Massimo Di Cataldo “30Anni insieme” la nuova raccolta del cantautore che contiene un excursus dei brani più rappresentativi di trent’anni di carriera
Nel panorama della musica italiana d’autore spicca Massimo Di Cataldo, musicista e produttore, che con sua la voce ha saputo interpretare il sentimento d’amore in tutte le sue declinazioni, dall’ironia degli esordi, agli accenti intimistici e nostalgici delle canzoni di maggiore successo.
Ha accompagnato diverse generazioni in tutti momenti del quotidiano. Ballate che hanno spopolato in radio, nei festival segnando in modo indelebile la musica italiana.
Nella sua lunga carriera ha prodotto oltre 40 singoli, 8 album da studio e 4 raccolte. Altrettanto intensa è stata l’attività dedicata ai tour e alla promozione dei suoi album in Italia e all’estero, nell’ambito della quale ha ottenuto una grande risonanza soprattutto in America Latina.
Ha avuto occasione di collaborare musicalmente con artisti del calibro di Eros Ramazzotti, Renato Zero, Enrico Ruggeri, Riccardo Cocciante, Youssou N’Dour, così come d’incidere in prestigiosi studi di registrazione internazionali.
Ha partecipato nel 1993 al Festival di Castrocaro in cui si è posizionato finalista con il brano “Io sto sbroccando per te”, a cui seguirà la vittoria nel 1994 a Sanremo Giovani con la canzone “Soli”.
Entrato a far parte della Sony Music, è tornato a calcare il palco dell’Ariston nel 1995 con il brano “Che sarà di me”, con il quale ha conquistato il secondo posto, successivamente nel 1996 con la canzone “Se adesso te ne vai “e nel 1999 con “Come sei bella”.
Negli stessi anni ottiene prestigiosi riconoscimenti, tra cui si ricorda la vittoria nel 1996 a “Un disco per l’estate” con il singolo” Con il cuore” e il Telegatto come “Cantante rivelazione dell’anno”.
Ha collaborato con la Disney in occasione dell’uscita in Italia del lungometraggio animato “Pocahontas” per il quale ha interpretato il brano “Se tu non ci fossi”. Inoltre, ha partecipato a 5 edizioni del Festivalbar dal 1995 al 2002.
Nel 2001 è stato scelto da Riccardo Cocciante per interpretare Quasimodo nella versione inglese del celebre brano Belle di Notre-Dame de Paris in occasione dell’uscita della raccolta dei brani più famosi del musical.
Negli anni Duemila, oltre al costante impegno nei concerti e nella discografia, ha preso parte a diversi programmi televisivi, tra i quali Mediaset “Superstar”; il reality Rai “Music; “Ora o mai più” in cui è stato in gara al fianco di Patty Pravo e due edizioni di Tale e quale show, condotto da Carlo Conti.
Nel 2023 è uscita la raccolta “30Anni insieme”, che Massimo ci racconta aprendo il suo cuore.
Massimo, sei arrivato alla quarta raccolta della tua carriera. Hai fatto una selezione limitata dei tuoi pezzi come nelle precedenti occasioni. Solo nel 2006 con l’album “I consigli del cuore” hai fatto un doppio cd. Perché?
La raccolta del 2011 suggella l’addio alla Sony, la casa discografica con la quale ho collaborato per circa 12 anni.
Questo nuovo lavoro è più succinto ma all’interno c’è un brano che non era stato mai pubblicato ufficialmente tra quelli della Sony. È una canzone scritta nel 1993, che ho cantato al Festival di Castrocaro e si chiama “Io sto sbroccando per te”.
In questo lavoro dei miei 30 anni ho voluto dare un po’ di spazio a situazioni mai proposte con 2 brani live, una versione acustica di “Soli” e alcuni pezzi che ho realizzato negli ultimi 5 anni.
In questa raccolta hai inserito un nuovo singolo, diverso e più leggero rispetto al tuo stile più cantautorale che si intitola “Una canzone brutta”. È un gioco, ironia o una provocazione?
Sicuramente nel brano c’è dell’ironia ma non mancano delle forme riflessive. Ci sono delle citazioni, musicalmente parlando, di grandi artisti che ho ascoltato nel tempo, come i Beatles, soprattutto John Lennon e brani storici come “Stand by me”. Inoltre, ci sono dei passaggi che toccano e sfiorano Lucio Dalla.
È una canzone per quanto possa sembrare semplice contiene della ricercatezza.
Quando Andrea Agresti l’ha sentita è rimasto colpito e ha capito subito quali fossero i punti di riferimento, essendo lui un grande esperto di musica. Questo mi ha incentivato a portare avanti questo lavoro.
La sua vena sagace è stata perfetta per comunicare il senso di questa canzone e completarlo assieme.
I singoli dei primi 10 anni della tua carriera erano molto trasmessi dalle radio. Con il passaggio a una casa discografica indipendente i tuoi brani sono stati accolti differentemente secondo te?
Il passaggio a un’etichetta indipendente è stata una scelta dettata dall’intenzione di portare avanti un genere musicale coerente con la mia scuola e con il mio lavoro.
