Giacomo Grasso, in arte “Theft”, recentemente ha pubblicato il suo primo EP “Rivalsa”
Giacomo Grasso in arte Theft nasce a Genova il 21 marzo 1972. Dopo essersi diplomato alla Scuola d’Arte Paul Klee della sua città ed essersi specializzato in nuove tecnologie e video arte, ha lavorato come grafico, designer, musicista e videomaker, riuscendo dunque ad unire molte delle sue passioni.
La musica è sempre stata una delle sue passioni più importanti, oltre che sua compagna di crescita personale. Sa suonare il basso, il contrabbasso, la chitarra acustica ed elettrica, il mandolino, il bouzuki greco e l’ukulele.
Le sinfonie di tutti questi strumenti si uniscono alla sua passione per l’elettronica, attraverso l’uso di sintetizzatori e del theremin (manipolatorie di suoni che utilizza un hardware).
Oltre che di musica, Giacomo si occupa anche di produzione, registrazione e del mixaggio delle canzoni presso il suo studio a Genova, dove si occupa anche di riprese e montaggio video.
Si è esibito in Italia, Francia, Germania e Svizzera. A Genova è stato chiamato a suonare nei locali più importanti della città e in prestigiose location, come la sala mercato Teatro Modena, il Museo d’arte moderna Villa Croce, le Cisterne del Palazzo Ducale, il Palazzo della Commenda di Prè e il teatro Gustavo Modena.
Qual è la tua rivalsa?
Essere riuscito a convogliare generi, stili, strumenti, tecnologia, parole, immagini in modo uniforme e naturale.
Com’è nata la passione per la musica e come l’hai conciliata con il tuo mestiere?
In casa mia fin da piccolo, complice mia madre che aveva una smisurata passione per la musica si sentiva ogni cosa, ogni genere. Lo studio delle nuove tecnologie mi ha permesso di poterlo far diventare anche un lavoro.
Che significato ha il mare nella tua musica?
Il mare è un punto di partenza da dove nascono le idee, come lo sciabordare delle onde che si irradiano. La profondità e la vastità dell’acqua sono le innumerevoli possibilità.
Tra le cinque tracce dell’Ep “Rivalsa”, ce n’è una alla quale sei particolarmente affezionato?
Si, “Cometa” perché ha dato il via a tutto. Era la mia sensazione di essere effimero in questo mondo, tempo, stato. Non sapevo a cosa attribuire questa sensazione. Ed una notte… eccola. La cometa.
Chi è l’uomo di pietra nel tuo singolo omonimo?
L’uomo di pietra sono io visto da fuori. Ora più riflessivo, ferito, attento, disilluso.
Nel brano “Cometa” paragoni te stesso a quest’ultima. Qual è oggi la tua traiettoria?
Non ho certezza di traiettorie. Vediamo che succede al massimo viro di poco prima di impattare.
Quali strumenti consideri più funzionali per l’espressione dei tuoi stati d’animo?
Prevalentemente il basso elettrico e i sintetizzatori.
Da dove trai ispirazione per i tuoi testi?
Da emozioni che vivo o ho vissuto. Da cose che vedo. Amo il cinema e quindi creo storyboard tutti i momenti della mia vita.
Hai un artista o un gruppo che ammiri e con cui ti piacerebbe collaborare?
Si, Nine Inch Nails e Trent Reznor.
Sono in programma altri progetti musicali?
Per ora voglio terminare i prossimi video che chiuderanno i 5 brani dell’EP. Poi si vedrà. Ho un po’ di idee…un libro di poesie e sicuramente altri brani.