallo stadio, scoraggiato da un risultato che sembra ormai non dare scampo.
Nel frattempo, il vero inno ufficiale è C’è solo l’Inter, una corale melodia composta da Elio e Le Storie Tese.
Per i tifosi, però, l’orgoglio di Pazza Inter è troppo forte. Come un richiamo a cui non si può resistere: dovrebbe intervenire qualche fattore esterno perché possa essere rimpiazzato. E poco importa se la somiglianza con Baila Morena di Zucchero sia davvero eccessiva.
Ed è proprio ciò che accade nel 2012. Rosita Celentano, a capo della Luna Park, casa di edizioni musicali proprietaria del brano Pazza Inter, nega di aver proibito l’inno. Vero è che la società si vede aumentare la richiesta per i diritti d’autore e, per due anni, la canzone sparisce da San Siro. Tornerà, salvo scomparire definitivamente nel 2019.
Arriva Conte sulla panchina nerazzurra; dopo tanti anni è di nuovo scudetto. Così, nel 2021, ci pensa Max Pezzali a creare un brano a metà tra italiano e inglese: I’m Inter (Yes, I am). Un po’ di Emmanuel, una vera citazione a Jesahel, insomma le ispirazioni sono tante, ma la canzone piace. Tuttavia, il vero inno resta C’è solo l’Inter, a cui nel frattempo i tifosi si sono ormai affezionati. Anche per la romantica dedica a Peppino Prisco.
Da non dimenticare, tra le dediche musicali perni nerazzurri, quella del tifoso Ligabue che, con Una vita da mediano, omaggiò Lele Oriali. Meno famosa, ma ricca di passione, la ballata di Povia, Vero nerazzurro.