Non volevo seguire un genere che non mi appartenesse, sebbene nel corso degli anni c’è stato il tentativo di farmi adeguare alle tendenze della musica. Ma tutto questo non mi avrebbe permesso di fare musica in maniera autentica. Indubbiamente, nel mercato discografico attuale c’è meno spazio per la musica indipendente e il cantautorato.
Tra gli album “Macchisenefrega” del 2009 e “Dal Profondo” del 2019 c’è una distanza di 10 anni. Comunque, in questo periodo hai scritto tanti singoli. È iniziata una fase della tua vita artistica più legata ai progetti come autore, rispetto ai primi anni dove i tempi di produzione erano dettati un po’ dal mainstream?
Ho sperimentato cercando di fare cose nuove per quanto riguarda i testi e la composizione.
Mi piace prendere nuove strade, ma sono sempre la stessa persona in tutto quello che faccio. Anche in questa canzone e nei prossimi lavori che sto preparando sono sempre io.
Qual è stata la canzone che hai scritto di getto durante la tua carriera, mentre quella che ha richiesto più interventi sugli arrangiamenti e il testo?
Ho sempre scritto canzoni di getto. Alcuni brani li ho realizzati in poche ore.
Il brano “Ci credi ancora all’amore”, per esempio, l’ho scritto nell’arco di una notte. Durante il dormiveglia ho fatto un sogno e l’ho descritto nella canzone, che è uscita così, tutta finita!
Altre, invece, hanno richiesto più tempo, perché c’era la necessità di raccontare un argomento più delicato: “Cosa rimane di noi” ha richiesto più tempo nella scrittura del testo, mentre la musica è venuta in maniera più spontanea.
Scrivi prima il testo e poi la musica o fai il contrario?
Non c’è una regola, perché a volte da una frase o dalla musicalità di un testo può nascere una melodia, che dà vita alla canzone o viceversa.
Se tu mi dovessi chiedere come si fa a scrivere una canzone, io non te lo saprei spiegare. Tutti quello che ho scritto finora, le sento.
È come se mi passassero per la mente, così le “prendo” e le scrivo con una chitarra. Nei momenti più disparati e a volte non lo so nemmeno io.
Se mi dovessi mettere in questo momento davanti al pianoforte per scrivere un brano, non ne sarei capace: è la canzone che viene da me
Tu suoni anche il pianoforte?
Si, e anche la batteria (risata)!
Massimo, come sei maturato nel corso di questi 30 anni?
Cerco di fare meno sia nei testi e nella musica. Tendo a seguire una linea più essenziale. Pensa al brano “Se adesso tu te ne vai” che è un brano di oltre quattro minuti. Oggi si arriva massimo a tre minuti e mezzo di canzone.
È una canzone molto strutturata che ha una sua forma quasi terapeutica. Ti aspetti il momento i cui esplode e il successivo assolo di chitarra, che è quasi come un orgasmo.
Le canzoni di un tempo avevano queste forme. Oggi queste strutture non sono più al passo dei tempi.
Ci sono delle canzoni belle e lunghe che ascolti mentre hai il tuo momento di relax.
Oggi si ha poco tempo e quando si ascoltano le canzoni su Itunes o Spotify, si dedica al massimo 1 minuto e si passa alla successiva. È quello che ti serve per avere lo streaming e il resto, quasi, non occorre più.
Non c’è uno svolgimento della canzone, perché tutto si ripete ed è legato all’andamento della tecnologia.
La voce è cambiata, con punte più riflessive e meno ricerca della potenza vocale?
Si. A volte quando mi riascolto, penso che in quel momento fosse importante imporsi perché mi veniva richiesta dal pubblico, dalla casa discografico e dai produttori. Preferisco adesso, dove ho acquisito delle sfumature in più rispetto ai primi tempi, sebbene comunque riesca ancora a raggiungere quelle tonalità.
Ha iniziato un tour con tante tappe nel centro Sud. Quando ti vedremo al Nord e soprattutto a Milano?
Ci sto lavorando e vorrei fare qualche evento esclusivo al nord che mi ha dato tanto nei primi anni di carriera, dove ero molto presente.
Milano è una città molto legata alla discografia, dove c’è tanta gente che ascolta buona musica e spero di avere delle occasioni per ritornare live.
Ringraziamo Massimo Di Cataldo per la disponibilità nel raccontare la sua carriera d’artista, nella sua parte più intima e a cuore aperto. Nel corso di questi 30 anni è stato capace di costruire delle melodie indescrivibili, nella maniera più bella: con una voce calda e una chitarra romantica ha tessuto trame poetiche nei testi delle sue canzoni.
Un poeta dell’amore che continuerà ad accompagnarci oltre il tempo.
Date tour:
11/06 Capistrello (AQ)
13/06 Carfizzi (KR)
25/06 Agromonte Magnano (PZ)
16/07 Grisolia Scalo (CS)
2/08 Termoli (CB)
15/08 Pianette Cerreto San Marco Argentano – CS
16/8 Oriolo Romano (VT)
Articolo a cura di Raffaele Specchia