Massimo Bubola: autore, musicista, poeta e scrittore con “Sognai talmente forte” trasforma le canzoni più famose in un romanzo
È possibile prendere un gruppo di canzoni, shakerarle con sapienza e trasformarle in un romanzo?
Dopo questo “Sognai talmente forte” scritto da Massimo Bubola e edito da Mondadori, la risposta è: “sicuramente sì ma serve eccelsa maestria”.
E l’eccelsa maestria non è dote che sia mai mancata a Massimo Bubola, cantautore, storico collaboratore di Fabrizio De Andrè con il quale ha scritto alcune delle sue canzoni più belle, s’inserisce a pieno titolo nel novero di quei musicisti-autori cui appartengono, in Italia, Francesco Guccini, Massimo Zamboni e Vinicio Capossela e, al di fuori dei confini nazionali, Nick Cave, Patti Smith e Leonard Cohen.
Musicista, autore ma, soprattutto, narratore.
Non si tratta, in realtà, di un romanzo autobiografico ma del lungo racconto narrato dal vecchio Callimaco, protagonista della storia il quale, arrivato al termine di una vita vissuta tra canto e musica, trascorre il suo ultimo giorno di vita circondato dalle persone che l’hanno amato e, con loro ma soprattutto tramite loro, ripercorre i momenti cruciali della sua vita, tra ricordi, sogni e visioni.
«”Nonno, perché continui a canticchiare sul letto di morte?” chiese a Callimaco il nipote Gilroy, l’americano, arrivato lì per la veglia funebre. “Caro Gilroy, cantare è esistere, e finché canterò saprò di essere vivo.
Tutto quello che rammento della mia vita è una lunga, vecchia e inzaccherata canzone d’amore.
Quello che non si può più ricordare o rivivere si può ancora cantare. Le canzoni non si dimenticano mai, e mai loro si dimenticano di te”».
Callimaco diventa così non tanto l’alias di Bubola ma il protagonista, a noi finora sconosciuto, delle tante canzoni nate dalla penna di Bubola.
È Callimaco il protagonista narratore di brani indimenticabili come Volta la carta, del racconto della strage dei nativi americani di Fiume Sand Creek raccontatagli dai superstiti ma anche protagonista del Cielo d’Irlanda, e dell’Hotel Supramonte.
In realtà, in quanto romanzo, il volume ha un difetto stilistico: non esiste una vera e propria trama che si dipani pagina dopo pagina ma, proprio nelle sue 156 pagine, il lavoro di Bubola sconfina nella poesia e ci fornisce un punto di osservazione diverso, e privilegiato di quelle canzoni indimenticabili.
“Sognai talmente forte” si propone al lettore in quanto viaggio nella tradizione musicale nazionale e, al tempo stesso, indaga, svelandoli, i diversi legami di questa tradizione con suggestioni derivanti dalla letteratura, riuscendo a costruire un romanzo profondamente lirico e tormentato.
Non c’è dubbio che questo volume sia fondamentale per chi ama Massimo Bubola ma anche per quanti hanno amato e amano Fabrizio de Andrè perché in questo romanzo troveranno una sorta di loro genesi e capiranno che sia possibile vederle, e quindi anche ad ascoltarle, sotto una nuova luce.